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I GIOVANI ITALIANI BEVONO (E SI UBRIACANO) MENO. LO DICE LA RELAZIONE ANNUALE AL PARLAMENTO DEL DIPARTIMENTO POLITICHE ANTIDROGA DELLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI. MARTELLI (ASSOENOLOGI): “ABUSO NON È COLLEGATO AL CONSUMO DI VINO”

Italia
I giovani italiani bevono e si ubriacano meno

Forse qualcosa si muove: campagne di sensibilizzazione conto l’abuso di alcol, progetti sulla diffusione della cultura del vino come portatore del messaggio del bere consapevole sembrano dare i primi risultati tra i giovanissimi: i ragazzi tra i 15 e i 19 anno bevuto il 12,7% di alcolici in meno nel 2011 sul 2010, e soprattutto, a sentir loro, si ubriacano meno (-5,4% sul 2010). Emerge dalla Relazione annuale al Parlamento sull’uso di sostanze stupefacenti. “I dati relativi al calo di consumo dell’alcol tra i giovani mostrano i primi segnali del diffondersi di una cultura di consumo diversa, concentrata sul bere consapevole e di qualità, rispetto alla quantità che provoca ubriacature”, commenta il direttore generale di Assoenologi, Giuseppe Martelli. “Da anni sosteniamo che l’abuso di alcol da parte delle giovani generazioni non è collegato al consumo di vino ma all’assunzione di cocktail, spesso accompagnato con sostanze stupefacenti. Del resto, dagli anni ‘70 ad oggi, i consumi di vino in Italia, dell’intera popolazione e quindi anche degli delle fasce giovanili, sono scesi dai 120 litri pro capite agli attuali 43 litri, e l’Italia figura negli ultimi posti in Europa nel rapporto tra alcol e incidenti stradali. È anche compito nostro - sottolinea Martelli - educare ad un consumo consapevole e farlo a partire dai più giovani che saranno i consumatori di domani, ai quali abbiamo tutto da insegnare, a partire dal legame del vino con il suo territorio, il lavoro che c’é dietro una bottiglia e la giusta quantità da consumare per apprezzarlo senza rischi”. Anche perché i rischi di un consumo smodato ed eccessivo, soprattutto in giovane età, sono confermati dalla scienza: il binge-drinking, tra i 18 e i 25 anni, con il cervello ancora in fase di sviluppo, sarebbe molto più dannoso che in altre età. Lo dice una ricerca dell’Università di Cincinnati, che ha studiato i comportamenti del cervello di un gruppo di studenti maschi e femmine: per gli habituè della sbronza la conseguenza è l’assottigliamento della corteccia prefrontale, la porzione del cervello implicata nell’attenzione, nel prendere decisioni, nelle emozioni e nel controllare gli impulsi.

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