Il Sannio, un territorio antichissimo del vino italiano, tra i gioielli del vino di Campania, dove già nel I e II secolo avanti Cristo nascevano vini amati dagli imperatori romani come Falerno, Faustiniano, Caleno e non solo, ed oggi terra celebre soprattutto per la Falanghina, finalmente guarda al futuro: alla guida del Consorzio Vini del Sannio (che tutela un territorio di 10.000 ettari di vigna su cui lavorano 7.900 imprenditori viticoli e 100 aziende imbottigliatrici, per 1 milione di ettolitri di vino prodotto ogni anno che ricade sotto una Docg, l’Aglianico del Taburno, due Doc, la Falanghina del Sannio ed il Sannio Doc, e l’Igp Benevento, ndr), dopo 15 anni sotto Libero Rillo, è stato eletto Carmine Coletta (che è anche presidente della Cantina di Solopaca, tra le cooperative più importanti del territorio), già vicepresidente del Consorzio, con il mandato “di rafforzare le attività di tutela, promozione e valorizzazione delle eccellenze vitivinicole del Sannio”.
“Assumo questo incarico con grande senso di responsabilità - ha dichiarato Carmine Coletta - e con l’obiettivo di lavorare in stretta sinergia con tutti i soci, le istituzioni e gli operatori del settore per consolidare il posizionamento dei nostri vini a livello nazionale e internazionale. Il Sannio ha un patrimonio enologico straordinario, e il Consorzio continuerà ad essere il suo motore propulsivo. Oggi si apre una nuova fase: non una rottura, ma un’evoluzione”.
Le priorità del nuovo mandato del Consorzio, saranno, tra le altre, la valorizzazione dell’identità, la tutela dell’ambiente e la gestione inclusiva e aperta al territorio del Consorzio, che guarda in particolare ai mercati, ai consumatori e ad un nuovo modo di comunicare il vino.
“Dobbiamo rafforzare un racconto unitario, riconoscibile, coerente - ha spiegato il presidente Coletta - che valorizzi le nostre Doc, le nostre Docg e il ruolo strategico della Falanghina e dell’Aglianico, senza dimenticare nessun vitigno, nessuna area, nessuna impresa. Il Consorzio deve essere una casa comune anche per chi esporta, per chi cresce e per chi fatica. Un altro elemento importante è la sostenibilità come valore aggiunto sul territorio, un obiettivo sul quale bisogna impegnarsi per coinvolgere le istituzioni e gli enti locali”.
Tra le iniziative in cantiere, anche una maggiore promozione, sia sui mercati estere che su quello nazionale, e con un occhio particolare “rivolto ai giovani e alle nuove professionalità, e a quanti scelgono di restare o di tornare nel nostro territorio per fare vino, che dovrà essere un modello di coesione, reputazione e valore”.
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