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IL FUTURO DEL COMPARTO VINICOLO PASSA ANCHE ATTRAVERSO I VINI A RIDOTTO TENORE ALCOLICO. LO CONFERMA UNA RIFLESSIONE SULL’ARGOMENTO DI ESPERTI NELLA “GIORNATA DI STUDIO” NELLE MARCHE

Per la prima volta in Italia, un incontro con esperti di livello internazionale per approfondire tutti i controversi aspetti della delicata tematica della riduzione del tenore alcolico nel vino. Parte, quindi, dalle Marche il primo confronto in Italia su un tema di scottante attualità, che non manca di riservare importanti implicazioni su più fronti. Il futuro del settore vitivinicolo passa anche per i vini a bassa gradazione alcolica? Quali le ragioni alla base della riduzione alcolica? Quali sono i reali vantaggi previsti sui mercati internazionali, soprattutto alla luce dell’incerto scenario che caratterizza questo delicato momento storico per il mitico nettare di Bacco? Queste alcune delle domande al centro della riflessione avviata a Castelfidardo, su iniziativa dell’Istituto marchigiano di tutela dei vini, nella giornata di approfondimento su uno dei temi più scottanti e attuali del mondo del vino italiano e non solo.

Coordinati da Marcello Masi, vicedirettore di Rai-Tg2 e curatore della rubrica “Eat parade”, hanno discusso della questione Federico Castellucci, direttore Oiv (Organizzazione internazionale della vite e del vino), Roberto Ferrarini (Università di Verona), Ulrich Fischer (Centro Servizi Rurali Rheinpfalz, Germania), Lucia Bailetti (Centro Italiano di Analisi Sensoriale).

Al di là di valutazioni preconcette, la riduzione del grado alcolico è una realtà prevista dalla normativa vigente e, pertanto, è indispensabile approfondirne la ricerca, in quanto a livello internazionale si stanno sviluppando queste nuove tecniche che già registrano significativi riscontri sui mercati. D’altro canto, basandosi su tecniche puramente fisiche e non chimiche, la dealcolazione consente di mantenere invariato il profilo del vino senza intaccarne caratteristiche e struttura e si presenta come una metodologia particolarmente efficace di fronte a problematiche come quella dei mutamenti climatici in atto.

“Basti pensare - ha sottolineato Alberto Mazzoni, enologo e direttore dell’Istituto marchigiano di tutela dei vini - che, in Australia, nel ventennio tra il 1984 ed il 2004 si è assistito ad un aumento di circa due gradi alcolici e, di conseguenza, la riduzione dell’alcool è una realtà che va presa in seria considerazione, in quanto è orientata ad esaudire la richiesta dei mercati nazionali ed esteri, soprattutto alla luce delle risultanze di questo workshop che conferma la sicurezza del procedimento, paragonabile ad un semplice filtraggio, peraltro già previsto dalle leggi vigenti, e senza implicazioni di carattere salutistico o sanitario. Pertanto, la riduzione alcolica va considerata come uno strumento alternativo ad altre tecniche, alla stregua dell’infittimento degli impianti”.

Ma a sollecitare questo tipo di “alchimia” anche considerazioni di carattere sociale, quali i nuovi stili di consumo, l’attenzione crescente nei confronti di un corretto regime alimentare, nonché l’aspetto normativo in relazione alla circolazione stradale, che obbliga a mantenere sotto controllo l’assunzione di bevande alcoliche. Infatti, gli ultimi studi indicano che in Italia il consumo medio è sceso al di sotto dei 40 litri annui e, pertanto, ha aggiunto Mazzoni “si pone il problema di far riavvicinare la gente al consumo quotidiano del vino: prodotti che presentano una gradazione minore o pari ai 12° possono indubbiamente contribuire a risollevare il trend. Fino ad ora le guide di settore sono state orientate a premiare vini strutturati e con una elevata componente alcolica, mentre oggi il consumatore si sta probabilmente orientando verso altri stili di consumo. Ciò impone a tutti gli attori del sistema-vino una seria riflessione”.

“Siamo veramente orgogliosi - ha concluso Mazzoni - di essere i primi in Italia ad affrontare ed approfondire una tematica che può sicuramente rappresentare un’ulteriore opportunità, offerta ai produttori, per ottenere positivi riscontri sui mercati della domanda ed una giusta remunerazione per il loro lavoro”.

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