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IL LUTTO

Il Piemonte del vino saluta uno dei suoi grandi pionieri: si è spento ad 88 anni Michele Chiarlo

Tra i primi a credere nel vino di qualità, è diventato uno dei nomi top di Barolo, Barbaresco e Nizza, ed ha unito vino, arte e accoglienza di lusso
MICHELE CHIARLO, Italia
Michele Chiarlo (nella foto di Lorenzo Belfrond Photographia, da IlNizza.net)

Il Piemonte del vino saluta uno dei suoi grandi pionieri: si è spento, ad 88 anni, Michele Chiarlo, alla guida, con i figli Alberto e Stefano Chiarlo, della Michele Chiarlo, una delle cantine più prestigiose del Piemonte. Una storia, quella di Michele Chiarlo da produttore, iniziata a metà degli Anni Cinquanta del Novecento, quando il territorio delle Langhe e dell’Astigiano non era certo il territorio ricco, florido e prestigioso di oggi, e guardare al futuro del vino nel segno della qualità, era da veri pionieri. Come lo è stato, Michele Chiarlo, nel vedere le potenzialità del legame tra vino ed arte, ed enoturismo, tanto da “inventare”, nel 2003, l’Art Park La Court, nella sua tenuta, uno dei primi esempi di land art fra i vigneti (come abbiamo raccontato qui), e di costruire, nel 2011, il resort Palàs Cerequio, a La Morra. Un pioniere che ha dato vita ad una tenuta e ad un brand che oggi è tra i più importanti e premiati del Piemonte del vino, del Barolo (con cru come Cerequio e Cannubi), del Barbaresco (con cru come Asili e Faset), nonché simbolo della giovane denominazione Nizza, top della Barbera, che ha contribuito a far nascere. “Ho avuto il piacere di conoscere, forse in una delle prime volte che ci siamo incontrati, Michele Chiarlo in mezzo alla bellezza del Parco de La Court - ricorda il direttore WineNews, Alessandro Regoli - insieme a grandi nomi di fama internazionale dell’arte dei nostri giorni come Emanule Luzzati ed Ugo Nespolo: mi piace ricordare soprattutto la sua visione pionieristica nell’immaginare il vigneto come luogo d’arte e di cultura, oltre che come luogo dove produrre grandi uve per grandi vini, e la capacità di pensare ai territori del vino come motori di turismo, quando questo era ancora davvero una rarità”.

Focus - La Storia di Michele Chiarlo, raccontata sul sito della cantina
Nel 1956 Michele Chiarlo inizia la sua avventura da produttore vitivinicolo. In anni di stenti e miseria, capisce che la strada per l’emancipazione delle colline piemontesi è nel vino di qualità, a partire dalla scelta dei vigneti e delle zone più vocate. La prima vendemmia di Barolo imbottigliata sotto il nome di Michele Chiarlo è datata 1958. Michele espande i confini del mercato enologico. È tra i primi produttori piemontesi a credere nel successo del vino italiano all’estero. A partire dalla metà degli anni ’60, batte instancabilmente i mercati del Nord Europa e quelli americani, guadagnando la fiducia degli importatori e dei consumatori in tutto il mondo. Intanto, nel 1935, nasce Michele Chiarlo, primogenito di Pietro.
Dopo le scuole medie, Michele riesce a farsi iscrivere alla scuola enologica di Alba “a patto di essere sempre promosso”. Suoi compagni di studi sono i futuri protagonisti dell’enologia italiana: Renato Ratti, Ezio Rivella, Franco Ziliani, Giuliano Noè e Giacomo Tachis. Nel 1972 Michele Chiarlo consolida il suo successo. A Calamandrana si costruisce una sede più grande e razionale. Seguendo il consiglio del padre - “usa pazienza e sacrifici, ma compra solo vigneti in grandi posizioni” - Michele comincia a selezionare i migliori appezzamenti di Langhe, Monferrato e della zona di Gavi. Una ricerca minuziosa e paziente, che lo porterà ad acquisire alcuni dei più prestigiosi cru del Piemonte. Elevare la qualità della Barbera e con essa, il valore del Monferrato, sua terra d’elezione. Questo è il sogno di Michele Chiarlo che, tra i primi, realizza nel 1974 una Barbera con fermentazione malolattica. Un vino finalmente adulto, stabile, la cui rusticità, se debitamente guidata, può essere materia prima di vini dall’eccezionale levatura internazionale. A partire da questa conquista, Michele Chiarlo continuerà a investire e a credere nella Barbera d’Asti, aiutando a diffonderne la giusta fama e il giusto valore nel mondo.
Nel 1987 Michele Chiarlo è tra i fondatori storici del Consorzio Grandi Vini, la prima associazione sovraregionale di produttori vitivinicoli nata per favorire l’esportazione dei vini italiani di qualità. L’azienda acquista appezzamenti nei maggiori cru del Barolo. Nel 1988 a Cerequio, borgata di La Morra; l’anno successivo a Cannubi, la collina “benedetta da Dio”, forse il cru più storico, importante e prestigioso d’Italia. Comincia la grande avventura del Nizza. Assieme all’enologo Giuliano Noè, Michele Chiarlo è tra i pionieri della nuova denominazione e della lunga battaglia per il suo riconoscimento, coronato nel 2014 con l’ottenimento della Docg.
Nel 2003 nasce l’Art Park La Court, all’interno dell’omonima tenuta. È il primo esempio di land art fra i vigneti. Nel 2004 la Michele Chiarlo ha avuto l’onore di essere prescelta a fare parte dell’Istituto del vino italiano di qualità Grandi Marchi, che raggruppa 19 aziende di grande prestigio italiane con l’obbiettivo di promuovere nel mondo i vini italiani di alta gamma. Nel 2011 nasce il Palás Cerequio, il primo relais dedicato ai cru del Re dei vini, l’unico al centro di una grande vigna di Barolo.
Nel 2012 la Michele Chiarlo è tra i fondatori dell’Accademia del Barolo. Michele, Stefano e Alberto Chiarlo continuano a lavorare seguendo la tradizione di una cantina familiare dal respiro internazionale. Attenzione ai dettagli, cura maniacale dei vigneti, vinificazioni nel rispetto dei terroir e dei vitigni, artigianalità delle lavorazioni. Caratteristiche che fanno di Michele Chiarlo una delle più importanti realtà vitivinicole del Piemonte, che crede esclusivamente sui vitigni autoctoni e su questi continua ad investire.

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