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I GRANDI CRU DI MONTEFALCO (CAPRAI, ANTONELLI, ADANTI, PERTICAIA, SCACCIADIAVOLI, TABARRINI) LANCIANO “THE NEW GREEN REVOLUTION”, OVVERO UN NUOVO PROTOCOLLO DI PRODUZIONE VITIVINICOLO. ALL’EXPO UNIVERSALE 2015 DI MILANO LA PRESENTAZIONE DEL PROGETTO

L’associazione Grandi Cru di Montefalco e le sue aziende associate (Caprai, Antonelli, Adanti, Perticaia, Scacciadiavoli, Tabarrini) condividendo la volontà di perseguire lo sviluppo delle imprese e del territorio, hanno deciso l’adozione di pratiche di produzione innovative, corrette sotto il profilo tecnico e tramite le quali si ottengano prodotti di ancor più elevata qualità, dal basso impatto ambientale, e sicuri per chi li consuma e produce, definendo in questo percorso del buono, pulito e giusto la nuova rivoluzione dell’agricoltura di questo millennio. L’orizzonte temporale delle attività previste proietterà i suoi effetti in un’ottica di medio ed anche lungo periodo individuando l’Expo Universale di Milano del 2015 come obiettivo temporale strategico. In quest’ottica è concepito e si svilupperà il progetto “Montefalco 2015: The New Green Revolution”.

In questo percorso, l’associazione Grandi Cru di Montefalco e le sue storiche cantine si pongono “l’obiettivo di condividere le grandi sfide del pianeta e di trasformarle in un vantaggio competitivo ponendosi come termine di paragone di sistema, anche con la codifica di un proprio Disciplinare di produzione che vada ad integrare e migliorare la normativa attuale ponendosi comunque al di sotto di un ente certificatore terzo che validerà e renderà trasparente l’intero percorso produttivo”.

“Negli ultimi decenni, sicuramente molto si è studiato ed applicato e diversi standard e protocolli, stanno oggi regolando - si legge nel documento dell’associazione - grande parte dell’agricoltura dei paesi occidentali e non solo. Ma, in un territorio dove l’eccellenza è vocazione di fondo quale quello di Montefalco, l’applicazione di uno o più di questi corpus di regole, pur auspicabile, non risulta di per sé sufficiente a sostenere la sfida di cui si è parlato. Occorre infatti la definizione e introduzione di un nuovo protocollo basato su un forte impegno di studio e indagine agronomica applicata alle condizioni locali per individuare le condizioni dei vigneti e delle informazioni in migliori tecnologie ed opzioni applicabili in campo da formalizzare ed introdurre come innovazioni coniugato con l’estrazione dagli standard esistenti delle migliori condizioni applicabili. La corretta applicazione del protocollo sarà quindi oggetto di certificazione da parte di un organismo accreditato e indipendente”.

Tra l’altro per le eccezionali caratteristiche intrinseche del Sagrantino di Montefalco, la principale varietà della zona, e del suo secolare legame con il territorio “si cercherà - si legge ancora nel documento dell’associazione - di mettere in rilievo come le nuove pratiche agronomiche influenzeranno le caratteristiche naturali delle sostanze antiossidanti contenute nelle uve in funzione del loro aspetto salutistico naturale. La messa a punto e la introduzione di un protocollo ad hoc, basato da un lato sulle condizioni riconosciute a livello internazionale e dall’altro su tecniche innovative e messe a punto per le condizioni locali, può comportare una vera e propria rivoluzione nel modo di “fare vino” che avrebbe il nome di Montefalco come simbolo e elemento trainante”.

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