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IL FUTURO DEL VINO ITALIANO SI GIOCA ALL’ESTERO, IN UN MONDO ENOLOGICO CHE VIVE DI CAMBIAMENTI REPENTINI: E LA CINA ORA GUARDA ALL’INDIA PER ESPORTARE IL PROPRIO VINO

La rinascita del vino italiano, come testimoniano le stime, passa per l’export, grazie ad una ripresa imponente dei volumi che lasciano lo Stivale per approdare ai quattro angoli del mondo. L’ultima conferma arriva dallo studio “Vinexpo-The Iwsr”, che se, da un lato, riconosce alla Francia il primato di Paese esportatore per fatturato (due volte superiore a quello italiano), vede il Belpaese primeggiare per volumi, visto che, nel 2009, abbiamo spedito all’estero 212,3 milioni di casse da 9 litri, un balzo in avanti, sul 2005, del 31,5%. Ma per continuare ad essere leader all’estero è necessario conoscere il mercato in cui ci si muove, a partire dalla nuova “Terra promessa”, l’estremo Oriente: un bacino di potenziali consumatori che supera i 2 miliardi di persone, un’economia che galoppa, ma anche una capacità impressionante di sopperire alle nuove necessità. La Cina, entro il 2014, diventerà il sesto mercato al mondo per consumo di vino (con un incremento previsto in 4 anni del 19,6% annuo), classifica che vedrà l’India alla posizione n.10. Nuove opportunità per tutti? Può darsi, sicuramente un mercato da presidiare, ma un fatto è da tenere in grande considerazione: il 2011 è lo “Year of China-India Exchange”, l’occasione per la Cina di Hu Jintao, che si scopre sempre più Paese produttore, di mettere le mani sul vicino mercato indiano, cresciuto tra il 2004 e il 2008 del 372%. Ma quali sono ad oggi i numeri della Cina produttiva? Il gigante asiatico vanta circa 400 aziende vinicole sul suo territorio, perlopiù di proprietà del Governo, per una superficie vitata di 390.000 ettari, in grado, secondo le stime, di crescere del 77% nei prossimi 4 anni. Aziende di grandi dimensione quindi, ma che stanno guardando con sempre più interesse all’aspetto qualitativo.

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