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Il mercato italiano si muove, e il 36,5% delle cantine vede una crescita nel primo quadrimestre 2015 (solo il 9,6% è negativo) sul 2014. Così l’Osservatorio Wine2Wine by Vinitaly. Bene anche l’estero, dove le dimensioni, però, fanno la differenza

Il mercato italiano, che con il 50% del totale rimane di gran lunga il più importante per molti produttori del Belpaese, è lontano dalle performance dell’export, eppur si muove, seppur tra luci e ombre. Emerge dall’ultimo osservatorio di “Wine2Wine”,  format “business to business” by Vinitaly (l’edizione n. 2 sarà di scena a Verona il 2-3 dicembre 2015, www.wine2wine.net), secondo cui il 36,5% delle aziende intervistate (oltre 430 realtà di tutta Italia) ha dichiarato un aumento del fatturato domestico nel primo quadrimestre del 2015 sullo stesso periodo del 2014. Il 53,9% non ha registrato variazioni di rilievo, mentre sono meno di una su dieci (9,6%) le cantine a dichiarare una contrazione delle vendite.
A trainare il mercato sono state le vendite effettuate direttamente in cantina: sei aziende su dieci sono soddisfatte dell’andamento di questo canale, segno che il rapporto diretto è la chiave per far conoscere la propria realtà e fidelizzare vecchi e nuovi clienti, con notevoli vantaggi legati anche alla mancanza di intermediari nella vendita. La soddisfazione è particolarmente diffusa tra le cantine con produzioni comprese tra 100.000 ed 1 milione di bottiglie (67,6%) e fatturati superiori ai 2 milioni di euro, ma in generale questo canale di vendita è positivo anche per le aziende con produzioni e fatturati più limitati.
Situazione complessivamente positiva per i canali distributivi horeca e wine bar (soddisfatte 4 cantine su 10), senza differenze di rilievo relativamente alla dimensione aziendale. Meno diffusa la soddisfazione relativamente alle vendite in enoteca, positiva per il 29,6% delle cantine ma, al contempo, negativa per il 18,4%.
L’e-commerce, invece, realtà di successo nei mercati anglosassoni e asiatici, in Italia ancora stenta: ci punta solo il 35% delle cantine del Belpaese, e si conferma all’ultimo posto anche per quanto riguarda la soddisfazione, con meno del 20% delle realtà che esprimono un giudizio positivo, a fronte di un 38,2% che fatica a raccogliere frutti da questo strumento, complici anche la carenza di persone interamente dedicate, difficoltà nel gestire ordinativi e spedizioni, e criticità nel fissare un prezzo tale da non danneggiare gli altri canali di vendita.
All’estero, invece, dove è strategico il ruolo degli importatori, il 63,6% delle cantine intervistate si dichiara particolarmente soddisfatto di come vanno le cose. In questo caso le differenze a seconda del numero di bottiglie prodotte e del fatturato aziendale sono significative. Dichiara un sentiment positivo, infatti, l’85% delle cantine con fatturato oltre i 10 milioni di euro, il 77,3% di quelle con fatturato compreso tra 2 e 10 milioni di euro, si scende al 57,1% se il fatturato è tra 500.000 euro e i 2 milioni, a 54,2 se tra i 150.000 ed i 500.000 euro, e “appena al 27,3% se il fatturato della cantina non supera i 150.00 euro (ed in questa fascia il 18,2% segnala addirittura un sentiment negativo, assente o marginale nelle altre fasce).
Ancora, parametrando la soddisfazione al numero di bottiglie, sentiment positivo per l’84 delle cantine che superano 1 milione di bottiglie, e per il 69,2% di quelle tra le 100.000 ed il milione, mentre la percentuale scende al 41,2 % per le realtà che non superano le 100.000 (con un 14, 7% che indica sentiment negativo).
Guardando alla Gdo estera in particolare, poi, il 47% delle realtà giudica positive le performance del canale, contro un 27% che, al contrario, non è per nulla soddisfatto di come vanno le cose. E anche qui la differenza è evidente nel momento in cui si analizza il dato in profondità, con un crollo nella soddisfazione per aziende con fatturati inferiori a 500.000 e produzioni sotto le 100.000 bottiglie.

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