Nell’Europa che punta ad un taglio del 10% dei consumi di alcolici entro il 2030, il declino, in effetti, è iniziato già da un po’. Almeno sul fronte del vino, che anno dopo anno registra, inesorabile, la disaffezione delle nuove generazioni e un mutamento dei consumi e delle abitudini che appare irreversibile. Nel 2021, come ricordano i dati Oiv (Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino), il primato di consumo pro capite andava al Portogallo, con 45 litri di vino consumati ogni anno, seguito da Italia (40 litri) e Francia (poco più di 38). Numeri che fanno impallidire qualsiasi altro Paese, e non c’è da stupirsi, perché, come ripetiamo spesso, il vino è un caposaldo della cultura, della storia e della dieta mediterranea.
Eppure, sono gli stessi numeri che raccontano il declino: nel 1965, ad esempio, il consumo medio in Italia arrivava a 110,1 litri. Un altro mondo, un’altra epoca, in cui il Belpaese era nel bel mezzo dell’industrializzazione che, nel volgere di qualche anno, avrebbe svuotato le campagne e cementificato le città. Bastano 40 anni per vedere quel dato erodersi di quasi due terzi: nel 2005 i consumi di vino arrivavano a 45,7 litri pro capite all’anno. La rivoluzione, a quel punto, era completa. Accelerata, negli ultimi tempi, da una serie infinita di grandi e piccoli eventi: la pandemia, la centralità di scelte salutari nel carrello e nella quotidianità, e ancora la crescita, parallelamente al calo dei consumi di vino, di altre bevande alcoliche, la birra su tutte.
Certo non una novità, al contrario, ma è negli anni Ottanta e Novanta del Novecento (con lo scandalo del metanolo a fare da miccia) che la birra, bevanda globale, standardizzata, prodotta in volumi enormi, sostanzialmente economica, esplode nel Belpaese. Nel 2005, gli italiani hanno bevuto 29,7 litri di birra pro-capite, diventati, nel 2021, 35,2.
Con questi ritmi, non ci vorrà molto per vedere il sorpasso storico sul vino, sia in Italia che in Francia, dove la forbice è leggermente più ampia: Oltralpe i consumi di birra hanno raggiunto i 32 litri pro capite annui. Ciò che dovrebbe far tremare i polsi dei produttori è il fatto che si fa sempre più profondo il gap tra amanti della birra e wine lovers tra i giovani. Restando in Francia, tra gli under 35 gli acquisti di vino fermo, che nel 2014 rappresentavano il 31% del totale degli alcolici, nel 2021 sono scesi ad una quota del 23%. Al contempo, la birra, che valeva il 24% della spesa complessiva destinata agli alcolici, è cresciuta fino al 39%. Ed il trend, pur partendo da posizioni decisamente favorevoli al vino, è identico anche tra le fasce di consumatori più mature.
Le cose non vanno troppo diversamente in Italia, dove, stando ai dati Istat sul 2021, tra chi ha 20-24 anni il 49,3% consuma vino e il 59,2% consuma birra. Nella fascia 25-34 anni la distanza è inferiore, ma comunque a favore della birra: il 58,3% consuma vino, il 62,7%, appunto, birra. Dinamica praticamente identica alla fascia di età successiva, quella compresa tra 35 e 44 anni, mentre la distanza si annulla tra chi ha 45-54 anni e diventa e il dato diventa favorevole al vino dai 55 anni in su.
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