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GLI ITALIANI E IL VINO? RAPPORTO CONTRASTATO: LO AMANO, MA LO CONOSCONO E LO BEVONO POCO. COSÌ UNA RICERCA AXITER/UNICAB DI SCENA A VINITALY. UN CALICE OGNI GIORNO “SOLO” PER IL 40% DEGLI ITALIANI. E 1 SU 2 SI DICHIARA “IGNORANTE” SU BACCO

È un rapporto strano, quello tra il vino e gli Italiani. Che lo amano ma non lo conoscono tanto, che pensano che faccia bene ed esprima soltanto valori positivi, ma lo bevono sempre meno, 40 litri a testa in un anno.. Una fotografia della realtà che emerge dalla ricerca Axiter/Unicab di scena a Vinitaly. E, così, emerge il vino si beve essenzialmente a casa, e che quello di ristoranti ed enoteche è un canale “marginale” per molti consumatori. E che solo il 40% degli italiani beve vino tutti i giorni, con il consumatore abituale che, mediamente, ha più di 50 anni. Eppure il vino, per gli italiani, fa bene, esprime solo valori positivi, e anche se non è più un alimento, resta una parte fondamentale di sentirsi comunità, esprime l’italianità. Eppure, secondo la ricerca, una persona su due si giudica totalmente incompetente sul vino, e non conosce bene neanche le diverse case vinicole. Tanto che una marca è cercata al massimo dal 13% del campione (e soltanto nei casi in cui si è “obbligati” a far bella figura) la dice lunga su quanta strada c’è da fare per conquistare il mercato interno. Se il vino viene scelto per un’occasione non importante, la marca viene tenuta in considerazione appena dall’8% del campione. E anche alcuni temi ritenuti fondamentali dagli addetti ai lavori, come “vitigno”, “regioni” e “tipicità”, per molti italiani sono parole prive di grande valore. Tanto che solo il 9,8% ha aumentano in consumi negli ultimi tempi, su un 22,4% che lo ha diminuito. E questo, per molti, a causa di ragioni di salute (dato che stride sulla quasi totalitaria considerazione del vino che fa bene alla salute); uno su dieci circa per ragioni di dieta; le motivazioni più legate al fattore economico sono del 4%. Anche perché l’Italia è il Paese al mondo con la più alta concentrazione di acquisiti nei vini sotto i 5 euro (fonte Iwsr). Una situazione che, nel complesso, è dovuta all’assenza di strategie globali di promozioni, troppo individualismo e troppe denominazione, assenze di economie di scala nella filiera, e alla mancanza di linguaggi e modi di comunicare che faccia presa sul grande pubblico. Le soluzioni? Per gli esperti, raccontarsi ed aprirsi di più al pubblico, ed intercettarne dei nuovi, come donne e giovani; investire di più in comunicazione e pubblicità, che invece è segnalata in calo da buona parte della stampa di settore presente nel panel degli intervistati; favorire le aggregazioni fra i produttori per superare i limiti di comunicazione e commerciali determinati dall’eccessivo frazionamento della produzione.

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