Sul fatto che la sostenibilità sia, giustamente, il tema del momento non ci sono dubbi. Che l’Italia del vino in tal senso si sia mossa prima e meglio di molti altri Paesi, è un altro dato di fatto. Era il 2015 quando Federdoc e “Gambero Rosso”, in partnership con altri soggetti sensibili all’argomento, davano vita a Equalitas, una società con il compito preciso di predisporre uno standard di sostenibilità basato sui tre pilastri fondamentali della sostenibilità stessa: sociale, ambientale ed economico. “Vinitaly 2022”, che si è chiuso oggi a Veronafiere, ha offerto la possibilità di approfondire i temi nel convegno “Federdoc e i Consorzi. Il “quarto” pilastro della sostenibilità”, che ha evidenziato non solo l’importanza di una sfida dalla quale dipendono gli equilibri del nostro pianeta, ma anche il ruolo che in questo contesto è stato e continua ad essere svolto dai Consorzi di Tutela, autentici guardiani del territorio e fondamentali veicoli in termini sociali ed economici.
“I Consorzi di Tutela hanno un ruolo significativo nella promozione, valorizzazione e tutela dei nostri vini, sia in Italia che all’estero - ha ricordato il Sottosegretario alle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, Gian Marco Centinaio - il loro lavoro mantiene alti gli standard qualitativi e rappresenta una garanzia per i consumatori. Sono uno strumento per contrastare frodi e fenomeni come l’italian sounding. Hanno subito compreso l’importanza della sostenibilità, non solo ambientale, ma coniugata anche con quella economica e sociale, un percorso virtuoso che aiuterà il settore a mantenere la propria leadership a livello internazionale”.
L’incontro ha offerto ovviamente l’opportunità di sottolineare il compito dei Consorzi in questo percorso che vede nel rispetto dei principi della sostenibilità un obiettivo irrinunciabile. “Le Denominazioni di Origine italiane continuano a rappresentare un unicum in termine di qualità, varietà e tracciabilità - ha spiegato Riccardo Ricci Curbastro, presidente Federdoc - e anche un riferimento per i consumatori di tutto il mondo che evidenziano sempre più la loro propensione per l’acquisto di prodotti sostenibili. I Consorzi si sono mossi in questa direzione virtuosa e continuano a farlo con crescente impegno. Anche per questo colpiscono in modo negativo alcune recenti riforme che depotenziano di fatto il legame tra le Ig e le politiche di sviluppo rurale”.
Del resto che la sostenibilità abbia assunto un ruolo di fondamentale endorsement è stato in qualche modo certificato anche dall’intervento degli altri ospiti del convegno. “In questi anni è stato svolto un lavoro importantissimo - ha sottolineato Giuseppe Blasi, Capo Dipartimento delle Politiche europee e internazionali e dello sviluppo rurale - ma bisogna ricordare che la sostenibilità è una realtà in continua evoluzione. Oggi abbiamo unificato i sistemi, abbiamo obiettivi comuni e quindi, adesso più che mai, la pubblica amministrazione e i Consorzi di tutela dei Vini a Denominazione hanno l’onore e l’onere di proseguire in questo percorso di crescita costante”.
“Oggi essere buoni conviene - ha commentato Ermete Realacci, presidente Fondazione Symbola (di cui fa parte anche WineNews, ndr) - non solo è bello e giusto muoversi nei parametri della sostenibilità, ma tutto questo offre anche un ritorno in termini di immagine ed economici. In questo momento il consumatore mondiale collega il concetto di sostenibilità a quello di qualità e questo rappresenta una chance enorme per il nostro Paese che, in effetti, è all’avanguardia su questi temi”.
Ma se il pilastro ambientale è stato, in ordine cronologico, il primo a essere attenzionato anche dal punto di vista mediatico, non sfugge ormai la necessità di rispettare anche quello sociale e quello economico. “Per un Consorzio, così come anche per un’impresa, il rispetto di requisiti di sostenibilità sociale ed economica è ormai un must - ha detto Michele Manelli, vice presidente Equalitas, alla guida di Salcheto - concetti come parità di genere e di razza, benessere aziendale e attenzione per i soggetti meno forti, sono ormai entrati di diritto nei programmi delle imprese. E possiamo dire con orgoglio che lo standard Equalitas, in tal senso, ha fornito e continua a fornire una straordinaria spinta propulsiva”. “Abbiamo aderito sin da subito alla stesura del “Primo Rapporto sulla Sostenibilità del Vino” - ha concluso Paolo Cuccia, presidente “Gambero Rosso” - da cui è nata Equalitas. In meno di un decennio, anno dopo anno, abbiamo visto aumentare le adesioni da parte del comparto produttivo. A oggi sono 120 le aziende che aderiscono a questo sistema di rating, da molti giudicato il più avanzato a livello internazionale. Un primato importante per il made in Italy su un tema determinante per il futuro del mondo”.
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