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“I DIRITTI DI REIMPIANTO DEI VIGNETI NON SPARIRANNO DI COLPO NEL 2015, PERCHÉ OGNI PARSE PUÒ PROROGARLI FINO AL 2018”. COSÌ L’UNIONE EUROPEA RISPONDE ALLA LETTERA DEI 9 PAESI (TRA CUI L’ITALIA) CONTRO LA LIBERALIZZAZIONE DEI DIRITTI DI REIMPIANTO

“I diritti di impianto non spariranno da un giorno all’altro nel 2015, perché ogni Paese ha la possibilità di prorogarli fino al 2018, se ritiene che una soppressione immediata possa rappresentare un rischio troppo elevato per alcuni vigneti”. Ecco la prima cauta reazione della Commissione Europea alla lettera che nove Stati membri, tra cui l'Italia, hanno inviato il 4 aprile scorso al Commissario Europeo all’Agricoltura, Dacian Ciolos, per dire no alla liberalizzazione dei vigneti prevista dalla riforma del settore nel 2015. L’Esecutivo Ue, nel suo primo commento - il commissario Ciolos non ha infatti ancora risposto alla lettera dei partner - ha aggiunto: “prima della fine del 2012 la Commissione Ue presenterà un’analisi più precisa dell’impatto della riforma.
A quel momento vedremo se tutte le condizioni sono riunite per garantire che ogni segmento dei mercati dei vini potrà, nei prossimi anni, esprimere tutto il suo potenziale, in particolare dal punto di vista della qualità dei prodotti”. Oltre che dall’Italia, la lettera è stata firmata da Francia, Germania, Ungheria, Romania, Cipro, Portogallo, Grecia e Austria. Un’iniziativa, quella di una presa di posizione condivisa, accolta con soddisfazione da Riccardo Ricci Curbastro, presidente di Federdoc e di Efow (European Federation of Origin Wines): “siamo felici di questa posizione comune espressa da nove Stati membri dell’Unione. L’iniziativa è tanto più importante, in quanto volta ad ottenere l’inquadramento dei diritti di impianto al di là del 2015 a livello di tutti gli Stati membri ma anche e soprattutto per l’insieme delle categorie di vino, compresi i vini comuni. In Italia - ha proseguito Ricci Curbastro - rivendichiamo il merito di avere aperto il dibattito a livello di mass media ed istituzioni; di questo siamo soddisfatti, siamo grati al Ministro Romano per la sua immediata presa di posizione sulla questione, soprattutto perché assunta in occasione di
un avvenimento importante come il Vinitaly e perché ha dato il via ai pronunciamenti ufficiali
immediati di Ungheria ed Austria, e poi di tutti gli altri Paesi. Questa posizione comune è
importante ma non sufficiente: non dà infatti ai 9 Paesi produttori una maggioranza di voti in seno
all’Unione europea. Ad ogni modo, permetterebbe almeno di impiegare nelle votazioni una
minoranza di blocco, e non sappiamo quanto voglia, la Commissione, mettersi contro i maggiori
Paesi produttori europei. Speriamo che presto anche la Spagna si allinei su questa posizione, ed in
effetti potrebbe presto accadere, considerando che già la Federazione spagnola dei vini a denominazione si è pronunciata contro la liberalizzazione”.

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