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I VIGNETI DI LANGHE, MONFERRATO E ROERO “PATRIMONIO UNESCO”: AL VIA LA CANDIDATURA

Piemonte ci lavora da quattro anni, ma soltanto con la firma di ieri a Torino fra Regione Piemonte, Ministero dei Beni Culturali e Province di Alessandria, Asti e Cuneo è partito ufficialmente l’iter per candidare i vigneti di Langhe, Monferrato e Roero a Patrimonio Mondiale dell’Unesco. Se nel 2010 arriverà il sì sperato, i siti piemontesi approvati diventeranno tre: Regge Sabaude, Sacri Monti e vigne produttrici di vini esportati in tutto il mondo.

I precedenti non mancano: tra gli attuali 851 siti mondiali, sotto la tutela dell’Unesco, figurano le zone di produzione del Tokaij in Ungheria, l’Alta Valle del Douro in Portogallo, i vigneti terrazzati di Lavaux in Svizzera; in Italia, sono stati definiti Patrimonio dell’Umanità gli straordinari pendii terrazzati a picco sul mare delle Cinque Terre in Liguria; in Piemonte le colline nebbiose che hanno ispirato l’opera narrativa di Beppe Fenoglio e Cesare Pavese vantano una storia millenaria. L’attuale paesaggio è il risultato di un lavoro umano protrattosi per secoli, a partire dal medioevo quando i monaci benedettini cominciarono a coltivarvi un vitigno destinato a grande fortuna, quello del Nebbiolo.

Monferrato, Langhe e Roero coprono il 90% della produzione vinicola del Piemonte, che è complessivamente pari a circa tre milioni di ettolitri di vino l’anno con un fatturato sui 335 milioni di euro. Il 60% dell’intera produzione è esportato in Germania, Gran Bretagna, Francia, Svizzera e Stati Uniti. Ma l’aspetto economico-commerciale non è il più rilevante ai fini della candidatura. Grande importanza rivestiranno invece la ricca dotazione di storiche cantine scavate nel tufo, di antiche cascine dalle eleganti architetture, di borghi medievali impreziositi da chiese e castelli.

Ieri mattina, la presidente della Regione Piemonte, Mercedes Bresso, ha firmato l’intesa che darà il via alla preparazione del dossier per la candidatura insieme al sottosegretario ai Beni Culturali delegato ai rapporti con l’Unesco Danielle Mazzonis, e ai presidenti delle tre Province interessate, Paolo Filippi, Roberto Marmo e Raffaele Costa. Il dossier sarà pronto entro la fine del 2008. Poi ci sarà un anno e mezzo di istruttoria ministeriale, per presentare ufficialmente la candidatura nel 2010.

“Uno degli elementi per ottenere il sì dell’Unesco - ha spiegato Bresso - è la presentazione di un valido piano per la tutela e la gestione dell’area. La difficoltà sta nel riuscire a dettare regole in grado di proteggere un territorio conservandone la bellezza, ma senza limitare eccessivamente l’attività umana cui quella stessa bellezza si deve. Un paesaggio vitinicolo che è stato modellato dall’uomo non può essere cristallizzato, ma deve essere difeso con norme mirate a una evoluzione positiva”.

“Con l’Italia - ha sottolineato Mazzonis - l’Unesco è sempre più severa, siamo infatti il primo paese al mondo per numero di siti sotto la sua tutela (42). Non abbiamo mai sbagliato una candidatura: questa che parte dal Piemonte è valida e ritengo che andrà a buon fine, aumentando numero e qualità dei visitatori. Ma dovremo preparare un dossier che sappia dimostrare il valore mondiale dei paesaggi vinicoli del Piemonte in paragone con beni analoghi italiani e stranieri”.

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