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Allegrini 2024
FINO AL 31 DICEMBRE

Il bicchiere, firmato dai più grandi designer e da nuovi artisti internazionali, in mostra a Murano

“Forme del bere” a In Galleria/Punta Conterie celebra il “piccolo-grande” oggetto quotidiano nell’isola simbolo della lavorazione del vetro italiano

Se “Allatua” di Lorenzo Damiani è un ironico boccale da birra che invita al gesto tipico di un fragoroso “prosit!”, “Tri” di Giulio Iacchetti è un vero e proprio set acqua-vino-digestivo. “Tulipe” di Astrid Luglio è invece un bicchiere da whisky con un “alleato” per l’acqua, mentre “Oste” di Martinelli Venezia è il bicchiere dedicato al vino da osteria. Ma ci sono anche “Access” di mischer’traxler studio, set di bicchieri per l’acqua con capienza diversa in base alla sua disponibilità, e “Amurius” di Luca Nichetto che rende omaggio al “tipetto” veneziano. Con “Bluin” Philippe Nigro risolve il rapporto tra il bicchiere d’acqua e quello da vino con una forma unica, con “Champagne!” Ionna Vautrin ripensa la coppa come una piccola architettura, e con “Filo” Zaven fa lo stesso con la coppetta da cocktail. Calato nella contemporaneità, con nove progetti disegnati per l’occasione da altrettanti progettisti internazionali e realizzati nell’isola della Laguna di Venezia, simbolo della lunga tradizione made in Italy della lavorazione del vetro, il bicchiere, “piccolo grande” oggetto della quotidianità ma anche tema progettuale, è il protagonista di “Forme del bere”, la mostra curata da Elisa Testori a InGalleria (fino al 31 dicembre), l’Art Gallery di Punta Conterie a Murano, che racconta e divulga il mondo del vetro attraverso progetti e oggetti, stili, geografie, tecniche e medium diversi tra loro .
Dai “Bicchieri incisi” di Guido Balsamo Stella (1928) a “Ovio” e “Paro” di Achille Castiglioni (1983), da “Plume” di Aldo Cibic (2000) a “5 in 1” e “Smoke” di Joe Colombo (1970 e 1964), dal “Bicchiere a Corno” di Piero Fornasetti (1954) a “Kartjo” di Kaj Franck (1956), da “Bassorilievo” Johanna Grawunder (1996) al “Cognac glass” di Rikke Hagen (2004), dalla coppa da Champagne “Globet” di Joseph Hoffmann (1913) a “Longdrink” di Richard Hutten (2000), da “Set n. 248” di Adolf Loos (1931) alla “Corolla d’autore” e i “Calici” di Vico Magistretti (2000 e 2002), da “Bibulo” e “Ice stopper” di Angelo Mangiarotti (1986) a “Esimio”, la serie di “Bicchieri in scena” di Alessandro Mendini (1993), da “Asimmetrico”, “Cartoccio” ed i “Calici da collezione” di Carlo Moretti (1986, 1983 e 200/2005) al “Calice uno” di Yoichi Ohira (1989), dai “Bicchieri decorati” di Peter Pelzel (1960) ai “Bicchieri a canne” di Gio Ponti (1950), dal “Tir bar” di Roberto Sambonet (1971) al “Porto glass” di Alvaro Siza (2001), dai “Bicchieri incisi” di Ettore Sottsass (1947) a “Spirale” di Lino Tagliapietra (1991), dalle “Ballerine fortunate” di Matteo Thun (1986) a “Tipetto2 di Carlo Tosi “Caramea” (anni Settanta), da “Rovaniemi”, “Tapio” e “Ultima Thule” di Tapio Wirkkala (1970, 1954/1956 e 1968) fino a “Pitagora” di Marco Zanuso (1969), sono invece i nomi dei più grandi designer e produttori italiani e internazionali del XX secolo, accomunati dall’aver messo la propria prestigiosa firma nel bicchiere, esposti sempre nella mostra. Una selezione di pezzi tratti dalla storia recente del bicchiere, quali esempi da un linguaggio di riferimento sviluppatosi e affermatosi nel tempo. Si tratta di bicchieri in serie, piccola serie o “fuori serie” che illustrano la storia e le storie di alcuni protagonisti tra i maestri, i distretti e le ditte italiane, europei ed internazionali - da Barovier&Toso a Danese Milano, da Arnolfo di Cambio a Venini, da Salviati a J. & L. Lobmeyr, da Cleto Munari a ColleVilca, da Karakter a Vista Alegre, passando per De Majo, per citarne alcuni - che hanno affrontato e sfidato i limiti formali, quelli della materia vetrosa, sperimentando e innovando con tecniche e lavorazioni senza mai tradire l’utilizzo primario di questo piccolo oggetto. I pochi e specifici vincoli progettuali del bicchiere, infatti, hanno trovato terreno fertile tra designer industriali, artisti e maestri artigiani stimolando produzioni molto diverse, non solo in termini realizzativi, ma anche di utilizzo: quotidiano, per la grande occasione o da collezione, ma che hanno saputo unire al meglio design e sapienza produttiva.
E continuano a farlo nelle nuove idee “da tavola” progettate dagli artisti internazionali, proposte di valore e invenzioni capaci di toccare, come spiega Testori, “le abitudini e i riti intorno all’oggetto, il valore del suo contenuto, l’esercizio formale, il significato di un gesto, la materia e il suo processo di lavorazione, la costruzione e la (ri)definizione dei componenti conosciuti”. E lo hanno fatto in progetti avvalorati dalla complice abilità dei maestri vetrai e dalle competenze tecniche delle vetrerie e dei laboratori muranesi.
Articolata, aperta al confronto e al dialogo tra progetti di epoche e stili differenti, di luoghi e culture diverse, “Forme del bere”, sottolinea Alessandro Vecchiato, coordinatore artistico di InGalleria Art Gallery, “fa parte di un percorso di riconoscimento della realtà muranese attraverso uno sguardo ampio al mondo del vetro che include non solo Murano, ma molti altri luoghi e realtà. Nello specifico, i nove bicchieri inediti disegnati per questa esposizione da altrettanti designer confermano il percorso di ricerca che stiamo cercando di realizzare: guardare al vetro con occhi nuovi, sperimentare, ricercare, riprendere tecniche tradizionali di esecuzione e magari scoprirne di nuove con il coinvolgimento dei maestri vetrai. Credo e spero che questa esperienza possa essere, per le aziende dell’isola, uno stimolo ad aprirsi sempre di più alla realtà esterna, a progettisti e artisti, maestranze e committenti portatori di nuove idee. Verso nuovi confini da esplorare insieme”.
In occasione della mostra viene pubblicato da Punta Conterie un catalogo che raccoglie e presenta nello specifico tutti gli oggetti in esposizione, con testi e fotografie che sono state appositamente realizzate per l’occasione. Un progetto editoriale che idealmente completa quello espositivo e ne amplia i contenuti.

Focus - I bicchieri dei designer internazionali per “Forme del bere”
Allatua by Lorenzo Damiani
È un boccale da birra che gioca con l’idea, le abitudini e i riti che contraddistinguono da un lato il classico boccale “bavarese” e, dall’altro, i manufatti di vetro muranese, preziosi e da maneggiare con grande cautela. Allatua è un progetto ironico che invita al gesto tipico di un fragoroso “Prosit!” da mettere in atto, però, con un adeguato dispositivo di protezione adatto alla salvaguardia del vetro: un paracolpi su misura, distintamente lagunare, realizzato con del legno di bricola offerto dalle acque e pazientemente lavorato.
Tri di Giulio Iacchetti
Si sviluppa attorno a una forma cilindrica che si muove leggera lungo il suo asse centrale e si ferma ad altezze diverse per dare vita a tre calici dalla capacità differenziata, pensati per acqua, vino e digestivo. Il progetto si presenta come una efficace riflessione sulla riduzione formale dell’oggetto bicchiere. E la pulizia del disegno viene sottolineata dalla trasparenza del vetro, lavorato a lume, che rivela il “meccanismo” del calice ponendo in evidenza tutti i suoi componenti.
Tulipe di Astrid Luglio
Luglio propone un bicchiere da whisky e un suo alleato, insieme, in un set pensato per un momento di degustazione lento e riflessivo. Il progetto affronta, infatti, il poco indagato rapporto “di forma” tra il whisky e l’acqua, sua compagna ideale secondo molti appassionati. Il classico bicchiere a tulipano per il whisky perde qui la sua base stabile per farsi basculante e assumere, al contempo, un delicato aspetto femminile tra sensualità della forma e tono di colore.
Oste di Martinelli Venezia
È un bicchiere che unisce due forme per generarne una nuova, espressamente dedicata al vino da osteria. La tipologia “Amalfi” - tra i più comuni bicchieri “da banco” di produzione industriale - e un classico calice a tulipano, insieme: perché anche un vino semplice possa essere presentato e gustato al meglio. Così in questa forma novella la coppa del bicchiere si fa più ampia e il bordo del bevante si stringe, per enfatizzare colori e aromi. E il fusto soffiato si fonde con una base solida, che accoglie molature opache e rivela con evidenza il gesto artigiano.
Access di mischer’traxler studio
Prende spunto dal tema “bicchiere dedicato all’acqua” per una riflessione sulla disponibilità e sull’accesso all’acqua potabile. Access è un set di sei pezzi che intende portare un messaggio sulla tavola e oltre: ogni bicchiere è progettato e costruito per evidenziare, nella sua capienza, la diversa disponibilità di acqua pulita in alcune aree geografiche. Ciascun bicchiere è composto da una base e da una coppa, il cui rapporto varia in altezza a seconda dei dati relativi all’acqua delle specifiche zone. Il bevante - trasparente, in vetro pulegoso a bolle - accoglie la quota potabile a disposizione; la base, con le sue due “torbide” texture molate, rivela la percentuale delle risorse idriche non sicure e delle acque superficiali non trattate in quella parte del mondo. Una sottile incisione riporta i dati in percentuale e l’area geografica.
Amurius di Luca Nichetto
Nichetto rende omaggio all’isola del vetro nel pensiero, nella forma e nella tecnica concentrando la sua ricerca sul tipetto. Sette bevanti di diverso tipo - come sette sono le isole che compongono Murano - sono uniti tra loro da un unico, lungo stelo che fa da immaginario ponte di collegamento. L’attenta composizione di volumi e toni fa sì che i calici appaiano come infilati uno dentro l’altro, in un insieme che testimonia la sapienza artigiana che ha tradotto il disegno in realtà di vetro.
Bluin di Philippe Nigro
Bluin risolve il rapporto tra il bicchiere d’acqua e quello da vino con una forma che si presenta come unica e, a sorpresa, ne accoglie e disvela due, pronte all’uso in un gesto nuovo. Solitamente la coppia “acqua e vino” si presenta sulla tavola da separata, con un accostamento di forme che non connettono nell’intimo il rapporto tra le due bevande della nostra quotidianità. Bluin è un oggetto protagonista sulla scena ed è composto da due parti davvero complementari, che si integrano con equilibrio in un unicum tra forma e significato, sottolineato dalla trasparenza del vetro color bluin.
Champagne! di Ionna Vautrin
Vautrin ripensa la coppa come una piccola architettura, come un modulo che concorre idealmente alla costruzione di una struttura festosa: la fontaine di Champagne. La coppa in vetro a bolle, in omaggio all’effervescenza del contenuto, è sostenuta da un piede dentellato i cui archi si relazionano con i bicchieri sottostanti. Un progetto che intende aggiornare i codici del rito dello champagne, pronto a strappare un sorriso anche nella semplice “bolla domestica”.
Filo di Zaven
Filo si connota per una sottile canna di vetro colorato che percorre il bicchiere in un unico gesto: dal bordo del piede risale, si fa stelo e prosegue fino al bevante e poi oltre. Uno degli elementi alla base della lavorazione del vetro, la cannetta di vetro, diventa in questo progetto struttura e centro, trasformando la classica coppetta da cocktail in un oggetto che dichiara con grazia le sue origini e le abilità della mano del maestro.
I progetti dei designer sono editati in serie limitata, disponibili per il periodo della mostra.

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