Il problema dei “wine kit” per ottenere vini pseudo-italiani con acqua e polverine è al centro della vigilanza di consorzi e istituzioni. Ma nonostante qualche vittoria ottenuta dall’Italia, in ordine sparso, la questione è ancora aperta. E sarà al centro di un’interrogazione parlamentare, di scena nei prossimi giorni, promossa da Massimo Fiorio, vicepresidente della Commissione Agricoltura della Camera, e rivolta ai Ministeri delle Politiche Agricole e degli gli Affari europei sulle misure che si intende adottare contro una pratica illecita che “rischia di compromettere l’immagine e la credibilità dell’intero settore vitivinicolo italiano. Un prestigio conquistato nel tempo - si legge nel testo - grazie agli sforzi fatti per la valorizzazione di un prodotto che esprime qualità, tradizione, cultura e territorio; il vino è infatti uno dei maggiori settori produttivi italiani: rappresenta il 20% dell’ export agroalimentare nazionale per un fatturato oltreconfine di 4,7 miliardi di euro; il made in Italy agroalimentare registra un danno medio di circa 60 miliardi di euro l’anno per colpa dell’invasione mondiale di prodotti contraffatti (soprattutto quelli a denominazione certificata), mentre made in Europe arriva a 100 miliardi”.
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