Negli ultimi anni il business del vino, a livello mondiale, è aumentato decisamente in volumi. Grazie, va detto, alla crescita costante di mercati come gli Usa, ad oggi il n. 1 al mondo, alle fiammate della Cina e dell’area asiatica più in generale, alla sostanziale tenuta di Paesi come Germania e Regno Unito e all’affacciarsi o all’affermarsi, sulla scena enoica, di tante realtà come Canada, Nord Europa, Australia, Sud America e qualche Paese dell’Africa, che hanno compensato il deciso calo dei consumi registrato nei Paesi storici come Italia, Francia e Spagna. Un trend di crescita che sembra continuare, anche se ad un ritmo più lento che nel recente passato, almeno guardando ai “2015 Wine Trends” nell’ultimo “Adult Beverage Report” di Technomic, una delle più grandi società mondiali delle ricerche di mercato, con sede in Usa, che ha tracciato le risposte e i dati di oltre 1.250 brand del vino e di oltre 120 player del mercato di tutto il pianeta (www.technomic.com).
Nel 2014, infatti, l’industria enoica ha visto una crescita in volume appena dell’1%, e lo stesso dato si prevede a chiusura del 2015. E sarebbe il più basso degli ultimi anni, visto il +2,2% del 2010, il +5,2% del 2011, il +2,2% del 2012, ed il più 1,3% del 2013. Una striscia positiva, in ogni caso, ma che mostra come, evidentemente, la crescita del vino stia rallentando il suo ritmo. Un fenomeno dovuto a più fattori, come spiega Donna Hood Crecca, senior director di Technomic: “i principali motivi di questo rallentamento sono la frenata della crescita dei consumi procapite, e la proliferazione di marchi, stili di produzione, territori e varietà di scelta, che rischia di disorientare e spaventare sempre di più molti consumatori, nonostante sempre più persone si appassionino al vino e cerchino di accrescere la loro conoscenza in materia”.
E va tenuta in conto, in ogni caso, spiega Technomic, la concorrenza degli spirits e della birra, sempre più attenti a conquistare l’attenzione dei consumatori e le occasioni di consumo. In ogni caso, emerge anche chiaramente, ed è una conferma, che chi vuole bere vino focalizza sempre più la sua attenzione su quello che c’è dietro alla bottiglia, alle storie, ai metodi di produzione ma anche, e non per ultimo, sul packaging.
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