Il commercio enoico nel mondo vale, come si sa, 164 miliardi di dollari: un fiume “gonfiato” da tanti “affluenti”, prima di tutto la grande distribuzione, il cosiddetto “off-trade”, dove viene acquistato il 71,7% del vino, grazie a big degli ipermercati come la francese Carrefour e l’inglese Tesco. È un dato, però, che va adeguatamente approfondito, perché se è vero che due terzi degli acquisti francesi avviene tra gli scaffali della gdo, in Cina la percentuale sale al 75%, mentre il Germania crolla al 46%. Un segnale importante, perché è proprio il mercato asiatico che trainerà le vendite ed i cambiamenti futuri da qui al 2020, come ricordano i ricercatori di Wine Intelligence che, nel report “Distribution in the World and Expected Changes by 2020”, hanno dipinto il quadro del commercio vinicolo del futuro, in cui peseranno sempre di più la grande distribuzione e le vendite on line, a scapito dei consumi fuori casa, al bar, al ristorante, ma anche in enoteca. La ricerca, basata sui dati di Vinexpo relativi ai 18 Paesi in cui si consumano i tre quarti di tutto il vino prodotto ogni anno, sottolinea in modo particolare l’influenza della Cina che, se nel 2007 era un mercato ancora marginale, dal 2011 è il punto di riferimento. E proprio a Pechino, dove lo strapotere della gdo è maggiore, il futuro delle enoteche e dei ristoranti è più radioso, grazie ad una crescita costante che riguarda ogni aspetto delle vendite enoiche, compreso l’e-commerce, con gli acquisti di vino on line che coinvolgono il 27% dei consumatori, una percentuale superiore a quella di Giappone, Brasile e Gran Bretagna, che inseguono il gigante asiatico. Numeri che, nel 2020, sono destinati a crescere quasi ovunque, dalla stessa Cina, dove il 47% della popolazione comprerà on line le proprie etichette preferite, al Giappone, dalla Gran Bretagna all’Australia, fino alla Germania, mentre in Francia e Russia l’e-commerce subirà una stagnazione. Una tendenza che, nei prossimi anni, premierà l’acquisto diretto dalle aziende, cementificando il rapporto tra vignaioli e consumatori, che, già oggi, in alcuni casi, possono scegliere addirittura di personalizzare il proprio vino creando un proprio blend.
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