
I grandi vini del mondo, da più di trent'anni, si bevono in bicchieri progettati e relaizzati dalla Riedel, l'azienda austriaca leader del cristallo d'altissima qualità. Un'azienda con una grande storia-romanzo che vede come protagoniste le dieci generazioni di una famiglia di cristallieri. Il racconto comincia in Boemia dove, nel 1756, Johann Leopold Riedel, erede di una stirpe di soffiatori e doratori, fonda la prima vetreria: un'impresa destinata a segnare sia l'economia dell'impero austro-ungarico che le tecniche di produzione del vetro e del cristallo. In crescita costante per due secoli, la Riedel subisce poi un arresto il secondo conflitto mondiale e la confisca degli stabilimenti da parte del nuovo stato comunista cecoslovacco.
Dopo la guerra, entra in scena Claus Josef Riedel. Nel 1956, il giovane si trasferisce in Austria dove, con il padre Walter e con l'aiuto degli Swarovski, famiglia anch'essa d'origine boema, rileva le vetrerie abbandonate di Rufstein, in Tirolo, iniziando la lavorazione del cristallo. E da subito, la sua attenzione s'indirizza in particolare sui bicchieri.
Inizia, così, la storia che George Josef Riedel ha raccontato, nel '98, in uno dei suoi frequenti viaggi in quel di Montalcino. Lo abbiamo incontrato al Castello Banfi, dove l'amico Ezio Rivella lo ha accolto con tutti gli onori:
"Mio padre - racconta Georg Riedel, dal 1982 a capo dell'azienda - si era reso conto che gli amanti del vino non disponevano di bicchieri adatti a valorizzare i vini. Per i grands crus degli anni Cinquanta non c'erano che due opportunità: i bicchieri rustici di stile scandinavo o i bicchieri di cristallo pesante. Ma in entrambi i modelli, il vino era veramente tanto penalizzato e non aveva l'opportunità di esprimere la sua ricchezza olfattiva, gustativa e di carattere. Si era insomma capito che le grandi bottiglie esigono bicchieri di cristallo sottile e di forma e capacità diverse a seconda del tipo di vino: nel 1961, la Riedel presentò nel suo catalogo tre bicchieri ideali per la degustazione, ognuno appositamente studiato per una tipologia definita".
E stata la "prima" dei bicchieri Riedel ?"Sì, è stato il primo passo della Riedel. Ma mio padre continuò su questa strada e, nei suoi frequenti viaggi e contatti in Italia (dove in quel periodo le aziende più lungimiranti stavano cominciando a inventare l'enologia di qualità) lo portarono a conoscere personaggi come Veronelli, Franchi, Solci. La loro collaborazione ed il rapporto con l'Ais (Associazione Italiana Sommelier) fu talmente ottimo che nel '73 nacque la linea battezzata proprio "sommelier", cioè dieci bicchieri di cristallo soffiato a bocca, in dieci forme differenti, che ancora oggi sono in produzione".
Suo padre, dunque, creò il bicchiere ad hoc per i vini e lei come ha proseguito la strada ? "Mio padre ha insomma nobilitato il bicchiere, gli ha dato un ruolo importante, fondamentale, primario nella valorizzazione del vino. Io ho proseguito in questa filosofia, con un ulteriore salto di qualità. Sono passato dai bicchieri progettati in funzione di una tipologia di vino (bianco, rosso di medio corpo, rosso importante, dolce ...) a quelli ideati e fabbricati per uno specifico vitigno. Alla linea "sommelier" si sono affiancate la "Vinum", sempre in cristallo ma fatto a macchina, la "Ouverture" e la "Basic", queste ultime in vetro - ci sono bicchieri da Chardonnay, Cabernet, Sauternes, Riesling, Moscato…".
Quindi il peso, la forma, la capacità, il design del bicchiere debbano essere realizzati tenendo conto delle caratteristiche dei diversi vini..."Si, oggi è indispensabile far questo, per esaltare a livello visivo, olfattivo e gustativo i vini. Dopo gli occhi - con l'apprezzamento del colore e della brillantezza - entra in gioco il naso: l'ampiezza del calice, la sua dimensione, il tipo di imboccatura sono in grado di raccogliere, concentrare, dirigere, sottolineare e addirittura selezionare i profumi. Quanto al gusto, è il bicchiere che porta il vino a contatto con lingua e che poi lo fa scorrere in bocca.
L'incontro con le papille sarà molto diverso a seconda della dimensione e della forma dell'imboccatura perché, come sappiamo, la lingua percepisce i quattro sapori fondamentali - dolce, salato, amaro e acido - in diverse zone. Fondamentale è dunque l'impatto iniziale, che deve essere capace di far riconoscere ed esaltare il vitigno in modo prolungato, senza esasperarne una singola caratteristica: un bicchiere che fa arrivare un vino dolce troppo "di punta" sulla lingua, ad esempio, rischia di procurare una sensazione stucchevole: il dolce, che la nostra lingua avverte proprio sulla punta, risulterebbe esasperato; meglio allora un'imboccatura capace di offrirsi su un fronte più largo.
Le sfumature - il vero e proprio "gusto" del vino - ci arrivano per via retronasale: è la seconda fase della degustazione, nel corso della quale il vino deve inondare la cavità orale nel suo complesso, evidenziando tutte le sue componenti, prima di chiudere in un finale giocato sull'equilibrio. Ancora una volta è il bicchiere che può consentirci di fruire al meglio della ricchezza gustativa propria di ogni vino, facendolo scorrere nel modo giusto. E poiché i vini sono molto diversi tra di loro, è evidente che i bicchieri non possono avere la stessa forma".Ma quale è la porcedura per ideare e fabbricare un bicchiere in funzione di un vitigno ?"La procedura è complessa e lunga. Prima di tutto, un'equipe di esperti del vino (produttori, tecnici, cantinieri, ristoratori…) sperimentano, attraverso una serie di assaggi, tutti i bicchieri esistenti, per valutare quale, tra i vari modelli, più si avvicini alla forma ideale. In questa fase, io cerco di capire qual è il carattere che si vuole mettere particolarmente in rilievo: il fruttato, la rotondità, l'acidità, il tannino …. Quindi mi metto al lavoro, fino a realizzare quattro prototipi, che sottopongo poi all'esame degli stessi "esperti" e ad altri assaggiatori (operatori del settore enogastronomico, appassionati, collaboratori dell'azienda…). Ognuno assaggia il vino utilizzando i quattro modelli proposti e quindi stila la propria classifica di gradimento; a questo punto non mi resta che sommare i punteggi e il gioco è fatto. Il nuovo bicchiere può entrare in produzione".
L'ultimo venti anni hanno portato nel mondo una forte attenzione per il vino di pregio, un grande miglioramento delle tecniche di vigna e di cantina, un mercato davvero globale. Che cosa ha significato tutto questo per la vostra azienda?"Naturalmente una maggiore diffusione dei nostri prodotti. Ed accanto ai nostri mercati tradizionali (Austria, Francia, Germania, Italia) si è affacciato il nuovo mondo, con il grande interesse degli Stati Uniti, dell'Australia, del Giappone...
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