Il grande caldo costante di queste settimane, con temperature da tempo ben sopra la media, per il vino, è un problema che non coinvolge solo la vigna e la parte produttiva, ma anche quella della logistica. Perchè le alte temperature possono diventare un problema, non tanto nella fase di stoccaggio, visto che le cantine più importanti e i magazzini dei distributori sono ormai una sorta di bunker tecnologici, isolati e con temperature costanti, quanto in quella di trasporto, in camion, container e così via. Con il rischio di danneggiare la qualità di bottiglie rarissime e molto preziose, ma non solo. E così la filiera si attrezza, ritardando le spedizioni, quando possibile, in attesa di temperature più miti, o studiando soluzioni alternative, ma più costose.
Come conferma, a WineNews, Marcello Meregalli, alla guida del Gruppo Meregalli, tra le realtà più importanti della distribuzioni di fine wine in Italia, con brand come Tenuta San Guido, Argiolas, Speri, Oddero, Nino Franco, Badia a Coltibuono, ma anche Domaines Barons de Rothschild, Chateau d’Yquem, Penfold, Bollinger, Francis Ford Coppola Winery, tra gli altri. “Il grande caldo danneggia il vino, non tanto il prodotto in sé, quanto il tappo e la trafilatura, perchè se la temperatura sale molto, spinge in alto tappo e vino, ci possono essere fuori uscite di prodotto e quindi si rovina l’estetica, ed entra aria nella bottiglia, che chiaramente non fa bene. E questo danneggia soprattutto i grandi formati. In questi giorni per alcune consegne non rinviabili abbiamo riattivato un corriere che fa anche alimentare e catena del freddo, come abbiamo fatto per esempio per del Bordeaux destinato alla Sardegna. Certo è che se l’andamento delle temperature così elevate non sarà più questione di qualche giorno, ma strutturale, dovremmo studiare una logistica diversa, soprattutto in fase di trasporto, perchè magari oggi si corre il rischio di fare una tratta con camion coibentati ed a temperatura controllata, ma poi una parte di percorso con mezzi non adeguati per il caldo eccezionale. Ed è chiaro che se il carico resta, magari per qualche ora, fermo sotto il sole rovente in autostrada, ci sono dei rischi. Utilizzare la logistica che trasporta i generi alimentari e quindi gestisce la catena del freddo, oggi, mette al riparo da danni ed eventuali sostituzioni di prodotto, ma ha costi molto più elevati della norma”. “Tra le attività del distributore, oltre a rappresentare le case nel mercato, rientrano numerosi servizi, tra i quali troviamo l’importantissima fase del trasporto- aggiunge Carlo Alberto Sagna, alla guida di Sagna, che in Italia distribuisce soprattutto grandi vini di Francia come Domaine de La Romanee Conti, Louis Roederer, Chateau Margaux, Chateau Palmer, Petrus, Chateau Mouton Rotschild, Chateau Cheval Blanc, ma non solo - a cui rivolgiamo una particolare attenzione, soprattutto quando si parla di fine wine. Vini che, considerato l’elevato valore - molto spesso disponibili in esigua quantità - necessitano di essere trattati con minuziosità in ogni momento, dallo stoccaggio alla fornitura del cliente finale. La nostra società interrompe i trasporti dei vini di pregio da almeno trent’anni, da quando si è iniziato a trattare questa tipologia di vini. Da ben prima, dunque, di quest’ultimo decennio, in cui abbiamo iniziato a vedere concretamente gli effetti del cambiamento climatico e il relativo innalzamento delle temperature, non più come episodi sporadici. Per noi e per i nostri fornitori è sempre stata una scelta quasi obbligata sospendere le vendite e spedizioni di questo tipo di vini, per rispettare il lavoro del produttore, dalla vigna alla cantina, il prodotto, il cliente e soprattutto il consumatore finale. Il fattore tempo nel vino è una variabile che incide in molti aspetti, e non dovrebbe stupire questo déblocage dedicato ai fine wine anche in caso di impiego di mezzi autorefrigerati. In qualsiasi caso, ci devono essere le condizioni ideali per il trasporto di questi prodotti che, ricordiamolo, affinano in cantine a temperature controllate e non devono subire le cosiddette “botte di calore””.
Un tema, quello dell’attenzione alla temperatura di trasporto, che si fa tanto più importante in periodi come quello che stiamo vivendo, ma che i produttori di fine wine monitorano da sempre. Ma se c’è chi sostanzialmente spedisce tutto da fine settembre e quindi, pur prestanto attenzione, particolari problemi non li avverte, come fanno sapere dalla griffe del Barolo Monfortino Giacomo Conterno, c’è anche chi segnala che in vista del grande caldo, che era atteso, gran parte delle spedizioni è stata anticipata, ed il resto riprenderà ad ottobre, come testimoniano dalla Tenuta San Guido, culla del Sassicaia, c’è chi, per ora, ha detto stop, come spiega a WineNews Giampiero Bertolini, alla guida di Biondi Santi, culla del Brunello di Montalcino di proprietà del gruppo Epi (che, di recente, ha acquisito anche la griffe del Chianti Classico, Isole e Olena).
“Noi abbiamo fermato le spedizioni in Italia da 20 giorni, e le riprenderemo a fine agosto - spiega Bertolini - perchè non possiamo avere garanzie che i corrieri, nelle varie fasi, con questo caldo eccezionale, possano trasportare il prodotto in condizioni perfette. L’obiettivo primario per noi è sempre quello di salvaguardare la qualità, anche perchè con queste temperature basta poco per fare danni. Il vero problema è lo sbalzo di temperatura: magari, in un attimo, si passa dai 16 gradi del magazzino a temperature esterne di 40 gradi, e questo danneggia il prodotto. È la prima volta che facciamo una cosa del genere, i clienti e gli agenti hanno capito e hanno accettato la cosa senza proteste. Verso l’estero è diverso - aggiunge Bertolini - perchè tutto viene spedito in container refrigerato, qualche garanzia in più c’è, anche se abbiamo comunque rallentato le spedizioni, con il grosso che ripartirà a settembre. Ma sull’estero - aggiunge Bertolini - con una società che si chiama eProvenance, stiamo facendo una sperimentazione, un test attraverso dei sensori che vengono applicati sui pancali, a tre livelli di altezza, sigillati, che poi ci vengono restituiti una volta che viene aperto il pancale. E dai quali potremo sapere tutta la storia di quel pancale in merito alle temperature, da quando lascia la nostra cantina a quando arriva al magazzino di destinazione. Per ora abbiamo effettuato qualche spedizione in diversi Paesi del mondo, dal Nord America all’Asia, e vedremo poi i risultati”.
A dire la sua è anche Renzo Cotarella, enologo, top manager del vino italiano e ad di una realtà leader come la Marchesi Antinori: “la tematica c’è, e tendenzialmente se si può non spedire quando è molto caldo è la scelta migliore. Ovviamente, serve buon senso, perchè in certi casi non spedire vuol dire non essere sul mercato. Bisogna cercare di attrezzarsi con spedizioni refrigerate e corrieri che danno garanzie, ma è un tema di cui si parla, e, per esempio, anche molti clienti che abbiamo all’estero già per loro scelta preferiscono fare ordini su maggio e poi in ottobre, evitando i trasporti nei mesi più caldi. Ma sono d’accordo nel dire che certi grandissimi vini hanno bisogno di una cura maggiore, e quindi trovo corretto non farli viaggiare quando le temperature sono molto elevate, come nei giorni che stiamo vivendo ultimamente”. Testimonianze di un cambiamento climatico e di un riscaldamento delle temperature che, evidentemente, impatta su molti più aspetti della filiera del vino di quanto a volte non si pensi.
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