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IL 2013 SORRIDE AL VINO ITALIANO: NEGLI ULTIMI 3 MESI, FATTURATI SU DEL 7% (SUL 2012). A DIRLO 15 TRA I MARCHI TOP PER DIMENSIONI, STORIA, BLASONE E RAPPRESENTATIVITÀ DEL BELPAESE. “SENTIMENT” POSITIVO PER IL 2014 ... FOCUS: IL CASO MEZZACORONA

Italia
Ok il fatturato cantine italiane, grazie all’export

Il 2013 sorride al vino italiano. A dirlo 15 tra i marchi top del ricco panorama enoico del Belpaese per dimensioni, storia, blasone, rappresentatività e qualità, che WineNews ha sondato a poche ore dalla fine dell’anno, e che indicano mediamente un incremento sul fatturato generale del 7% nell’ultimo trimestre 2013 (sullo stesso periodo del 2012). Un dato confortante che arriva dopo le ultime rilevazioni Istat sull’export del vino tricolore che fa registrare, a settembre, un +8% per i vini imbottigliati, molto interessante perché segna un incremento sulla crescita dei primi 9 mesi dell’anno (+5%).
Ma le buone notizie arrivano anche dal fronte interno: il campione, infatti, dichiara, in media, una crescita del fatturato anche sul mercato di casa nostra che si attesta a +4% sul 2012. Gli ultimi aggiornamenti Istat sul consumo interno di vino (2012) sembrano parlare lo stesso linguaggio. Certo, la crisi, che ormai attanaglia il Belpaese almeno dal 2008, non sembra assolutamente risolta. Ma i dati sembrerebbero, anche in questo caso, confortanti: in Italia la spesa in vino non è andata così male e, dopo il sensibile calo del 2009, il segno è tornato in alcuni casi positivo o si è stabilizzato senza ulteriori discese.
Una situazione che porta la maggioranza assoluta del campione ad esprimere un “sentiment” positivo sul vicinissimo 2014. Tutto bene quindi? Non è proprio così e gli imprenditori del mondo del vino tricolore lo sanno bene.
La prudenza, infatti, non è mai troppa, specialmente in congiunture storiche come quella attuale, dove i mercati sono sempre in fibrillazione. In Italia, la situazione è ancora incerta e i segnali, benché positivi, sono ancora troppo timidi. Ma il mercato italiano in termini numerici resta sempre un mercato fondamentale e se le vendite calassero in modo incontrollato, diventerebbe assai difficile garantirsi un recupero con le pur positive performance oltre confine. I mercati esteri continuano a fare da traino, evidentemente, e le aziende campione, che dichiarano un incremento sul 2012 del 7% negli ultimi tre mesi dell’anno, hanno, nel recente passato, concentrato i loro sforzi proprio nell’export, non solo in termini di promozione, ma anche spostando la percentuale delle loro vendite dal mercato interno a quello internazionale, vendendo le loro etichette oltre confine in percentuali che stanno tra il 60 e il 70%. Uno sforzo importante anche in chiave di investimenti futuri, perché se il vino italiano all’estero possiede un appeal da primato, la concorrenza sulle piazze più importanti del mondo è decisamente alta e le aziende sono spesso costrette a potenziare le loro risorse non solo in termini di forza-vendita ma anche inserendo professionalità ad hoc come, per esempio, i “brand ambassador”.
Restano poi molte questioni aperte che, alla lunga, però, potrebbero riverberarsi negativamente sul successo mondiale dei vini italiani. Si va dalla poca propensione alle esportazioni di intere regioni dello stivale, come, per fare un paio di esempi, Puglia e Umbria, al peso sempre più gravoso della burocrazia, fino alla endemica mancanza della cosiddetta “massa critica” del comparto e al problema dei tassi di cambio con Canada e Stati Uniti, quest’ultimo notoriamente il mercato di riferimento per il vino italiano.
E a proposito di mercati internazionali sembra concretamente sfatato il mito orientale come soluzione a tutti i mali dei mercati maturi del resto del mondo. Il campione dei produttori segnala in maggioranza che le performance migliori sono arrivate proprio da questi Paesi: Stati Uniti in testa, ma anche Germania, Inghilterra, Giappone e Russia, forse l’unico Paese dei cosiddetti “Bric” (Brasile, Russia, India, Cina) a garantire, ad oggi, performance interessanti.

Focus - Il “caso” Mezzacorona: nel 2013 record storico del fatturato a 163 milioni di euro (l’85% del volume d’affari grazie all’estero)
A confermare il sentiment di alcuni dei top player del vino italiano arriva anche l’ultima (in ordine di tempo) testimonianza “numerica” dell’anno: quella del gruppo Mezzacorona, una delle realtà più importanti della cooperazione vitivinicoli trentina ed italiana, che ha chiuso il fatturato 2012-2013, a 163 milioni di euro, in crescita del 2% sull’ultimo esercizio, segnando il record storico assoluto per Mezzacorona. Risultato raggiunto soprattutto grazie all’export, che rappresenta l’85% del volume d’affari, realizzato in oltre 60 Paesi.
“Terminata la lunga stagione degli investimenti infrastrutturali, mediamente 30/40 milioni di euro investiti ogni anno in strutture produttive dal rilevante impatto anche sull’indotto del territorio trentino - si legge in una nota - il gruppo Mezzacorona si è concentrato totalmente sullo sviluppo commerciale. L’export è diventato l’arma decisiva per la crescita delle performance aziendali e il Gruppo ha accelerato ulteriormente le vendite dei propri prodotti presenti ormai in oltre 60 Paesi del mondo e portando ovunque nel mondo l’immagine del Trentino. Oggi l’export costituisce ben l’85% del volume di affari con una forte presenza negli Stati Uniti, in tutta l’area tedesca (Germania, Austria, Svizzera tedesca), nella Scandinavia, nel Regno Unito, nel Benelux, nel Canada e nel Giappone.
Ora gli obiettivi principali sono in primis la Russia, l’Europa Orientale, i Paesi Baltici, con una specifica attenzione all’Estremo Oriente e alla Cina e, in prospettiva, anche al Sudamerica ed in particolare il Brasile. Il mercato italiano per il Gruppo Mezzacorona, nonostante la crisi generale dei consumi, ha dimostrato una buona tenuta, in particolare nella Gdo”.
Dalla relazione presentata all’assemblea generale dei 1.600 soci del Gruppo dal presidente Luca Rigotti e dal dg Fabio Maccari, emerge chiaramente come le buone perfomance all’estero hanno permesso non solo la crescita del gruppo, ma anche un’importante remunerazione alla base associativa: 44 milioni di euro; in particolare, Mezzacorona sca, holding capogruppo, ha liquidato la media di 100 euro al quintale di uva, sui 95 del 2012 (+5%). Un risultato importante per un colosso che gestisce 2.800 ettari di vigneti in Trentino Alto Adige e quasi 1.000 ettari in Sicilia (tramite la controllata Nosio spa), tutti coltivati con sistemi di produzione integrata, valorizzando il territorio anche in funzione delle altre importanti attività economiche collegate, in primis il turismo.

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