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LO SCENARIO

I dazi Usa preoccupano, ma “niente panico”: il vino ce la farà. Il messaggio di Vinitaly 2025

Imprese in apprensione, ma la politica, con i Ministri di Agricoltura, Cultura, Made in Italy e Rapporti con il Parlamento, cerca di rassicurarle

“Niente panico sui dazi” Usa, tema da affrontare “con il dialogo a livello Ue, con l’Italia a fare da ponte, e non con un muro contro muro di contro-tariffe”, valorizzare e tutelare la “civiltà del vino italiana”, con il settore che è il gioiello di un agroalimentare che fa dell’Italia “una superpotenza della qualità”, con un Paese che è “più capace di altri di crescere e cogliere le opportunità che si presentano nelle crisi”, e che non sarebbe lo stesso senza il vino, perché mancherebbe tanto delle migliori “poesia, arte, scultura, e che è amore perché vino viene dalla stessa radice lessicale di Venere”: sono i messaggi al vino italiano lanciati dal Governo, nell’apertura di Vinitaly 2025 a Verona (da oggi al 9 aprile), che ha visto sul palco i Ministri dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida (con il quale WineNews si è confrontata), delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso (che abbiamo intervistato), dei Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, e della Cultura, Alessandro Giuli (e che abbiamo intervistato). Messaggi ad una platea di produttori da rassicurare, perché i dazi Usa, comunque, preoccupano, e molto, per gli effetti sul mercato straniero n. 1 del vino italiano, come hanno raccontato tanti produttori italiani a WineNews, e che, attraverso le loro rappresentanze di filiera (Alleanza Cooperative Agroalimentari, Assoenologi, Cia-Agricoltori Italiani, Confagricoltura, Copagri, Federdoc, Federvini e Unione Italiana Vini-Uiv), hanno ribadito “la forte preoccupazione per l’impatto derivante dall’introduzione dei dazi statunitensi sui prodotti europei, lanciando un appello urgente alle istituzioni italiane ed europee affinché si adoperino con determinazione per sostenere il dialogo multilaterale con le autorità statunitensi e per giungere nel più breve tempo possibile quanto meno a una sospensione dell’applicazione dei dazi”. Con le imprese che in verità sembrano più preoccupate della politica del problema, che non viene sottovalutato, ma sul quale il messaggio è “non si deve cedere al panico, anche perché gli Usa sono un mercato importante, ma che vale il 10% dell’export agroalimentare, e non sono l’unico”. Messaggio forse valido in generale, ma meno per il vino, che ha negli Usa ha il suo primo mercato straniero in valore, con 1,9 miliardi di euro nel 2024, su 8,1 complessivi, pari, praticamente ad un quarto del valore.
Diversificare i mercati, comunque, è fondamentale e non da ora, e il sistema della promozione del vino ci sta investendo da tempo. “Nell’ottica di dare alle aziende un valore sempre crescente, continuiamo a intensificare il sistema delle relazioni, aggregando intorno a Vinitaly tutti i soggetti coinvolti a diverso titolo nella promozione del vino italiano. Anche in questo momento di particolare incertezza, siamo al fianco delle istituzioni per potenziare il presidio negli Stati Uniti. Per questo, nelle prossime settimane, saremo parte di un evento ospitato dalla nostra Ambasciata a Washington che coinvolge membri del Congresso Usa del comitato italoamericano e la National Italian American Foundation, per valorizzare l’eccellenza e l’unicità delle nostre produzioni, che vogliamo continuare a esportare sul mercato statunitense. Si tratta di una importante tappa di avvicinamento verso la seconda edizione di Vinitaly.Usa a Chicago, in calendario il 5 e il 6 ottobre prossimo”, ha detto il presidente VeronaFiere, Federico Bricolo. “Si è creata una situazione di incertezza. L’annuncio dei dazi aveva già dettato un’impennata delle vendite. Poi gli importatori hanno dato indicazioni di bloccare gli ordinativi. I dazi preoccupano e per questo dobbiamo iniziare a informare bene gli imprenditori e ad affrontare lo scenario con razionalità. Infatti, ci sono già strumenti commerciali aperti con cui possiamo accelerare per dare una prima risposta e per compensare i danni dei dazi. Non possiamo trascurare gli Stati Uniti perché sono un mercato strategico. È importante esserci. Con Vinitaly Chicago abbiamo costruito la più grande fiera del vino in America, dove incontrare i buyer che non possono venire a Verona”, ha detto dal canto suo il presidente Ice, Matteo Zoppas.
Intanto, una promessa di supporto al settore, arriva anche dall’Europa, per voce di Antonella Sberna, vicepresidente del Parlamento europeo: “il settore vino merita tutta la nostra attenzione e ha bisogno di essere tutelato non solo dal punto di vista della produzione, ma anche, e mai come in questo momento, da quello del commercio. Il Parlamento Europeo lavorerà nelle sedi competenti per portare avanti gli interessi del settore e dell’Italia, a partire dal Pacchetto Vino recentemente approvato dalla Commissione Europea”.
“Il vino è importante ma, come diceva Luigi Veronelli - ha aggiunto il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani - è importante soprattutto la civiltà del vino. Ed è una cosa troppo importante perché qualcuno possa pensare di scherzarci sopra e criminalizzarlo. Crediamo moltissimo in questa civiltà fatta di territorio, di cultura e di lavoro. Siamo orgogliosi dei nostri vini e guai a chi ce li tocca”. Un settore forte e importante, quello del vino, che “vale 45 miliardi di euro di economia nel complesso, in Italia”, ha ricordato ancora Bricolo, che viene da anni di record, ha aggiunto il Ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, che ha una storia millenaria, ma che non può non fare i conti con l’attualità, come ricordato da Marzia Varvaglione, presidente Ceev, che rappresenta tutte le organizzazione delle imprese europee: “questa edizione di Vinitaly sarà purtroppo ricordata per l’imposizione dei dazi negli Stati Uniti, un mercato che vale il 40% dell’intero export vinicolo extra-comunitario. Il vino europeo genera 5 miliardi di export l’anno e, in questo momento critico, deve fare fronte comune e sollecitare una pronta risposta da parte delle istituzioni, orientata al dialogo e alle trattative. Vinitaly è la casa del vino: da qui rimettiamo al centro il futuro di questo comparto, a partire dalla competitività, dalla promozione e dal rapporto vino e salute, temi che discuteremo con i Commissari europei presenti”.
“Il mondo è totalmente cambiato - ha sottolineato Adolfo Urso, Ministro delle Imprese e del Made in Italy - e non da ora. Negli ultimi 5 anni, tra pandemia e guerre, la globalizzazione è andata in crisi. Ciò nonostante, il Paese che più è cresciuto in questo contesto sul fronte dell’export è l’Italia, che ha agguantato il quarto posto per esportazioni al mondo, dietro a colossi come Usa e Cina, e Germania. Questo ci dice che il nostro è un Paese resiliente, capace di crescere nei momenti di crisi e di farlo più degli altri. Dobbiamo agguantare nuove opportunità di crescita. Per questo abbiamo indicato alla Commissione Europea di accelerare nelle aree più interessanti: India, Asia, Mercosur. L’Italia è il Paese che meglio sa reagire alle crisi: niente panico. Se scateniamo un’escalation ci facciamo ancora più male. Il Governo si sta muovendo evitando reazioni di pancia. Abbiamo presentato riforme per rendere competitivo il nostro continente. L’Italia è diventata il fronte delle riforme in Europa e la sta incalzando per avere un’agenda adeguata. Dobbiamo evitare l’escalation, come quella del 50% sul whisky perché genererebbe altre ritorsioni. Abbiamo iniziato a chiedere la sospensione di tutte le regole folli del Green Deal che hanno già arrestato l’industria dell’automotive e abbiamo chiesto provvedimenti simili al “Buy America: Buy European”, e al contempo, abbiamo chiesto che si supporti il made in Europe”.
Di cui il vino fa parte, come fa parte dell’Italia, non solo economicamente, ma nella sua essenza, come ha voluto ricordare il Ministro della Cultura, Alessandro Giuli: “immaginate se in Italia non ci fosse il vino? Mancherebbe la parte più bella della poesia, dell’arte, della scultura. Omero definiva il mare “nero come il vino”. Il vino, come il mare, non conosce ostacoli, non conosce dazi, vincerà. Il vino è il simposio, il banchetto, l’idea di percorrere “linee di vetta” per riflessioni sulla nostra civiltà. Tutto ruota intorno al vino. Pensiamo a quanti accordi di pace sono stati sottoscritti con un brindisi, quanto il vino ha accompagnato l’arte. E aggiungo: come si fa a criminalizzare il vino che è il cuore della liturgia della Messa? La radice della parola vino è la stessa di Venere: il vino è amore”.
Ma è anche economia, come ha ricordato più prosaicamente Luca Zaia, presidente di una regione, il Veneto, che vale da sola quasi 3 miliardi di euro di export enoico (come ha ricordato anche nella nostra intervista), “prima in Italia e prima in Usa, con 600 milioni di euro. Speriamo che l’Ue prenderà tutte le contromisure, ma non possiamo fare muro contro muro con gli Stati Uniti, che peraltro sono un Paese amico da tantissimo tempo. Anzi, diciamo che l’Italia è l’unico Paese del G7 “Usa friendly”, e può fare da “pontiere” tra Usa e Ue”.
A chiudere con un messaggio positivo, è il Ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida: “veniamo da un 2024 da record, con un export agroalimentare a 70 miliardi di euro, di cui 8,1 di vino. In tutto quello che abbiamo detto, c’è una costante: nessuno vuole una guerra commerciale con gli Usa. Noi dobbiamo combattere sul nostro campo, come superpotenza della qualità alimentare, il cui valore è dato dalla nostra storia e da tutto quello che non è delocalizzabile. Su questo piano, vinciamo con chiunque. Gli Usa sono un mercato importante, ma valgono il 10% del nostro export agroalimentare, non è fondamentale, anche se ovviamente non vogliamo rinunciarci. L’Italia - ha detto Lollobrigida - deve giocare sulle sue regole di produzione, e l’Ue non deve essere più vincolata a regole ideologiche, con meno burocrazia e più sostegno al lavoro degli agricoltori, lavorando per promuovere la qualità che abbiamo, vino compreso, senza criminalizzazione. Credo che la strada che abbiamo intrapreso sia quella corretta: aprire nuovi mercati e consolidare quelli che abbiamo”.

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