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STORIE

I Capponi, dalle campane della Repubblica Fiorentina al vino, prodotto da 500 anni a Villa Calcinaia

Compie cinque secoli la villa-fattoria nel Chianti Classico (nel “sistema” candidato Unesco) legata alle vicende della storica famiglia e di Firenze

Esattamente cinque secoli fa, il 23 maggio 1524 Niccola di Andrea Capponi acquistava “quattro poderi con casa da signore, nella località detta la Calcinaia” in Valdigreve. E da 500 anni a questa parte, celebrati oggi, la storica famiglia fiorentina, le cui vicende si intrecciano con la storia di Firenze, mercanti di lana e seta prima, nobili e mecenati d’arte poi, protagonisti della Repubblica, del Rinascimento e del Granducato, è ancora proprietaria di Villa Calcinaia, mirabile esempio delle ville-fattorie del Chianti Classico candidate all’Unesco, a Greve in Chianti, rappresentando passato, presente e futuro del territorio del vino considerato il più bello al mondo. Uno degli episodi che rese celebre la famiglia fu quando, come capo della delegazione della Repubblica Fiorentina durante l’assedio di Firenze del 1494, il Gonfaloniere di Giustizia Pier Capponi si oppose alle minacce e alle esose pretese da parte del Re Carlo VIII di Francia, a cui diede la celebre risposta: “e se voi suonerete le vostre trombe noi daremo alle nostre campane”, pronto a chiamare il popolo fiorentino a combattere nelle strette vie cittadine nel caso l’esercito francese avesse messo mano alle armi. Vie i cui monumentali edifici, ancora oggi, portano il cognome Capponi, e con la statua di Pier Capponi nel Loggiato degli Uffizi tra i grandi personaggi della Toscana.
La famiglia Capponi è legata al territorio vitivinicolo toscano da sempre: il primo documento che descrive la vendita di una loro vigna nel Senese è datato 1052, la presenza in Val di Greve è ascrivibile alla metà del Quattrocento, e la produzione nei beni della famiglia è documentata dal trasporto dei vini di tipo vermiglio verso Firenze. Niccola Capponi (1577-1643), dopo una brillante carriera militare e frequenti viaggi in Francia, nel 1613 scriverà il primo atto sulle tecniche utilizzate oltralpe all’interno del suo trattato “Modo di fare il vino alla Franzese, secondo l’uso de migliori paesi di Francia”, tra i primi documenti che parla di un vino moderno nel senso più stretto del termine. Il Chianti sarà il principale vino italiano da esportazione, fino ad essere quasi l’unico su alcuni mercati stranieri nel XVIII secolo. Nel 1716 Cosimo III, Granduca di Toscana, di cui i Capponi furono Signori di Camera, Cappellani e Bibliotecari, emanò il celebre Bando per definire i confini della zona di produzione del vino, prima denominazione “ante litteram”, mentre risale, come è noto, al 1872 l’invenzione della “formula perfetta” del Chianti Classico da parte del “Barone di Ferro” Bettino Ricasoli nel Castello di Brolio.
Il Conte Sebastiano Capponi, attuale proprietario insieme ai fratelli Tessa e Niccolò, rappresenta la trentasettesima generazione dei Capponi e continua la tradizione di famiglia occupandosi direttamente della conduzione biologica dei 200 ettari, di cui oltre 30 a vigneto (Sangiovese, il Canaiolo, il Trebbiano, la Malvasia Bianca, da cui, con la consulenza enologica di Federico Staderini, ed agronomica di Daniele Innocenti e Luca Socci, nascono vini come Villa Calcinaia Chianti Classico e Chianti Classico Riserva, le Gran Selezioni Vigna Bastignano, Vigna La Fornace e Vigna Contessa Luisa, ma anche il Merlot in purezza Casarsa e il Metodo Classico Mauvais Chapon, e Vin Santo del Chianti Classico), 10 di oliveto - l’azienda ha un importante patrimonio di genoma viticolo ed olivicolo risalente alla fine del XX secolo che è stato propagato in occasione delle recenti piantagioni - e ben 100 ettari di bosco e la restante parte adibita a zona di rispetto venatorio per il ripopolamento della selvaggina locale e per il pascolo delle capre.
Una storia secolare, ripercorsa con il giornalista Filippo Bartolotta e assaggiando vini dagli anni Sessanta ad oggi, scelti per celebrare le tappe fondamentali di Villa Calcinaia, legata alla nascita del Consorzio del Chianti Classico nel 1924, di cui Piero Capponi fu tra i fondatori, e che nel 2024 celebra 100 anni, e alla storia più recente del territorio del Chianti Classico con la candidatura Unesco del Sistema delle Ville Fattorie. E che racconta del “Genius loci” di un territorio e di una Denominazione, in cui si continua ad investire nella ricerca del genoma delle viti aziendali e dunque nella preservazione di una cultura enologica che diventa vera e propria ricetta per la salvaguardia di un paesaggio - il cui indirizzo per il futuro è indicato nel “Manifesto di Sostenibilità” del Consorzio del Gallo Nero - che il grande storico Fernand Braudel ha definito: “la più commovente campagna che esista”.

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