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IL “GAJA PENSIERO” SU DIETA MEDITERRANEA & ALTRO. DIALOGO A DISTANZA CON FEDERVINI E COLDIRETTI. GAJA: “NON FARE CONFUSIONE TRA DIETA E STILE MEDITERRANEO, MA ANCHE TRA ALCOOL E ALCOOL. SOLAMENTE IL VINO HA PROFONDA VALENZA CULTURALE …”

Italia
Angelo Gaja

Angelo Gaja prende carta e penna e scrive qualche commento sulle “uscite” del presidente Federvini Lamberto Vallarino Gancia, del presidente di Fedagri Maurizio Gardini e di Coldiretti Sergio Marini.

Per il produttore, forse il nome dell’enologia tricolore più conosciuto all’estero, non bisogna fare confusione “tra dieta mediterranea e stile mediterraneo, ma anche tra alcool ed alcool. Solamente il vino ha profonda valenza culturale ed è parte integrante della dieta mediterranea. L’alcol contenuto nel vino, da 9.000 anni ininterrottamente e con le stesse precise identiche modalità, si forma ad opera dei fermenti secondo processo biologico e naturale. Non vale altrettanto per l’alcol degli aperitivi, distillati, liquori, soft drink. È una differenza profonda e sostanziale che non si può continuare ad ignorare”.

“La vendemmia verde, attuata per la prima volta nel 2010, ha reso consapevoli i viticoltori della destinazione dell’uva. Produrre per distruggere offende la loro dignità. È il segno positivo di una ritrovata moralità dopo che per oltre 30 anni gli amministratori di una parte delle cantine sociali italiane avevano mandato alla distillazione/distruzione centinaia di milioni di ettolitri di vino senza che la loro dignità ne fosse offesa”.

“L’Ocm vino, dopo lungo negoziato, ha introdotto misure atte a riequilibrare il mercato del vino. Non fu possibile allora eliminare la pratica dell’arricchimento (zuccheraggio, mosto concentrato rettificato) che costituisce la causa prima della sovrapproduzione di uva, incoraggiandola, esasperandola, dando la certezza che sarà poi possibile correggere in cantina le carenze imputabili ad una viticoltura di rapina. Aveva visto giusto Bruxelles nel volere contrastare la sovrapproduzione perché questa costituisce la piaga che deprime il prezzo dell’uva ed abbatte il reddito dei viticoltori. Riaprire il negoziato in favore del mosto concentrato rettificato è una causa persa, nasconde sicuramente altri obiettivi. L’Italia si faccia invece paladina di un atteggiamento virtuoso: riconosca senza esitazioni la praticità e la bontà della pratica dello zuccheraggio, ma chieda che in Europa essa venga tassata e che i proventi vengano destinati all’educazione ed alla diffusione del corretto consumo del vino presso le nuove generazioni”.

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