Seppur distante dalle posizioni di testa, ed in frenata rispetto ai numeri di inizio anno, le spedizioni di vino italiano in Cina restano in territorio positivo, e nei primi sei mesi dell’anno toccano i 44,3 milioni di euro, “in linea con l’andamento del mercato generale, ma l’Italia, pur con una crescita del +3,3%, è il migliore performer tra i Paesi e concorrenti europei che la precedono. La Spagna - spiega, a WineNews, Amedeo Scarpa, direttore Ice di Pechino - gira infatti in negativo a - 0,84% e la Francia addirittura diminuisce del - 11,51%. Segno o di un rallentamento della domanda, in linea del resto con gli ultimi dati pubblicati dall’Ufficio centrale di Statistica, che registrano un mercato non ancora “demand driven” come le politiche locali vorrebbero fosse già diventato, oppure, nel caso specifico del vino, di una presenza di importanti scorte in magazzino”. Ma piccoli segnali che “demand driven”, ossia guidato dalla domanda dei consumatori, il mercato cinese lo stia lentamente diventando, è dimostrato ad esempio dalla ricerca della società di analisi sul vino MiBD Markets, che ha monitorato i consumi al bicchiere dei 160 locali più importanti di Pechino. Il risultato è che una certa affezione al brand esiste, anche a quelli italiani: se il vino più popolare servito nei ristoranti e nei locali della capitale cinese è l’australiano De Bortoli, seguito sul podio da vere e proprie griffe, come Jacob’s Creek, ancora dall’Australia, e Baron Philippe de Rothschild, alla posizione n. 8, giusto dietro a Penfold’s, spicca Tua Rita, mentre alla n. 12 troviamo Castello Banfi, tra le aziende più presenti nelle proposte al bicchiere di Pechino, segno che anche i brand italiani, piano piano, stanno conquistando i wine lover cinesi ...
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