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“I VINI ITALIANI SONO SEMPRE MENO TIPICI”. L’AFFERMAZIONE PESANTE, PER UN PAESE COME L’ITALIA, CHE PUNTA MOLTO SULLA DISTINTIVITÀ DEI PRODOTTI. A DIRLO LUIGI ODELLO, DIRETTORE DEL CENTRO STUDI ASSAGGIATORI. MA GAMBERO ROSSO E VERONELLI DICONO “NO”

“I vini italiani sono sempre meno tipici”. L’affermazione, che in un Paese come l’Italia, che punta molto sulla distintività dei sui prodotti, è di quelle pesanti. A pronunciarla Luigi Odello, direttore del Centro Studi Assaggiatori che ha sottoposto 27 esperti, tra omelie, enologi e assaggiatori, ad una degustazione alla cieca in cui dovevano collegare i vini assaggiati ai territorio di provenienza. Con scarsi risultati, visto che, con una Barbera d’Alba, per esempio, nessuno l’ha riconosciuto e collegata al Piemonte, altri l’hanno presa per un Brunello di Montalcino. Colpa dell’omologazione di tanti vini in cantina, dice il Centro Studi.

“Ma è un all’arme fuori tempo, forse era vero 10-15 anni fa, oggi tutti vanno verso la tipicità, puntando su una produzione meno invasiva possibile in cantina e più identitaria, con vitigni autoctoni, lieviti “selvaggi” ed esaltazione del terroir”, spiega a WineNews, Marco Sabellico, curatore della guida del Gambero Rosso. “La difficoltà di attribuire i vini ai loro territori, semmai, è dovuta al motivo opposto dell’omologazione: c’è tanta varietà e, a parte alcuni descrittori comuni a tanti vini, a molti degustati mancano punti di riferimento sulle differenze”, aggiunge Gigi Brozzoni, alla guida del Seminario Veronelli.

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