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LO SCENARIO

“Il mercato delle aste sta cambiando. E l’Italia è vincente grazie al rapporto qualità-prezzo”

Le riflessioni di Raimondo Romani, guida di Geraldini & Romani Wine Auction, che festeggia 20 anni con “The Perfect Provenance Auction” ad Hong Kong
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Raimondo Romani, guida di Geraldini & Romani Wine Auction, che festeggia 20 anni

“Il rapporto qualità-prezzo è la vera forza del vino italiano, anche nel mercato delle aste. Un mercato che è cambiato: dobbiamo tornare ad invogliare gli appassionati che cercano l’affare, anche per questo partiamo da quotazioni di base più basse, sperando nell’entusiasmo e nei rilanci. Ma l’epoca della speculazione sui grandi vini è alle spalle: si sta tornando alla logica di chi cerca grandi bottiglie a prezzi interessanti per comprarle e berle, come fanno gli appassionati, non per investire”. Parola di Raimondo Romani, alla guida di Geraldini & Romani Wine Auction, la prima casa d’aste Italiana specializzata in vino, ormai punto di riferimento del vino italiano ad Hong Kong, dove ha trovato casa stabile, e dove celebrerà, il 13 aprile, 20 anni di attività, con “The Perfect Provenance Auction”, asta dedicata ai grandi vini Italiani con una provenienza perfetta, ovvero tracciabile dall’uscita dalla cantina ad oggi (anticipata da diversi eventi di presentazione, come quello di domani sera, 22 marzo, al Ristorante BluHouse del Rosewood Hotel ad Honk Kong, dedicata alla culla del Brunello di Montalcino, Biondi Santi, degustazioni di alcune grandi annate di Brunello di Montalcino e di Brunello di Montalcino Riserva, inclusa la mitica Riserva 1955, alla presenza del ceo, Giampiero Bertolini, ndr).
“D’altra parte la provenienza, che garantisce anche una corretta conservazione, è, insieme al prezzo, uno degli aspetti più importanti per gli acquirenti asiatici”, sottolinea la casa d’aste. Che, come spiega il catalogo, con un focus particolare sulla Toscana, dopo anni in cui le vendite sono state focalizzate sui vini del Piemonte, comprende, fra l’altro, “una straordinaria collezione di Masseto e di Ornellaia oltre a nomi del calibro di Biondi Santi, Sassicaia e Le Pergole Torte, ma anche gemme da altre regioni con una produzione limitatissima, come il Semillon 2021 della Tenuta di Fiorano; una icona - perduta ed appena ritrovata grazie alla passione del Principe Alessandrojacopo Boncompagni Ludovisi - eccellenza della produzione enologica della capitale, dove la casa d’aste ha mosso i primi passi prima di trasferirsi stabilmente in Asia nel 2011”.
Un’occasione, la presentazione di questa asta che apre i 20 anni della Geraldini & Romani Wine Auction, per riflettere anche su alcuni temi che riguardano il futuro del vino, con Raimondo Romani. Come la questione dei giovani, che non sembrano appassionarsi più al vino. “Ma in fondo è sempre stato così, a 20 anni nessuno ha mai bevuto molto il vino, è una bevanda che piace più agli adulti. Ma oggi vediamo che i 30enni sono quelli che stanno sostituendo i boomer, è quella la fascia di pubblico che sta emergendo, che ha più soldi da spendere, che ama vivere bene e anche consumare un buon vino, che è parte della nostra cultura e della nostra storia da 3.000 anni”, spiega, a WineNews, Raimondo Romani. Che sottolinea: “festeggiamo i 20 anni di attività guardando ai prossimi venti. Hong Kong ormai è la nostra realtà, qui siamo diventati un punto di riferimento per il grande vino italiano, facendo non solo aste ma anche promozione e cultura, degustazioni ed altre attività, legati comunque all’identità italiana, che va oltre il vino”, sottolinea Romani, che aggiunge: “dopo aver lanciato più volte il cuore oltre l’ostacolo, immaginando che potesse esserci spazio in Italia per una casa d’aste specializzata in vini prima e focalizzando l’attività in Asia attorno alla promozione del vino italiano poi, non posso nascondere la soddisfazione nel registrare che oggi, dopo 20 anni, il vino italiano si collochi, nel mercato dei fine wines, esattamente - racconta Romani - dove mi aspettavo. Ero diventato padre per la seconda volta da pochi giorni, quando mi sono dovuto trasferire per portare la prima asta di soli vini Italiani ad Hong Kong dove: se da una parte, grazie alla rimozione delle barriere doganali, la città era da poco diventata la capitale mondiale delle aste di vino, con un fatturato complessivo del settore che, nel 2010, aveva superato quello dell’intero mercato Usa delle aste enoiche, dall’altra, il mercato delle aste del vino ancora riguardava quasi esclusivamente i vini di Bordeaux con poche eccezioni rappresentate, da alcune etichette di Borgogna. Un salto nel buio … Ma fu un successo grazie al favorevole rapporto qualità-prezzo dei vini Italiani. Negli anni successivi, mentre la Borgogna sostituiva, gradualmente, il primato dei Bordeaux nelle aste, il vino italiano cresceva, fino ad arrivare a giocarsela praticamente alla pari con i cugini d’oltralpe. Oggi, dopo un complessivo riallineamento dei prezzi, anche dei grandi vini di Borgogna, entro livelli più consoni per un bene di consumo, dopo i picchi speculativi registrati in pandemia, si riparte dai fondamentali, ovvero dal vantaggio indiscusso che offre la produzione italiana d’eccellenza, in termini di qualità, identità e prezzo sulla concorrenza internazionale. “Semplificando: oggi i Bordeaux sono considerati per i “boomers”, la Borgogna “overpriced”, l’Italia “money for value” . In fondo le aste sono sempre state, ed a mio giudizio è bene che lo rimangano, il punto d’incontro fra domanda ed offerta per prodotti limitatamente disponibili, ma fungibili, del mercato secondario e non solo una vetrina o uno strumento devoto ad alimentare la speculazione ... Soprattutto oggi che anche tra i “billionaires” la parola d’ordine è sobrietà”.

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