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IL +1% PER L’IVA PREOCCUPA L’UNIONE ITALIANA VINI: IL PRESIDENTE LUCIO MASTROBERARDINO DICHIARA CHE SARÀ “UN DURO COLPO PER IL SETTORE VINICOLO E SUGGERISCE AL GOVERNO DI RIPENSARCI E DI RIDURRE L’IVA PER IL SETTORE AL 10%”

Italia
Lucio Mastroberardino

Il +1% per l’Iva preoccupa anche il settore vinicolo e dopo le dichiarazioni della Cia - Confederazione Italiana Agricoltori, Coldiretti e Confagricoltura sugli effetti devastanti che questa operazione avrà sull’agricoltura, arrivano le risposte anche dall’Unione Italiana Vini. A prendere la parola per ribadire che sarà un duro colpo per il vino e a suggerire al governo di ripensarci e, anzi, di abbassare l’Iva al 10% per tutti i prodotti agricoli, è Lucio Mastroberardino, presidente di Unione Italiana Vini, la più antica e rappresentativa organizzazione del settore vitivinicolo con più di 500 imprese associate, in grado di rappresentare oltre il 50% del fatturato del comparto vino e il 90% del fatturato estero del settore.

“L’aumento dell’Iva rappresenta un ulteriore colpo per il nostro settore già duramente compromesso dalla crisi dei consumi interni e dagli aumenti generalizzati delle materie prime, in particolar modo quelle legate all’andamento dei corsi del petrolio ed energetici (vetro, carta, trasporti). Avere un’Iva al 21% - continua Lucio Mastroberardino - come fosse un genere voluttuario, mortifica un prodotto di consumo quotidiano, che da secoli è parte della nostra tradizione e che oltretutto è inserito a pieno titolo nella dieta mediterranea, riconosciuta patrimonio mondiale dell’umanità, i cui prodotti tra l’altro scontano tutti un’Iva ridotta del 10% quando non del 4%, come pasta e olio. Se il consumo moderato e ai pasti di vino è considerato salutare dalla letteratura scientifica più autorevole, qual è il senso di scoraggiarlo in questo modo? Siamo l’unico Paese produttore di vino che fa di tutto per non supportare la sua eccellenza.

“Per questo - conclude Mastroberardino - Unione Italiana Vini chiede al Governo non solo di far rientrare il provvedimento, ma di pensare seriamente a ridurre definitivamente l’Iva sul vino quanto meno al 10%: un’aliquota non di privilegio, ma assolutamente equa, e che si rifletterebbe positivamente sul carrello della spesa degli italiani, oltre a dare un tangibile segno di attenzione nei confronti di un settore che con i suoi 4 miliardi di euro di fatturato export è uno di pochi in attivo della bilancia agroalimentare, oltre a dare lavoro a oltre 1,2 milioni di persone che ogni giorno, con il loro lavoro, preservano e tutelano il paesaggio italiano dall’abbandono e dal degrado”.

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