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I migliori per Hugh Johnson … Il wine writer più famoso promuove ancora l’Italia nel suo nuovo “piccolo libro”, indica le preferenze e castiga un po’ le mode dei “nuovi” vini. I 10 vini italiani per il 2006

Italia
Il wine writer Hugh Johnson

Le cantine d’Italia del vino su cui puntare? Antinori, Biondi Santi, Caprai, Ca’ del Bosco, Case Basse (Soldera), Aldo Conterno, Giacomo Conterno, Romano Dal Forno, Fattoria di Felsina, Frescobaldi, Gaja, Galardi (Terra di Lavoro), Bruno Giacosa, Isole e Olena, Ornellaia, Poliziano, Prunotto (Antinori), Quintarelli, Castello di Rampolla, Rivetti (La Spinetta), San Giusto a Rentennano, Mario Schiopetto, Roberto Voerzio: sono queste, stando alle “preferenze “di Hugh Johnson, le “eccellenze” enologiche del nostro Paese (tutte cantine con le mitiche “quattro stelle”).

Hugh Johnson, il wine writer più famoso del mondo, che per l’Italia si avvale, tra gli altri, anche della collaborazione del gionalista e degustatore Daniel Thomases, commenta con elogi anche qualche cru: il Vin Santo di Avignonesi, l’Annamaria Clementi di Ca’ del Bosco, le vecchie annate del Marsala, il “Percarlo” di San Giusto a Rentennano e i due vini culto di Piero Antinori, il Solaia e il Tignanello. E i terroir più importanti d’Italia? Barbaresco, Barolo, Bolgheri, Brunello di Montalcino, Chianti Classico, Colli Orientali del Friuli, Collio, Franciacorta, Picolit, Sagrantino di Montefalco, tutti insigniti con le “quattro stelle”, ovvero il massimo del punteggio.

Con oltre 5 milioni di copie, questa guida, che “non vuol classificare il vino, ma che vuol invitare ad amarlo per quello che è, ciascuno con la sua personalità peculiare e irripetibile”, è diventata un punto di riferimento per tutti gli amanti del vino colti e cosmopoliti, che la considerano una sorta di “bussola” tascabile, indispensabile per scegliere le migliori bottiglie dei più celebrati territori del mondo.

Hugh Johnson consiglia anche nella guida (che deve “soltanto aiutare a scegliere sia il vino da bere a tavola tutti i giorni che la bottiglia d’annata e di pregio da far maturare in cantina”) anche una speciale selezione di 10 vini italiani per il 2006, una sorta di “borsa della spesa” per intenditori esigenti:

Barolo Cascina Francia 2000 Giacomo Conterno (Piemonte)

Barbaresco Rabajà 2001 di Bruno Giacosa (Piemonte)

Amarone della Valpolicella 2001 Pasqua (Veneto)

Fatto in Paradiso 2003 Lis Neris (Friuli Venezia Giulia)

Brunello di Montalcino 1999 Salvioni (Toscana)

Paleo Rosso 2001 Le Macchiole (Toscana)

Chanti Classico Riserva Il Poggio 2001 Monsanto (Toscana)

Rosso Piceno Superiore Campo della Mura 2000 Terre Cortesi Moncaro (Marche)

Montepulciano d’Abruzzo Colline Teramane Neromoro Riserva 2001 Nicodemi (Abruzzo)

Taurasi Riserva Vigna Cinque Querce 1999 Molettieri (Campania).

Il wine writer, più famoso (le vendite dei suoi libri registrano dei record importanti nel mondo, ndr), indica anche “cosa fa di un vino, un grande vino”: “è molto difficile. Potrebbe essere la super concentrazione, ma non è tutto. I vini dei garagistes di St-Emilion, ad esempio, hanno una densità che esce dall’etichetta, ma possono essere molto meno affascinanti di un Grand Cru Classé che alla concentrazione accosta una sottile trasparenza, un velo che ci fa attraversare un varco nella siepe per dare uno sguardo ad un altro giardino, che nasconde altre cose. Troppa concentrazione è come starsene in una stanza con pesanti arredi e tappezzerie, e nemmeno una finestra. Un grande vino è un’illusione: ti sfida a prenderlo e trattenerlo, e proprio quando credi di averlo in pugno è già sfuggito alla tua presa. Un grande vino si prende dei rischi: i grandi pittori, grandi scrittori e compositori camminano su un filo, in equilibrio tra il fallimento e la noia, e così anche i grandi vini. Prendersi un rischio di produrre vini che sappiano del loro terroir è oggi il fulcro essenziale nel discorso della qualità. Non è facile prendersi questo rischio, né per chi produce né per chi acquista: ma perché occuparsi del resto? Non ne vale la pena”.

La guida di Hugh Johnson, “inglese che vive nel Regno Unito quando non gira per il pianeta”, è unica anche al mondo nel dichiarare gli interessi dell’autore, ed è definita dalla rivista “NewsWeek” “forse l’unica guida dei vini di cui si sente davvero la necessità”. E’ una guida (Edizioni Rosenberg & Sellier, pagine 360, euro 15,50) che sa parlare a tutti e che ha al centro “la lotta all’individualità del vino e la salvaguardia del rapporto speciale tra vignaiolo e terra; non dà voti e non elenca classifiche, ma con semplicità e indipendenza di giudizio non comuni invita a gustare i vini per scoprire la gioia che possono offrire , ciascuno con la sua personalità irripetibile”.

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