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IL RICONOSCIMENTO DELLA DOCG PER IL MALVASIA DELLE LIPARI E IL TENTATIVO DI AUMENTARE LA PRODUZIONE DEL PASSITO DI PANTELLERIA … DI QUESTO SI E’ DISCUSSO NEL “MALVASIA WINE & TOUR 2008” N. 5, EVENTO TUTTO DEDICATO AI DUE FAMOSI VINI SICILIANI

Italia
Il Passito di Pantelleria

Per il Malvasia si aspetta la Docg; a Pantelleria si cerca di aumentare la produzione di Passito, in contrazione da diversi anni: è lo “stato dell’arte” dei due più famosi vini liquorosi siciliani, ai quali è stato dedicato il “Malvasia Wine & Tour” 2008 a Salina, edizione n. 5.
Dopo tanti anni di attese e promesse, sembra ormai in dirittura d’arrivo l’attesa docg per il Malvasia delle Lipari: ad agosto sarà presentata una prima bozza del disciplinare di produzione e poi comincerà l’iter per l’assegnazione del riconoscimento da parte del Ministero delle Politiche Agricole. Lo ha annunciato Nino Caravaglio, presidente del Consorzio che raccoglie 12 produttori dell’Isola di Salina. Nelle Eolie sono 75 ettari vitati, una crescita importante se si pensa che dieci anni fa erano solo 12. “È un’espansione che interessa anche Vulcano - ha spiegato Caravaglio - dove i produttori hanno deciso di “esportare” coltivazioni e conoscenze, soprattutto per i bianchi e i rossi. Inoltre, il consorzio lavora anche con ristoratori albergatori e negozianti affinché il Malvasia sia lo stimolo non solo enologico ma anche turistico delle Eolie”. Quest’anno il fatturato del Malvasia sfiora 1 milione di euro, nonostante le altissime temperature 2007 abbiano dimezzato la produzione sulla vendemmia 2006 (che invece aveva avuto un incremento di oltre il 50%). La produzione dell’ultimo anno supera di poco, quindi i 400 ettolitri, per un numero di bottiglie che supera le 200.000 unità (di cui l’80% è passito ed il restante 20% naturale). Secondo i dati del Consorzio, la metà del Malvasia prodotto viene esportato all’estero: “i Paesi - conclude Caravaglio - dove c’è maggiore richiesta sono Stati Uniti e Germania, ma negli ultimi tempi è cresciuto molto l’export in tutto il Nord Europa. Anche se il nostro mercato di riferimento è sempre l’Italia, dove il prodotto, negli anni, ha acquistato considerazione. Adesso è uno dei passiti più apprezzati dai consumatori”.
Per l’enologia a Pantelleria (che ha nel Ben Rye il suo “figlio” più famoso del mondo, “made in Donnafugata” della famiglia Rallo, ndr), l’equazione vincente sembra essere “meno prodotto, più fatturato”: qui da anni diminuiscono gli ettari vitati, fino a far comparire l’ipotesi dell’estinzione. Al lavoro per scongiurare una “morte” che toglierebbe all’isola l’85% del Pil, c’è anche il Consorzio del Passito di Pantelleria, presieduto da Giuseppe Lo Re, che, nel simposio “Malvasie e Passiti” nel “Malvasia Wine & Tour”, ha spiegato che “il Consorzio - ha detto Lo Re - ha fatto in modo che i prezzi delle uve aumentassero del 247% rispetto a quando i produttori lavoravano disaggregati. Adesso stiamo cercando di ripristinare le condizioni, come manodopera e meccanizzazione agricola, per arrivare alle produzioni passate. Un’occasione per la valorizzazione del prodotto sarà il simposio internazionale che terremo a Pantelleria i primi di ottobre”.
Purtroppo dei 5.000 ettari coltivati a uva da vino di venti anni fa si è passati ad appena un migliaio, con una contrazione della produzione dai 450.000 quintali del 1973 (compresa di moscato e vini bianchi e rossi) ai 25.000 di quest’anno. Una serie di condizioni che ha imposto al Consorzio, che raccoglie cinque aziende rappresentanti l’85% della produzione dell’isola, l’elaborazione di un progetto per non perdere la coltivazione di uno dei prodotti tipici dell’isola assieme ai capperi. “La superficie verde di Pantelleria è per il 50% coltivata a vigneti - ha detto Lo Re - Non possiamo perdere una produzione che nel 2007 ha portato il fatturato a 4,5 milioni di euro, l’85% del Pil dell’isola, distribuendo ricchezza per 460 euro pro capite”. Il processo che sembra però quasi irreversibile, visto il costante dimezzamento della produzione negli ultimi 30 anni: se nel 1973 i quintali d’uva erano 450.000 nel 1990 sono già diventati 240.000, per poi ridursi a 38.000 l’anno scorso e appena 25-30.000 nell’ultima vendemmia.
“Ci interessa raggiungere i 60.000 quintali - conclude Lo Re - per permetterci una produzione di qualità ad un regime costante. La nostra resta comunque una produzione di nicchia, ma se valorizzata può dare un grande impulso all’economia pantesca”. Nel 2007 sono state confezionate 2,1 milioni di bottiglie che rappresentano lo 0,59% della produzione regionale. Le uve di Pantelleria hanno comunque raggiunto quotazioni interessanti anche a causa della riduzione del prodotto: le uve Doc sono vendute a 100 euro al quintale, 60 per le Igt, mentre l’uva passa raggiunge i 600-700.000 al quintale. La aziende vitivinicole a Pantelleria sono 28.

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