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IL BRUNELLO DI MONTALCINO, FOTOGRAFIA DI UN MITO: DATI, NUMERI, PRIMATI, CURIOSITA’ …

Dati e numeri
La produzione media annua del Brunello di Montalcino: 7 milioni di bottiglie (il numero varia a seconda della qualità dell’annata), di cui il 60% è venduto all’estero. I principali Paesi importatori sono: gli Usa per il 25%, la Germania per il 9%, la Svizzera per il 7%, il Canada per il 5%, Inghilterra 3%, Giappone 3%, mentre il resto è distribuito in circa 60 Paesi. Il restante 40% del Brunello è destinato al mercato interno. Le principali aree di distribuzione sono: Toscana 7%, resto del Centro Italia 5%, Nord Italia 8%, Sud Italia 1%, Montalcino 17% (di cui l’ 8% con vendita diretta in azienda).
La produzione media annua degli altri vini di Montalcino: Rosso di Montalcino Doc 4,5 milioni di bottiglie; Moscadello di Montalcino Doc 80.000 bottiglie; Sant’Antimo Doc 500.000 bottiglie; i “supertuscan” 500mila bottiglie; Igt 3 milioni di bottiglie. Dalle vinacce di Brunello si producono circa 250.000 bottiglie di Grappa di Brunello.
I produttori: sono 250 (di cui 200 imbottigliatori). Complessivamente gli ettari a vigneto nel territorio di Montalcino sono 3.500 così ripartiti: 2000 ettari coltivati a Brunello di Montalcino; 250 ettari coltivati a Rosso di Montalcino; 50 ettari coltivati a Moscadello di Montalcino; 900 ettari coltivati a Sant’Antimo Doc; la restante parte è coltivata a Igt. La dimensione delle aziende (per superficie a vigneto) è la seguente: 22% inferiore ad un ettaro; 29% tra 1 e 3 ettari; 15% tra 3 e 5 ettari; 15% tra 5 e 15 ettari; 9% tra 15 e 100 ettari; 1% sopra i 100 ettari; 9% sono imprese esclusivamente commerciali.
Il giro d’affari: nel distretto del vino di Montalcino il business si attesta mediamente su 130 milioni di euro.
Il Brunello al top della classifica dei valori fondiari: + 2.153% è la percentuale di valorizzazione di un ettaro coltivato a Brunello dal 1967 a oggi. La quotazione di un ettaro di vigneto di Brunello di Montalcino, secondo un’indagine sul mercato fondiario effettuata dall’Istituto Nazionale d’Economia Agraria (Inea), si attesta oggi sui 350mila euro (ma talvolta i valori reali salgono anche a 4-500mila euro), uno dei valori più alti in assoluto e tra i leader nei fondi vitivinicoli, mentre nel 1967, anno della costituzione del Consorzio del Brunello un ettaro di terreno vitato e/o vitabile (fabbricati annessi) valeva 1,8 milioni di lire, pari a 15.537,15 euro (cifra ottenuta con il calcolo dei coefficienti Istat per l’attualizzazione dei valori al 2006).
Il Consorzio del Vino Brunello di Montalcino: il 100% dei produttori - unico caso in Italia - sono iscritti al Consorzio del Brunello, l’organo di tutela e di controllo del vino di Montalcino (costituito il 18 aprile 1967). Nel 2007 l’ente ilcinese ha compiuto quaranta anni, festeggiati con un evento fra storia, attualità e futuro di una delle denominazioni più importanti d’Italia.
Caratteristiche
Il vitigno: il Brunello si ottiene esclusivamente da uve Sangiovese (denominate localmente “Brunello”) del territorio comunale di Montalcino, allevate prevalentemente con il sistema del cordone speronato (ottenuto mediante potatura corta, a 2 gemme, di un numero variabile di cornetti a ceppo), che consente di ottenere una bassa resa per ettaro (massimo 80 quintali di uva, secondo il disciplinare).
Il suolo, il clima e la posizione dei vigneti: il comune di Montalcino (564 metri slm) si trova a 40 chilometri a sud di Siena. Il territorio, delimitato dalle valli dell’Orcia, dell’Asso e dell’Ombrone, assume una forma quasi quadrata, i cui lati misurano mediamente 15 chilometri; ha una superficie di 243,62 chilometri quadrati (di cui 29% pianura, 70% collina, 1% montagna) ed è il più grande della provincia di Siena. L’economia è prevalentemente agricola ed occupa una piccola parte della superficie, così ripartita: 44% boschi e terreni incolti, 8% oliveto, 12% vigneto (di cui il 55% iscritti all’albo del Brunello), 36% seminativo, pascoli ed altre colture. La collina di Montalcino (che dista dal mare 40 km in linea d’aria) essendosi formata in ere geologiche diverse, presenta caratteristiche del suolo estremamente mutevoli per costituzione e struttura, per cui è difficile fare generalizzazioni di una certa ampiezza: esistono zone con terreno ricco di calcare frammisto a scheletro costituito da scisti di galestro e alberese, zone con maggiore presenza di argilla e minore presenza di scheletro e zone costituite da terreni formatisi per trasporto di detriti alluvionali. Il clima è tipicamente mediterraneo, con precipitazioni concentrate nei mesi primaverili e autunnali (media annuale 700 millimetri). In inverno, sopra i 400 metri, non sono rare le nevicate. La vicinanza del Monte Amiata (altezza metri 1734) in zona sud-est, crea una protezione naturale contro il verificarsi di eventi di particolare intensità quali nubifragi o grandinate. La fascia di media collina (in cui è concentrata la maggior parte delle aziende vitivinicole) non è interessata da nebbie, gelate o brinate tardive che si possono verificare nelle zone vallive, mentre la frequente presenza di vento garantisce le condizioni migliori per lo stato sanitario delle piante. Il clima, prevalentemente mite e con elevato numero di giornate serene durante l’intera fase vegetativa, assicura una maturazione graduale e completa dei grappoli. La presenza sul territorio di versanti con orientamenti diversi, la marcata modulazione delle colline e lo scarto altimetrico tra le zone vallive ed il territorio più alto (Poggio della Civitella - 661 metri slm - collocato al centro del comune) determina dei microambienti climatici molto diversi tra di loro, malgrado, talvolta, l’estrema vicinanza.
Le caratteristiche organolettiche: la principale caratteristica del Brunello è il lungo affinamento prima dell’immissione in commercio, che ne determina il suo caratteristico colore rosso rubino brillante e trasparente, tendente al granato. I profumi risultano, in generale, intensi, di grande persistenza e complessità, e vi si possono riconoscere sentori di sottobosco, piccoli frutti rossi, terra, nonché gli aromi dolci e speziati provenienti dai legni di affinamento. Al gusto, il Brunello è tendenzialmente elegante ed armonico, con una struttura ricca, ben bilanciata da una notevole freschezza acida. La gradazione di 12,5° (minima), è spesso maggiore, arrivando con facilità ai 13,5°; l’acidità totale (minima) è di 5 grammi/litro e l’estratto secco minimo è di 24 grammi/litro. Il Brunello è esclusivamente confezionato in bottiglie di forma bordolese (queste le capacità, espresse in litri: 0,375; 0,500; 0,750; 1,5; 3,0; 5,0).
Le più recenti modifiche del disciplinare: con la pubblicazione sulla “Gazzetta Ufficiale” del 10 giugno 1998, sono entrate in vigore le nuove regole di produzione del Brunello. Il disciplinare prevede quindi un periodo minimo di affinamento in legno di due anni (con un abbassamento di un anno, diversamente da quanto previsto dalla precedente normativa). L’immissione al consumo è stata stabilita al “… primo gennaio dell’anno successivo al termine di 5 anni calcolati considerando l’annata della vendemmia …” per il tipo “annata” ed al termine di “… 6 anni calcolati considerando l’annata della vendemmia …” per il tipo “Riserva”. I termini per la commercializzazione sono rimasti invece invariati. Il nuovo periodo minimo di affinamento di 2 anni è entrato in vigore a partire dall’annata ’95, così come stabilito dal decreto che ha accompagnato il disciplinare. Un’altra novità importante è stata la scomparsa della parola invecchiamento sostituita da “affinamento in legno”: questo cambiamento è stato voluto dal Consorzio in quanto il concetto di “affinamento in legno” definisce in maniera più adeguata il processo di elaborazione che viene effettuato per il Brunello.
Con questa serie di modifiche (le più importanti riguardano il periodo di permanenza in legno e l’introduzione dell’affinamento obbligatorio in bottiglia), si è così completata la fase di evoluzione del disciplinare, durata più o meno dieci anni. Con la Gazzetta Ufficiale n. 157/1996 il disciplinare di produzione del Brunello aveva già avuto importanti innovazioni: l’introduzione della regolamentazione del termine “vigna” (è possibile iscrivere all’albo dei vigneti una vigna con un proprio nome; le uve ed i vini derivati devono rispettare norme più restrittive rispetto alle tipologie senza tale indicazione), la possibilità di fare la scelta vendemmiale (cioè distinguere fin dal momento della vendemmia il Brunello dal Rosso o dal Sant’Antimo Rosso), l’obbligo di effettuare un periodo di affinamento in bottiglia di 4 mesi per il tipo “annata” e di 6 mesi per la “Riserva”, l’obbligo di imbottigliamento nella zona di produzione (cioè nel solo comune di Montalcino), a dimostrazione dello strettissimo legame tra prodotto e territorio.
I primati “legislativi”: si può chiamare Brunello solo il vino prodotto ed imbottigliato nel comune di Montalcino (la zona di produzione fu delimitata già nel 1932 dalla Commissione del Ministero dell’Agricoltura), un territorio con un microclima ottimale ed una particolare struttura fisico-chimica. E’ stato uno dei primi vini ad ottenere la Denominazione d’Origine Controllata (Doc) con il Decreto del Presidente della Repubblica del 28 marzo 1966 ed il primo vino italiano ad avere la Denominazione d’Origine Controllata e Garantita (Docg) con il Decreto del Presidente della Repubblica del 1 luglio 1980. Montalcino è il primo caso in Italia in cui da un vitigno si possono ottenere due vini a denominazione d’origine: il Brunello ed il Rosso. La produzione di Brunello, soprattutto dagli anni Ottanta, ha riscontrato una definitiva e generalizzata evoluzione qualitativa, seguita da una costante affermazione di notorietà nel mondo. Questo vino è oggi considerato la punta di diamante della produzione italiana.
Le annate migliori: dal dopoguerra ad oggi, sono state giudicate ufficialmente “a cinque stelle” le annate 1945, 1955, 1961, 1964, 1970, 1975, 1985, 1988, 1990, 1995, 1997, 2004, 2006.
La gastronomia e gli abbinamenti: il Brunello è un vino eccellente per le carni rosse. Questi piatti, infatti, strutturati e compositi, ben si abbinano ad un vino di profumo molto intenso e penetrante, secco senza asperità, gradevolmente tannico, di buona struttura, austero e nobile. Il Brunello trova anche abbinamento ottimale con i formaggi (tome stagionate, pecorino toscano, gorgonzola piccante, parmigiano reggiano) e con piatti della cucina internazionale sempre a base di carne, con salse strutturate o accompagnate da funghi e tartufi; ottimo anche con la selvaggina da pelo o da penna. Il Brunello è indicato anche come “vino da meditazione” soprattutto se di grandi annate, ben conservate ed all’apice della loro evoluzione qualitativa.
Il “caso” Montalcino: da alcuni anni, Montalcino sta impiegando al meglio l’immagine del Brunello per proporre in Italia e all’estero anche altri prodotti tipici di queste campagne come l’olio, il formaggio, i salumi, il miele, i dolci. Di fatto, esiste un “marchio” Montalcino che, grazie alla qualità dei prodotti ed alla serietà dei metodi di produzione, che coniugano tradizione e innovazione tecnologica, riesce ad utilizzare, in maniera positiva ed in ottica moderna, le risorse agricole del territorio. Questo sistema ha permesso di sviluppare, conservando intatte sia l’identità sia le peculiarità del territorio, anche un’attività turistica di ottimo livello.
Curiosità
“Wine Spectator”, un Brunello nei 12 vini del Novecento: “Wine Spectator” ha eletto, unico vino italiano, nei dodici “grandi” del Novecento, il Brunello Riserva Biondi Santi 1955. Il vino di Montalcino è in compagnia, tra gli altri, dello Château Margaux 1900, Château Mouton Rothschild 1945, Château Petrus 1961, Penfolds Grange 1955, Château Cheval Blanc 1947, Domaine de la Romanée-Conti 1937, Château d’Yquem 1921.
I vip: Bill Clinton, Gerhard Schoeder, Tony Blair, Saul Bellow, Matt Dillon, Anthony Hopkins, Sharon Stone, Ivana Trump, Richard Gere, Cindy Crawford, Mel Gibson, Stevie Wonder, Bruce Springsteen, Sting, Michael Schumacher, Bono Vox, Quincy Jones, Massimo D’Alema, Silvio Berlusconi, Marcello Lippi, Gianluca Vialli, Gabriel Batistuta, Alberto Tomba, Deborah Compagnoni, Yuri Chechi, Umberto Eco, Dacia Maraini, Antonio Tabucchi, Ottavio Missoni, Oliviero Toscani, Vittorio Sgarbi, Susanna Tamaro, Fernando Botero (che ha dipinto l’etichetta dei futures “etici” che il Consorzio del Brunello ha emesso nel 1997 in favore delle popolazioni terremotate dell’Umbria): sono soltanto alcuni dei personaggi famosi che amano il Brunello. Questo vino è protagonista a pieno titolo di tanti fatti e storie: non si contano, in tutto il mondo, le cene ufficiali offerte da Capi di Stato e Primi Ministri, nelle quali è stato servito un Brunello di Montalcino. E’ stato sulle tavole di personaggi come la regina Elisabetta d’Inghilterra, il principe Carlo d’Inghilterra, l’imperatore del Giappone Akihito. Il Brunello è inoltre uno dei vini preferiti dal capo dello Stato Carlo Azeglio Ciampi. Nel 1988, per il “Centenario” del Brunello, il produttore Franco Biondi Santi, ricevuto insieme al sindaco di Montalcino Mario Bindi in udienza privata dal Presidente della Repubblica Francesco Cossiga, ha donato al Capo dello Stato una bottiglia del 1888, che resta la testimonianza concreta più antica del “fenomeno” Brunello.

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