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IL SECOLO XIX

Viticoltori all’attacco
del codice della strada ... “Così si minaccia uno dei settori più vitali dell’Italia”. Grido
d’allarme contro l’abbassamento del limite del tasso alcolemico... Per mesi sono stati zitti, preferendo
delegare la difesa della categoria alle
massime associazioni del settore,
l’Unione italiana vini e la Federvini.
Ora però, dopo la proposta di abbassare dallo 0,5
allo 0,2 g/l il limite del tasso alcolemico per chi è
al volante (anche se poi il ministro dalla Salute,
Maurizio Sacconi, ha limitato la stretta a neopatentati
e guidatori professionali), il mondo del
vino, preoccupato per la campagna mediatica che
accosta il frutto della vite alla droga e alle stragi sulle strade,
chiede di intervenire con più forza nel dibattito, per correggere
il tiro e scongiurare un proibizionismo che avrebbe “il
solo effetto di minacciare uno dei settori più vitali dell’economia
italiana e di cancellare uno stile di vita”.
Qualcuno negli ultimi giorni lo ha già fatto. Il Consorzio
del Barolo Barbaresco, che tutela alcune fra le più prestigiose
bandiere dell’enologia italiana, per esempio,
ha scritto al governo che “ridurre il limite a
0,2 g/l significa cancellare totalmente la possibilità
di bere vino, anche in modica quantità, trasformando
così la bevanda nazionale, fattore alimentare
e di salute, in qualcosa di estraneo alla
vita quotidiana emettendo in difficoltà i produttori
e tutta la filiera in una fase economica generale
già complicata”. Dopo aver ricordato che
negli ultimi 40 anni in Italia i consumi di vino si
sono dimezzati e che è cambiato il comportamento di chi lo
beve (oggi più orientato alla qualità e alla moderazione), i
produttori delle Langhe chiedono soluzioni efficaci per la sicurezza
stradale “eventualmente modulate anche per fasce
di età”, senza ricorrere a “misure proibizionistiche che non
vanno alla radice del problema”.
“Abbassare il limite da 0,5 a 0,2
serve a poco - commenta Josephus
Mayr, presidente dell’Associazione
Vignaioli dell’Alto Adige - ci vorrebbe,
invece, l’educazione nelle
scuole”.Mayr ricorda che suo padre,
abituato a bere un bicchiere di vino,
con una fetta di speck, la mattina e altrettanto
la sera, è vissuto fino a
cent’anni e ha guidato senza problemi
fino all’età di 97. “Attenti - ammonisce -
perché la gente ormai è terrorizzata
e stiamo rischiando di perdere
una cultura enogastronomica
che è nella storia di questo paese”. In
Alto Adige il mondo del vino - produttori,
commercianti, enogastronomi
- si è unito per dare battaglia.
“Non ci opponiamo al limite dello 0,5
che mediamente (pur nelle diverse situazioni)
consente di bere a pasto
anche 3-4 bicchieri di vino, ma chiediamo
di non andare oltre e di puntare
piuttosto su informazione e educazione
”.
“Educazione al bere e più controlli
nei posti giusti”, invoca Emilio Pedron,
presidente del Gruppo Italiano
Vini. Se al momento l’export tiene,afferma,
sul consumo interno c’è preoccupazione:
“Abbiamo già registrato
un calo dell’8-10%, con punte del
20-30% nella ristorazione, in parte
compensato da un maggior consumo
in casa”. Da un sondaggio di WineNews e Vinitaly fra 50 produttori italiani
risulta che le aspettative per il
2009 sono “abbastanza positive” per
il 60%degli intervistati,ma preoccupanti
per il 25%,mentre le stime negative
riguardano, per il 46%, i consumi
interni.
Un grido d’allarme viene dalla ristorazione,
mercato primario per il
vino di qualità. “Il calo ha raggiunto
dimensioni importanti - osserva Sergio
Circella, contitolare della
“Brinca” di Ne, ristorante che vanta
una delle migliori carte dei vini d’Italia
- il danno è forte, soprattutto per i
produttori, e non capisco questo “silenzio assordante”
da parte di una categoria che forse non si è resa conto di
quanto sta succedendo”. Secondo il
ristoratore si sorvola sul fatto che le
stragi sono quasi sempre opera di
“sballati”o“sbandati”per i quali 0,5 o
0,2 non significa nulla. “A preoccuparsi
sono invece quelli che sanno
bere. Le voci sulle patenti ritirate
hanno amplificato la paura. Siamo
alla paranoia: aprire una buona bottiglia
non è più un piacere, sta diventando
una preoccupazione. Quello
che doveva essere relax diventa uno
stress. Senza apparire politicamente
scorretto, ma qui si passa da un
estremo all’altro. Eppure l’idea che
sui media si abbini il vino alla droga
dovrebbe fare accapponar la pelle in
un paese dove il vino è una tradizione
che va rispettata, così come andrebbe
rispettato il lavoro di tanta gente che
ha investito per fare qualità”. Il ristoratore
apprezza la proposta di Sacconi,
quando propone tasso zero per i
giovani sotto i 21 anni e i conducenti
di Tir e mezzi pubblici: “Ma chi esce
per svago non deve essere terrorizzato.
Perderemmo molte cose”.

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