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I veri “custodi” dei piccoli borghi rurali italiani e delle loro bellezze? 1,3 milioni di anziani

Coldiretti: nei Comuni con meno di 5.000 abitanti 1 su 8 ha più di 75 anni. Combattono lo spopolamento e tramandano saperi, sapori e valori

Le bellezze dei piccoli borghi italiani sono custodite da 1,3 milioni di anziani che combattono lo spopolamento, tramandano le tradizioni, trasmettono i saperi e difendono il valore storico, ambientale e culturale dei territori. Emerge dall’analisi Coldiretti (sui dati del Centro Studi Divulga) per l’assemblea dei “senior” della più grande organizzazione italiana di pensionati, con il “Salone della cultura contadina”, salvata dagli anziani, con il Ministro per la Famiglia, la Natalità e le Pari Opportunità Eugenia Roccella, oggi a Roma.
Nei Comuni con meno di 5.000 abitanti più di 1 su 8 (13%) ha più di 75 anni con la popolazione anziana che rappresenta una presenza fondamentale per garantirne la vivibilità. Se da una parte infatti offrono un sostegno alle famiglie in una situazione in cui è molto più grave la carenza di servizi pubblici rispetto alle altre realtà del Paese, dall’altra contribuiscono a proteggere nel tempo le peculiarità locali. In Italia ci sono 5.529 Comuni sotto i 5.000 abitanti, che rappresentano il 70% del numero totale dei Comuni italiani. Si tratta di realtà che ospitano il 16,5% della popolazione nazionale, ma rappresentano il 54% dell’intera superficie italiana, secondo un’analisi Coldiretti su dati Istat.
Non è un caso quindi che il 92% delle produzioni tipiche nazionali nasca proprio nei piccoli borghi italiani con meno di 5.000 abitanti, un patrimonio dell’enogastronomia sostenibile e a km zero conservato nel tempo dalle imprese agricole con un impegno quotidiano per assicurare la salvaguardia delle colture storiche, la tutela del territorio dal dissesto idrogeologico e il mantenimento delle tradizioni popolari. La dimensione estremamente comunitaria dei borghi, spiega Coldiretti, riduce anche la solitudine sociale tipica dei grandi agglomerati urbani e che rappresenta uno dei grandi rischi per il benessere e la salute della popolazione, in particolare per gli anziani. Nei piccoli Comuni l’invecchiamento attivo, con il coinvolgimento in maniera formale o informale in uno o più ambiti, dal lavoro al volontariato, dai legami sociali all’assistenza a familiari, dal tempo libero al giardinaggio, mantiene la salute psicofisica migliorando la qualità della vita delle persone più avanti negli anni, secondo anche il Dipartimento per le Politiche della Famiglia della Presidenza del Consiglio.
Gli anziani in campagna non sono soltanto impegnati nel presidio territoriale delle aree rurali, ma sono spesso il motore di iniziative ed esperienze culturali, economiche e turistiche che valorizzano la realtà locale come la gastronomia per recuperare le ricette della tradizione spesso il risultato dell’esigenza di tagliare gli sprechi con gli avanzi. Ma c’è anche chi trasmette alle nuove generazioni la propria manualità per realizzare oggetti di artigianato, chi insegna a fare l’orto, chi tramanda i proverbi della saggezza contadina e chi conserva nel tempo i rimedi della nonna all’insegna della naturalità e del risparmio, come è venuto fuori dalle relazioni all’assemblea dei “senior” Coldiretti ed anche con dimostrazioni pratiche dal vivo esperienze concrete dalle diverse parti d’Italia.
Ma non solo, perché, secondo una rilevazione online di Coldiretti, in 4 famiglie italiane su 10 (40%) sono i nonni a salvare il bilancio domestico messo a rischio dall’inflazione che colpisce il carrello della spesa con l’esplosione dei costi dell’energia a causa della guerra in Ucraina, con una tendenza che si è accentuata anche rispetto ai difficili anni della pandemia. Tra gli italiani che beneficiano della presenza di un pensionato in casa, quasi i due terzi (63%) dichiarano che i nonni sono un fattore determinante per contribuire proprio al reddito familiare, mentre il 22% guarda a loro come un valido aiuto per accudire i propri figli, magari per portarli a scuola e seguirli anche una vola tornati a casa. Una possibilità che dà fiducia ma consente anche di risparmiare su doposcuola e baby sitter. Ma esiste anche una ridotta percentuale del 15% che trova dai nonni un aiuto a livello lavorativo, soprattutto per chi ha un’attività, dall’agricoltura all’artigianato, fino al commercio, e può così beneficiare dell’esperienza accumulata da chi è ora in pensione. Come nella migliore tradizione agricola, la presenza degli anziani tra le mura di casa è quindi quasi sempre considerata un valor aggiunto all’interno di un welfare familiare che deve fare i conti sia con la gestione delle risorse economiche disponibili sia con quella del tempo e dei figli in situazioni dove molto spesso entrambi i genitori lavorano e sono fuori casa la maggior parte della giornata.
La presenza dei nonni è sempre più importante anche rispetto alla funzione fondamentale di conservare le tradizioni alimentari e guidare i più giovani verso abitudini più salutari nelle scuole e nelle case. Uno stile nutrizionale basato sui prodotti della Dieta Mediterranea come pane, pasta, frutta, verdura, carne, olio extravergine e il tradizionale bicchiere di vino consumati a tavola in pasti regolari che ha consentito una speranza di vita tra le più alte a livello mondiale pari a 79,7 anni per gli uomini e 84,4 per le donne, anche se con la pandemia si è verificata una brusca inversione di tendenza.
“Considerata per anni a torto come una forma arcaica da superare, la presenza degli anziani nella famiglia si sta dimostrando fondamentale per affrontare le difficoltà economiche e sociali di molti cittadini”, afferma il presidente Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che “la solidarietà tra generazioni sulla quale si fonda l’impresa familiare è un modello vincente per vivere e stare bene insieme e non un segnale di arretratezza sociale e culturale come è stato spesso affermato”.

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