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IL BRUNELLO DI MONTALCINO: LEGISLAZIONE, CARATTERISTICHE, STORIA, GIRO D’AFFARI, CURIOSITA’ ...

La nascita: il Brunello è la massima espressione enologica di una terra che vanta, da secoli, grandi tradizioni vitivinicole. Storicamente è il discendente diretto del "vermiglio", largamente prodotto nei vigneti terrazzati delle colline di Montalcino e più volte descritto nelle cronache degli assedi e delle battaglie tra Fiorentini e Senesi, dal Duecento al Cinquecento. Nel Seicento, il letterato Leandro Alberti loda Montalcino "per li buoni vini" ma è nel Settecento-Ottocento che assume una rinomanza nazionale soprattutto per la qualità dei suoi "moscadelli", che il poeta Redi destinò alle delizie delle dame. Il Brunello, enologicamente, nasce invece intorno alla fine dell'Ottocento (anche se lo studioso Melis, nel suo libro "I vini Italiani nel Medioevo"- Firenze 1984, scrive testualmente: "già emerge Montalcino, del quale nome del Brunello ho incominciato ad incontrarlo, però solamente, nel tardo Cinquecento", senza però precisare la fonte della notizia) ad opera di Ferruccio Biondi Santi, grazie anche a ricerche, studi ed esperimenti in atto da anni da parte di un gruppo di viticoltori locali (Santi, Costanti, Anghirelli, Galassi). Ferruccio Biondi Santi, attraverso la selezione clonale del vitigno Sangiovese, ottenne un prodotto di grande qualità, con caratteristiche di vino da lungo invecchiamento, che chiamò "Brunello" (quasi sicuramente un nome di fantasia, dovuto al colore caratteristico, forse antesignano di un modo moderno di chiamare i vini).

Il vitigno: il Brunello si ottiene esclusivamente da uve Sangiovese (denominate, a Montalcino, Brunello) del territorio comunale di Montalcino. Questo vitigno viene allevato prevalentemente con il sistema del cordone orizzontale speronato (ottenuto mediante potatura corta, a 2 gemme, di un numero variabile di cornetti a ceppo), che consente di ottenere una bassa resa per ettaro (massimo, per disciplinare, 80 quintali di uva per ettaro).


Il territorio di Montalcino: il comune di Montalcino si trova a 40 chilometri a sud di Siena. Il territorio delimitato dalle valli dell'Orcia, dell'Asso e dell'Ombrone assume una forma quasi quadrata i cui lati misurano mediamente 15 chilometri; ha una superficie di 243,62 chilometri quadrati (di cui il 29% pianura, il 70% collina, l'1% montagna) ed è il più grande della provincia di Siena. L'economia è prevalentemente agricola ed, in questo ambito, la superficie è così ripartita: per il 44% coperta da boschi e da incolti, l'8% da oliveto, il 11% da vigneto (di cui circa il 55% sono iscritti all'albo del Brunello) e la rimanente parte a seminativo, pascoli ed altre colture.


Il clima, il suolo, la posizione dei vigneti: la collina di Montalcino (che dista dal mare 40 chilometri in linea d'aria) presenta caratteristiche del suolo estremamente mutevoli per costituzione e struttura ed è quindi difficile fare generalizzazioni: esistono zone con terreno ricco di calcare frammisto a scheletro costituito da scisti di galestro e alberese; zone con maggiore presenza d'argilla e minore presenza di scheletro; zone costituite da terreni formatisi per trasporto di detriti (alluvionali). Il clima è tipicamente mediterraneo con precipitazioni concentrate nei mesi primaverili ed autunnali (media 700 millimetri all'anno); in inverno, sopra i 400 metri, non sono rare le nevicate; la vicinanza del Monte Amiata (metri 1734), in zona sud-est, crea una protezione naturale contro il verificarsi di eventi di particolare intensità quali nubifragi o grandinate. La fascia di media collina (dove è concentrata la maggior parte delle aziende vitivinicole) non è interessata da nebbie, gelate o brinate tardive che si possono verificare nelle zone vallive, mentre la frequente presenza di vento garantisce le condizioni migliori per lo stato sanitario delle piante. Il clima, prevalentemente mite e con elevato numero di giornate serene durante l'intera fase vegetativa, assicura una maturazione graduale e completa dei grappoli. La presenza sul territorio di versanti con orientamenti diversi, la marcata modulazione delle colline e lo scarto altimetrico tra zone vallive ed il territorio più alto (Poggio della Civitella - 661 metri sul livello del mare - collocato al centro del territorio comunale) determina dei microambienti climatici molto diversi tra loro, malgrado, talvolta, l'estrema vicinanza delle zone. Il territorio di Montalcino (con il suo clima ideale per la coltivazione del Sangiovese, per il suo graduale sviluppo e per la maturazione più completa dei suoi frutti), dunque, non dà vita al Brunello, ma a Brunelli che, proprio dalla differente conformazione del territorio, traggono motivo di particolarità e d'unicità, anche se logicamente alla base di tutto c'è un'eccezionale vocazione di Montalcino alla vite.


La resa "reale" per ettaro: 42-47 ettolitri di vino


Le caratteristiche organolettiche: la principale caratteristica del Brunello è il lungo affinamento prima dell'immissione in commercio. E' un vino di colore rosso rubino intenso tendente al granato per l'affinamento in botte; ha un profumo intenso, persistente, ampio ed etereo; vi si riconoscono sentori di sottobosco, piccoli frutti, leggera vaniglia e confettura composita, legno aromatico; al gusto ha un corpo elegante ed armonico, nerbo e razza, è asciutto con lunga persistenza. Ha una gradazione di 12,5° (minima), anche se spesso arriva ai 13,5°; l'acidità totale (minima) è di 5 per mille; l'estratto secco minimo è di 24 per mille. Il confezionamento del Brunello è fatto soltanto in bottiglie di forma bordolese (queste le capacità, espresse in litri: 0,375; 0,500; 0,750; 1,5; 3,0; 5,0).


Le ultime modifiche del disciplinare: con la pubblicazione sulla "Gazzetta Ufficiale" del 10 giugno 1998, sono entrate in vigore le nuove regole di produzione del Brunello. Il disciplinare prevede quindi un periodo minimo di affinamento in legno di due anni (con un abbassamento di un anno rispetto a quanto previsto finora). L'immissione al consumo è stabilita al "… 1 gennaio dell'anno successivo al termine di 5 anni calcolati considerando l'annata della vendemmia …" per il tipo "annata" ed al termine "… 6 anni calcolati considerando l'annata della vendemmia …" per il tipo "Riserva". I termini per la commercializzazione rimangono invece invariati. Il nuovo periodo minimo di affinamento di 2 anni entra in vigore a partire dall'annata '95, così come stabilito dal decreto che accompagna il disciplinare. Un'altra novità importante è la scomparsa della parola invecchiamento sostituita da "affinamento in legno": questo cambiamento è stato voluto dal Consorzio in quanto il concetto di "affinamento in legno" definisce in maniera più adeguata il processo di elaborazione che viene effettuato per il Brunello. Con questa serie di modifiche (le più importanti riguardano il periodo di permanenza in legno e l'introduzione dell'affinamento obbligatorio in bottiglia), si è insomma completata la fase di evoluzione del disciplinare, durata più o meno dieci anni. Con la Gazzetta Ufficiale n. 157/1996, inoltre, il disciplinare di produzione del Brunello aveva già avuto importanti innovazioni: l'introduzione della regolamentazione del termine "vigna" (è possibile iscrivere all'albo dei vigneti una vigna con un proprio nome; le uve ed i vini derivati devono rispettare norme più restrittive rispetto alle tipologie senza tale indicazione), la possibilità di fare la scelta vendemmiale (cioè distinguere sino dal momento della vendemmia il Brunello dal Rosso o dal Sant'Antimo Rosso), l'obbligo di effettuazione di un periodo di affinamento in bottiglia di 4 mesi per il tipo "annata" e di 6 mesi per la "Riserva", l'obbligo di imbottigliamento nella zona di produzione (cioè nel solo comune di Montalcino), a dimostrazione dello strettissimo legame tra prodotto e territorio.


I primati "legislativi": si può chiamare Brunello solo il vino prodotto ed imbottigliato nel comune di Montalcino (la zona di produzione fu delimitata già nel 1932 dalla Commissione del Ministero dell'Agricoltura), un territorio con un microclima ottimale e con una struttura fisico-chimica particolare. E' stato uno dei primi vini ad ottenere la Denominazione d'Origine Controllata (Doc) con il Decreto del Presidente della Repubblica del 28 marzo 1966 ed il primo vino italiano ad avere la Denominazione d'Origine Controllata e Garantita (Docg) con il Decreto del Presidente della Repubblica del 1 luglio 1980. Montalcino è il primo "caso" in Italia in cui da un vitigno si possono ottenere due vini a denominazione d'origine: il Brunello ed il Rosso. La produzione di Brunello, soprattutto dagli anni Ottanta, ha riscontrato una definitiva e generalizzata evoluzione qualitativa, seguita da una costante affermazione di notorietà ed immagine nel mondo. Questo vino è oggi sicuramente considerato la punta di diamante della produzione italiana.


Le annate migliori: dal dopoguerra ad oggi, "a cinque stelle", sono state giudicate ufficialmente le annate 1945, 1955, 1961, 1964, 1970, 1975, 1985, 1988, 1990, 1995, 1997.


La gastronomia: il Brunello di Montalcino è un vino eccellente per le carni rosse, per la selvaggina da pelo e da penna, eventualmente accompagnati da funghi e tartufi. Trova anche abbinamento ottimale con i formaggi stagionati (tra cui il Parmigiano Reggiano ed il Pecorino Toscano) e con piatti, sempre a base di carne, della grande cucina internazionale. Il Brunello è indicato anche come "vino da meditazione" soprattutto se di grandi annate, ben conservate ed all'apice della loro evoluzione qualitativa. La bottiglia va comunque stappata con un certo anticipo prima della degustazione; specialmente per la "Riserva" o per le annate più vecchie, è consigliabile la decantazione in caraffa di cristallo, al fine di ossigenarlo e di proporlo quindi nella sua totale purezza. Il Brunello deve essere servito a temperatura di 18/20°, in appositi bicchieri di cristallo (forma ampia, panciuta, al fine di poterne cogliere il bouquet).
Nel '99, con un progetto realizzato dalla Confederazione Nazionale Artigianato (CNA) di Siena e dal Consorzio del Brunello, un pool di cristallieri di Colle Val d'Elsa, designer, enologi hanno creato una linea ad hoc di cristalli per tutti i vini di Montalcino.


La produzione media: 5.000.000 bottiglie (il numero varia a seconda della qualità dell'annata), che - secondo alcune indagini del Consorzio - il 64% è venduto all'estero (i principali Paesi sono gli Usa per il 22%, la Svizzera per il 13%, la Germania per il 11%, il Canada per il 3,5%) ed il 36% è andato sul mercato interno (Toscana 4%; resto del Centro Italia 5%; Nord Italia 7%; Sud Italia 1%; Montalcino 19%, di cui l'10% diretta in azienda, una percentuale che dimostra come sia in atto il "turismo del vino".


La produzione media degli altri vini di Montalcino: il Rosso di Montalcino Doc (3.000.000 bottiglie), il Moscadello Doc (100.000 bottiglie), i vini bianchi e rossi della nuova Doc Sant'Antimo (1.000.000 bottiglie), i "supertuscans" (500.000 bottiglie), i vini Igt (3.000.000 bottiglie). Dalle vinacce di Brunello si produce la grappa (250.000 bottiglie).


I produttori: sono 210 (di cui 141 imbottigliatori) per un totale di 1.450 ettari iscritti all'albo del Brunello (complessivamente gli ettari a vigneto nel territorio di Montalcino sono 2.80). La dimensione delle aziende (per superficie a vigneto): 22% inferiore ad un ettaro; 29% tra 1/3 ettari; 15% tra 3/5 ettari; 15% tra 5/15 ettari; 9% tra 15/100 ettari; 1% sopra i 100 ettari; 9% sono imprese esclusivamente commerciali. Il 98% dei produttori sono iscritti al Consorzio del Brunello, l'organo di tutela e di controllo del vino di Montalcino (costituito il 18 aprile 1967).


Il prezzo medio a bottiglia (al pubblico): dalle 50.000 alle 140.000 lire (varia comunque dall'annata e da azienda).


Il giro d'affari: nel 2001, il vino di Montalcino (soprattutto il Brunello), oltre a sostenere un'economia dal fatturato di 130 milioni di euro (oltre 251 miliardi di lire), dà lavoro a 800 occupati a tempo pieno e 600 avventizi (la disoccupazione reale è sul 2%). Il Brunello, in particolare, grazie alla qualità e anche ad una accurata politica di tutela e di immagine, regna ormai al vertice della grande critica internazionale.


I “futures” sul Brunello: il Brunello, soprattutto in questi ultimi anni, è ritratto anche come un buon investimento, con paragoni ad azioni dal rendimento sicuro. Un successo, forse senza precedenti, che ha portato, nel settembre '96 (sull'annata '95, quella in commercio nel 2000), una delle case vinicole di Montalcino più famose (Castello Banfi, ovvero il più grande investimento del vino in Italia), all'applicazione di uno strumento di vendita innovativo per l'Italia, quello della vendita "en primeur", operazione che è poi stata seguita da altre importanti aziende di Montalcino e d'Italia. L'operazione, mutuata dalla Francia, è stata personalizzata dal genio creativo italiano. Si tratta di un vero e proprio investimento in vino, di un "gioco-scommessa" sulla rivalutazione che quel prodotto avrà nel corso del tempo: il cliente paga in anticipo il vino ed il produttore gli consegna un certificato (che è cedibile) che gli dà il diritto a ritirare il vino (6 bottiglie) ad una determinata scadenza (generalmente dopo cinque anni). La corsa all'acquisto dei "futures" (che stanno dando dei buoni "rendimenti") conferma che i vini pregiati, soprattutto i grandi rossi a lungo invecchiamento, possono davvero trasformarsi da semplice passione in occasione d'investimento. Il segreto dell'affermazione di questi "futures" deve essere ricercato, in primis, nell'alta qualità e prestigio del Brunello e delle case vinicole, nella forte richiesta sul mercato, nell'esistenza di un "plus" di prodotto legato all'immagine ed al territorio di Montalcino, nella longevità del vino, nel valore dell'annata scelta per l'operazione, nella limitatezza di bottiglie e nella grande attenzione dei mass-media. Dal meccanismo dei "futures" tutti possono trarre beneficio: le imprese vinicole di Montalcino, che, con questo nuovo sistema di vendita, hanno la possibilità di incassare velocemente somme ingenti, di favorire un anticipato ammortamento dei costi, di facilitare gli investimenti anche in funzione del miglioramento della qualità del prodotto; gli acquirenti, che si assicurano il Brunello, vino quantitativamente limitato, e trovano anche una buona remuneratività (sia nel caso d'acquisto di bottiglie da rivendere per guadagnare che come forma d'acquisto vantaggiosa di vino per il piacere personale); le enoteche, che sono il canale di vendita che di più può far affermare nel consumatore questa nuova cultura dell'investimento in vino (anche se alcune aziende, come Antinori e Frescobaldi, hanno realizzato i "futures" con Mediobanca, legandoli ad un prestito obbligazionario emesso dalla banca d'affari milanese). In realtà, soprattutto per queste ultime annate, il meccanismo di vendita, anche per gli altri produttori, si avvicina molto a quello dei "futures": il Brunello è ordinato spesso con diversi anni d'anticipo ed i rapporti con la clientela presuppongono un'elevata fiducia e costanza nella presenza del prodotto sul mercato.


Le previsioni dei mercati: i vini di Montalcino, negli ultimi anni, stanno assestandosi sui mercati nei quali sono presenti da molti decenni, ma anche espandendosi su nuovi mercati e aree nelle quali la domanda di vini italiani di qualità è in netta crescita sia sull'onda di una crescente immagine che sulla scia di un rinnovato interesse intorno alla cucina italiana. Le previsioni di mercato sono, dunque, buone e diversi sono gli indicatori che consentono tale affermazione: in primis, la posizione acquisita a livello internazionale dai vini di Montalcino, ormai un classico della produzione enologica mondiale d'alto pregio. Per i mercati nei quali i vini si sono già affermati, la domanda rimane sostenuta, mentre i nuovi mercati stanno richiedendo i vini di Montalcino, l'offerta rimane ai livelli non eccessivi. In generale, poi, esistono sia una favorevole congiuntura internazionale sia un forte interesse intorno ai vini rossi, molto rivalutati per i positivi effetti salutistici di un consumo moderato.


Il Brunello al top della classifica dei valori fondiari: secondo un'indagine sul mercato fondiario (1999), effettuata dall'Istituto Nazionale d'Economia Agraria (Inea), la quotazione di un ettaro di vigneto di Brunello di Montalcino è sui 210.000 euro (400 milioni), uno dei valori più alti in assoluto e tra i leader nei fondi vitivinicoli.


Il "caso" Montalcino: da alcuni anni, Montalcino sta impiegando al meglio l'immagine del Brunello per proporre in Italia e all'estero anche altri prodotti tipici di queste campagne come l'olio, il formaggio, i salumi, il miele, i dolci. Di fatto, esiste un "marchio" Montalcino che, grazie alla qualità dei prodotti ed alla serietà dei metodi di produzione, che coniugano tradizione e innovazione tecnologica, riesce ad utilizzare, in maniera positiva ed in ottica moderna, le risorse agricole del territorio. Questo sistema ha permesso di sviluppare, conservando intatte sia l'identità che le peculiarità del territorio, anche un'attività agrituristica e turistica d'ottimo livello. In un studio (anno 1997), l'Università Bocconi di Milano ha stimato il valore del marchio "Montalcino" in 500 miliardi di lire.


I vip: Bill Clinton, Gerhard Schoeder, Tony Blair, Saul Bellow, Matt Dillon, Anthony Hopkins, Sharon Stone, Ivana Trump, Richard Gere, Cindy Crawford, Mel Gibson, Stevie Wonder, Bruce Springsteen, Sting, Michael Schumacher, Giovanni Agnelli, Massimo D'Alema, Luciano Pavarotti, Nino Manfredi, Marcello Lippi, Gianluca Vialli, Gabriel Batistuta, Alberto Tomba, Deborah Compagnoni, Yuri Chechi, Mario Luzi, Umberto Eco, Dacia Maraini, Antonio Tabucchi, Ottavio Missoni, Oliviero Toscani, Vittorio Sgarbi, Susanna Tamaro, Enzo Biagi: sono soltanto alcuni dei personaggi famosi che "amano" il Brunello. Questo vino è un protagonista a pieno titolo di tanti fatti e storie: non si contano, in tutto il mondo, le cene ufficiali offerte da Capi di Stato e Primi Ministri, durante le quali è stato servito un Brunello di Montalcino, vino cui dovrebbe essere assegnato un premio onorifico anche solo per aver contribuito alla risoluzione di complicati affari di Stato. E' stato, infatti, sulle tavole di personaggi come la regina Elisabetta d'Inghilterra, il principe Carlo d'Inghilterra, l'imperatore del Giappone Akihito. Papa Giovanni Paolo II lo apprezza più di ogni altro vino italiano. Il Brunello è inoltre uno dei vini preferiti dal capo dello Stato Carlo Azeglio Ciampi e del presidente del Consiglio Giuliano Amato.
Nel 1988, in occasione del "Centenario" del Brunello, il produttore Franco Biondi Santi, ricevuto insieme al sindaco di Montalcino Mario Bindi, in udienza privata dal Presidente della Repubblica Francesco Cossiga, ha donato al Capo dello Stato una bottiglia del 1888, che resta la testimonianza concreta più antica del "fenomeno" Brunello.


I giudizi delle principali "Guide" d'Italia: il "Gambero Rosso-Arcigola Slow Food", nella guida "Vini d'Italia 2001", ha selezionato 40 aziende ed hanno ottenuto il massimo riconoscimento di "tre bicchieri", le seguenti aziende: Castello Banfi, Casanova di Neri, Siro Pacenti, Val di Suga. La Castello Banfi acquisisce la "stella" (che sta ad indicare che l'azienda ha ottenuto negli anni 10 "tre bicchieri" per i vini prodotti). La "Guida di Veronelli 2001" ha scelto 66 aziende: il riconoscimento delle "super tre stelle" al Canalicchio di Sotto di Lambardi, La Cerbaiola di Salvioni, Siro Pacenti, Valdicava, Case Basse (per due vini) e Pieve Santa Restituta. Per "DuemilaVini" dell'Associazione Italiana Sommeliers (Ais), le aziende in guida sono 39: hanno ottenuto i "cinque grappoli", cioè il massimo del riconoscimento, Agostina Pieri, Lisini (per due vini), Salvioni, Sesti, La Poderina, Pian delle Vigne, Casanova di Neri, Val di Suga, Ciacci Piccolomini d'Aragona. Luca Maroni ha censito ben 92 produttori. Le aziende entrate nelle varie graduatorie di Maroni sono: "graduatoria consistenza media": Salicutti, La Poderina, Cantina di Montalcino; "graduatoria equilibrio medio": La Poderina; "graduatoria migliori vini": Fabius Sant'Antimo di Ciacci Piccolomini, Brunello di Montalcino 1995 di La Poderina, Brunello di Montalcino 1995 di Cantina di Montalcino, Rosso di Montalcino 1998 di Castello Banfi, Brunello di Montalcino 1995 di Il Marroneto, Brunello di Montalcino 1995 di Marchesato degli Aleramici, Brunello di Montalcino 1995 di Le Chiuse di Sotto.


I giudizi dei principali "wine writer" Usa: la "bibbia del vino", l'americano "Wine Spectator", ha inserito nell'importante "Top 100": al 13 posto, il Brunello di Montalcino Montosoli 1995 di Altesino (96/100); al 51 posto, il Brunello di Montalcino Tenuta Nuova 1995 di Casanova di Neri (94/100); al 65 posto, il Cabernet Sauvignon Sant'Antimo Tavernelle 1997 della Castello Banfi (92/100). Inoltre, nei suoi assaggi, James Suckling, su 70 Brunello passati in rassegna, ne ha "promossi" 67 (di cui 28, oltre i 90 punti, e 30, tra i 90/85 punti). I 10 migliori assaggi di Suckling sul '95 sono: Altesino Montosoli, Podere Salicutti, Casanova di Neri "Tenuta Nuova", Eredi Fuligni Vigneti Cottimelli, Due Porte/Gorelli, Conti Costanti, La Fortuna, Siro Pacenti, Villa Poggio Salvi, Tenuta La Carlina "La Togata". Le aziende di Montalcino, selezionate per la qualità dei loro vini dal famoso "wine writer" americano Robert Parker, sono Altesino, Poggio Antico, Argiano, Canalicchio di Sopra (Pacenti), Castiglion del Bosco, Cerbaia, Cerbaiona, Ciacci Piccolomini d'Aragona, Costanti, Due Portine (Gorelli), Friggiali, La Fuga, Fuligni, La Gerla, Il Marroneto, Pertimali, Pieve Santa Restituta, La Poderina, La Rasina, Salvioni, Scopetone, Soldera, Uccelliera, Valdicava, Vitanza.


"Wine Spectator", un Brunello nei 12 vini del Novecento: "Wine Spectator", la più importante rivista di vino nel mondo, ha eletto, unico vino italiano, nei dodici "grandi" del Novecento, il Brunello Riserva Biondi Santi 1955. Il vino di Montalcino è in compagnia, tra gli altri, dello Chateau Margaux 1900, Chateau Mouton Rothschild 1945, Chateau Petrus 1961, Penfolds Grange 1955, Chateau Cheval Blanc 1947, Domaine de la Romanée-Conti 1937, Chateau d'Yquem 1921.


La curiosità: il Brunello è addirittura protagonista di un giallo di Agatha Christie, dove il colpevole dichiara: "al momento del delitto stavo degustando con gli amici una bottiglia di Brunello di Montalcino del millenovecento...". E l'alibi cadde perchè quell'annata di Brunello, come tutte quelle non ritenute all'altezza, non era stata prodotta.

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