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I Viaggi Di Repubblica

Amore per il vino. Un viaggio alla scoperta di alcuni dei produttori italiani più innovativi e interessanti, apprezzati anche dalla stampa internazionale di settore, dalla Val d’Aosta all’Alto Adige e all’Umbria, dalle Marche alla Sicilia … S’annuncia una buona annata: Elena Walch, la regina del Gewurztraminer, è appena nata in Alto Adige da uno dei suoi viaggi di lavoro negli Usa. A inizio dicembre la neve è già caduta sui vigneti. Un buon segno: «Protegge la terra dal freddo e nello stesso la nutre, fa penetrare lentamente l’acqua», spiega. Il suo sguardo è una guida alla scoperta dei vigneti d’inverno, una stagione di apparente letargo. Le piante riposano, ma la terra e il clima lavorano. In inverno si decide il vino di domani. E la neve, precoce, parla: ecco, là dove si è sciolta, sono i terreni in pieno sud, i più coccolati dal sole. Come il Cashmere, uno dei vigneti di nuova acquisizione, dedicati al passito. «Il nome era importante, ci ho pensato a lungo, doveva indicare la morbidezza, la lucentezza, la sfericità che rende il tessuto diverso anche dalle fibre più fini», racconta. Una produzione limitata, prenotata con anticipo anche da ristoranti e enoteche straniere, mercati dove questa cantina realizza una buona quota del suo fatturato.
Architetto di formazione, Elena Walch ha lasciato goniometri e cavalletti per dedicarsi alla vigna dopo aver sposato Werner Walch, rampollo di una delle più antiche dinastie di viticoltori della Val d’Aosta. Milanese di adozione, ma altoatesina di origine, appena tornata nella sua terra ha rivoluzionato tutto: ridotta la resa per ettaro, cambiato metodi di coltivazione, dal tendone al Guyot, effettuata una severa selezione dei cloni, riviste le pratiche di cantina. Un restyling che ancora oggi la vede in prima linea su tutta la filiera: dalle vigne al marketing, fino al design delle etichette. Con un progetto, preciso, fin dall’inizio: fare un vino di personalità.
“Volevo qualcosa che già nei colori esprimesse le potenzialità di questa terra, la freschezza e l’eleganza, ma anche il vigore di un vigneto a differenza di altri ricco di marna”. Il primo vino della grande svolta, il Cardellino, uno Chardonnay, un vitigno internazionale, come andava di moda a metà degli anni ’80, quando aveva iniziato: cresce in Francia, come in California, Cile e Sudafrica. Ma la sfida era proprio questa, cimentarsi a livelli internazionali, farsi riconoscere tra tanti. Chardonnay è ancora oggi l’uva base di Beyond the Clouds, etichetta celebrata dalla critica. Ma è il Gewürtztraminer, con i 3 bicchieri conquistati nel 1997, a decretarne l’ingresso nel Gotha dei produttori più agguerriti del nostro paese, finiti sul prestigioso periodico americano Wine Spectator.
Kastelaz vicino Termeno, uno degli storici vigneti della famiglia Walch insieme a Castel Ringberg: ripidissimo, circondato dai cipressi, in pieno sole, è la patria del Gewüstztraminer, nel cuore di quello che è definito il giardino del Sud Tirol. A due passi c’è l’antica cantina della famiglia Walch, dove le botti centenarie, intarsiate e intestate ai discendenti, convivono con le moderne barrique. La vecchia stube della casata con lo strategico punto vendita.

Vitigni internazionali e vitigni autoctoni, ma sempre vigneti rubati alla montagna, per Costantino Charrère, già professore di educazione fisica, oggi fiore all’occhiello della viticoltura della Val d’Aosta. Ha imposto le etichette dalla sua terra nel mondo partendo da quelle viti abbarbicate sui costoni delle impervie pendici della sua regione, tra i 550 e i 750 m. d’altitudine. La sua azienda Les Cretes di Aymaville, a 7 km da Aosta, deve i suoi principali riconoscimenti allo Chardonnay Frissonnière cuvèe Bois, un vitigno internazionale con una grande impronta di territorio. Ma la sperimentazione e l’innovazione vanno a braccetto con la tradizione e nelle tenute di famiglia, la Costantino Charrère, i protagonisti sono i vitigni autoctoni, come il Premetta, ottenuto dal Petit Rouge, e soprattutto il Fumin, un tempo usato per tagliare altri vini, oggi, grazie a questa cantina, capace di dare vita a bottiglie indimenticabili che si sono imposte sul mercato globale.

“Montefalco, un villaggio che risale ai tempi dell’Imperatore Romano, oggi è epicentro del più eccitante movimento vitivinicolo d’Italia”, scrive Robb Report, uno dei più famosi periodici americani che si occupano di lusso e di stili di vita, che ha dedicato al marchio Arnaldo Caprai e a Montefalco (Perugia) un servizio con richiamo in copertina.
Il Sagrantino, un vino rude e acido, che si raccoglieva a novembre e dava vita soprattutto a passiti, capace oggi, grazie alle tecniche giuste e a selezioni clonali severe, di fare la conoscenza ai Supertuscan, ai Barolo e Brunello più pregiati. Marco Caprai, figlio di Arnaldo, imprenditore di cashmere e merletti, è il protagonista di questa case history, emblema di come il successo di una singola azienda possa trainare il rilancio di un intero territorio. A sentire gli esperti, è il primo imprenditore a fare ricerca avanzata in un settore dove normalmente solo i laboratori scientifici si cimentano.
“Abbiamo seminato i vinaccioli per riscoprire le diversità genetiche del Sagrantino. Oggi si usano le barbatelle, in pratica tutte le piante sono cloni identici uno all’altro. Riseminando, nascono piante tutte diverse una dall’altra, come i figli di una stessa coppia, tutti diversi, per combinazione generica e non più per propagazione. In 3 vigneti stiamo studiando 60 genotipi diversi. Siamo partiti 8 anni fa, “quest’anno faremo la prima raccolta”, dice Marco Caprai. “Non sappiamo cosa può venire fuori, potremmo dare vita a un nuovo Sagrantino o anche scoprire che sono genotipi non adatti alla vinificazione”. Ai bordi di ogni filare dove crescono i nuovi genotipi sono piantati dei Tag, etichette con chip e radiofrequenza. Servono a monitorare ogni informazione sulle proprietà e l’evoluzione di ogni angolo del vigneto. Nel 1971 la tenuta di Val di Maggio era di 21 ettari, ora di 136, ma destinati a diventare 150 entro 2 o 3 anni. La cantina fattura 5 milioni di euro, per il 24% realizzati in 30 diversi Paesi, in particolare Usa, Giappone, Germania, Svizzera, Belgio e Olanda. Anche la via dell’e-commerce è stata esplorata: Outsider, il vino prodotto in bottiglie limitate per festeggiare i 25 anni dell’azienda, è stato venduto solo online, ed è andato a ruba. Ora l’ultima sfida hi-tech: il tappo con l’Rfid, l’etichetta a onde-radio incorporate, che si può leggere anche con il cellulare, adottato su una linea di vini da collezione, la Contemporare, fusione di contemporaneo e raro. Per etichetta: la riproduzione del circuito di un microchip.

Un solo grappolo per ogni pianta: ci voleva il rigore di un ingegnere meccanico, Marco Casolanetti, e la creatività di un’attrice professionista, Eleonora Rossi, per dare vita al Kurni, un Montepulciano in purezza definito dalla critica straniera il miglior vino delle Marche, un vino da collezione. Nove ettari e mezzo per 5800 bottiglie e una cantina di vinificazione che è una boutique, con quattro fusti di acciaio e poche barrique. Oasi degli Angeli, il nome dell’azienda, è un microcosmo diventato l’emblema del Marcheshire, come la chiamano oggi i gourmet di tutto il mondo. A pochi passi da Cupra Marittima, Ascoli Piceno, nella valle di un torrente prosciugato, due fazzoletti di terra e un agriturismo di famiglia meta di turisti da tutto il mondo: poche stanze prenotate con anni di anticipo. Come il ristorante, un’oasi di pace. Tavoli in legno, alcuni in marmo, con la vecchia base laccata di bianco delle nonne, ma le sedie di design, i bicchieri rigorosamente Riedel di cristallo e i lampadari firmati Igor Mitorai.

Ci vuole un quattro per quattro per inerpicarsi fin su in cima in mezzo ai pini e abeti, un panorama nordico nel cuore di una terra calda. E caldi e avvolgenti, ma supportati da una buona carica di freschezza, sono i vini di Maurizio Micciché, 45 anni, presidente dell’azienda Calatrasi che ha sede a San Cipirello, 30 Km a sud di Palermo. L’autore del miracolo vitivinicolo siciliano.
“Questa vallata ricorda la mia, la Valle dello Jato, perché non possiamo fare la stessa cosa da noi?, Racconta l’idea fulminante avuta nella Napa Valley in California, che da medico l’ha fatto diventare viticoltore. Detto e fatto. Nel 1987 avvia la produzione di vino di qualità dai possedimenti di famiglia, 550 ettari di terra di cui 150 coltivata a uva, anche con soluzioni tecnologiche innovative. Profumi, packaging e buon rapporto qualità-prezzo, un tema oggi molto sentito: sono i punti di forza del business plan messo a punto dal giovane Micciché che riesce a lanciare i suoi vini all’estero, Gran Bretagna e Paesi scandinavi in testa. E nel 1988 è sulle pagine del mensile inglese Decanter, altra bibbia degli amanti del vino.
La sua prima linea Terre di Ginestra, bianchi e rossi che oltre ai profumi e colori della sua terra, racchiudono una storia di successo che fa scuola; nella Velle dello Jato, a sud di Palermo, c’è la casa di Giovanni Brusca, passato alla cronaca per l’attentato al giudice Falcone. Un territorio ad alta densità mafiosa, dove pure già il padre di Maurizio, medico condotto, aveva affermato un modello di gestione dei vigneti basato sui principi della solidarietà. La grande svolta arriva nel 1997, quando Maurizio conquista l’australiano Brl Hardy, uno dei più grandi produttori al mondo. In joint-venture lanciano D’Istinto, un’etichetta che si è subito affermata sul mercato internazionale. Oggi l’8,5% del fatturato, 16 milioni di euro, deriva dall’export. Il fiuto per gli affari non manca. E, prima ancora del rilancio di vigneti in Puglia, ha anticipato un nuovo trend: il boom dei vini africani. In Tunisia ha comprato 1000 ettari dove, sfruttando antichi vitigni francesi, ha lanciato Syrah, Mourvédre, Cisault e Carignan, i vitigni della nuova decade, come sono stati ribattezzati.

Elena Walch-Castel Ringberg & Kastelaz
Ai massimi riconoscimenti Beyond the Clouds 2003, a base di Chardonnay e Cashmere 2003, bianco dolce ottenuto da un blend di Gewürtztraminer e Sauvignon. Gewürtztraminer Kastelaz 2004, in purezza, e il Riesling Castel Ringberg 2004 ancora due etichette di punta. Alti punteggi per il Lagrein Castel Ringherg Riserva 2002. Una perla cartellinata, è il Moscato Rosa Kastelaz 2004.
Elena Walch - Termeno - Bolzano - tel. 0471/860172
Arnaldo Caprai Il Montefalco Sagrantino Collepiano 2002, Docg, è l’etichetta superpremiata. Il Rosso Outsider 2003, Igt realizzato con un blend di Cabernet Sauvignon e Merlot al 50%, si riconferma altra etichetta di punta. Spicca anche il Montefalco Rosso 2003, Doc, blend di Sangiovese, Sagrantino e Merlot. Colli Martani Grecante 2004, è il bianco, un grechetto dai buoni riconoscimenti.
Arnaldo Caprai - Montefalco (Perugia) - tel. 0742/378802
Calatrasi Magnifico d’Istinto 2003, rosso Igt da uve Cabernet Sauvignon e Merlot, l’etichetta sempre in cime ai riconoscimenti, come il terra di Ginestra 651, 2003. Altro rosso Igt da Nero D’Avola e Syrah, il Bathéos d’Istinto 2004. Nero d’Avola con 40% di Petit Verdot, è un rosso da bere freddo, secondo l’ultima moda che vuole i rossi importanti anche d’estate, abbinati al pesce.
Calatrasi - San Cipirello (Palermo) - tel. 091/8576767
Les Crétes C’è anche una vendemmia tardiva di Moscato dolce in questa azienda di montagna, Les Abeilles, 2003. Ma restano sempre lo Chardonnay Cuvée Frissonnière 2004 e il Cuvée Bois 2003, le etichette top di questa cantina, più “sperimentate” rispetto a quella originarie di famiglia, la Costantino Charrère, più vocata ai vitigni autoctoni, come Vin de La Sabla (Petit Rouge, Fumin, Mayolet), 2003, Les Fourches (Grenache, Vien de Nus, Dolcetto) 2002. Altro fuoriclasse: Vigne Champorette 2004, bianco. E Coteau La Tour Syrah 2003.
Les Crétes - Aymavilles (Aosta) - tel. 016/5902274
Oasi degli Angeli Solo un’etichetta, il Kumi, per questa piccola azienda con 10 ettari vitati esclusivamente a Montepulciano per un totale di 5.800 bottiglie. Un Igt, perché fuori dall’area della denominazione d’origine controllata, ottenuto da due fazzoletti di terreno sassoso sabbioso e un’altitudine tra i 130 e 250 metri, secondo le più moderne pratiche biologiche.
Oasi degli Angeli - Cupramontana (Ascoli Piceno) - tel. 0735/778569.
(arretrato de I Viaggi di Repubblica del 6 aprile 2006)

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