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LO SCENARIO

Il sistema “en primeur” di Bordeaux è in crisi, perché non conviene più. L’analisi eWibe

Tra mercato poco brillante, annate vecchie e migliori sul mercato secondario a prezzi più convenienti, e costi di stoccaggio aumentati
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Il sistema “en primeur” di Bordeaux è in crisi, perchè non conviene più. L’analisi eWibe

Prezzo inferiore nell’acquisto en primeur rispetto a quando i vini saranno imbottigliati e andranno effettivamente sul mercato, consentendo a chi rivende guadagni importanti; possibilità di garantirsi bottiglie rare e molto richieste, rivalutazione nel tempo, e liquidità immediata per gli châteaux. Sono i principali vantaggi che, per anni, ha garantito a tutti, produttori e wine merchant, il sistema dell’“en primeur” di Bordeaux. Che però, da qualche anno, è in crisi, e non sembra essersi risollevata neanche con la campagna 2023, nonostante i prezzi in calo fino al -40% sul 2022, anche da parte dei nomi più importanti. E con gli svantaggi e i rischi che iniziano ad essere pesanti, tra il pericolo di comprare vino ad un prezzo che poi non garantisce mercato e remuneratività ai wine merchant, senza dimenticare i costi di gestione e di conservazione aumentati non di poco tra costo dell’energia e costo del denaro. Quadro evidenziato da più parti, come abbiamo raccontato spesso nel recente passato, e che viene confermato anche da eWibe, live market dei vini pregiati, che ha fatto l’analisi di una campagna en primeur sulla vendemmia 2023 sotto le aspettative, come spesso accaduto negli ultimi anni, anche per un’annata valutata meno buona della 2022, come sempre al netto di alcune eccezioni di livello assoluto.
“A conferma di ciò, i principali ratings della critica sono mediamente inferiori di 3-4 punti rispetto ai vini del 2022, dove i punteggi aggregati erano tra i più alti degli ultimi 30 anni, specialmente per le denominazioni della “riva destra”. Conseguentemente, anche i prezzi sono allineati. Molti châteaux hanno infatti livellato verso il basso i loro prezzi di uscita rispetto al millesimo precedente, con prezzi di rilascio fino al 40% inferiori rispetto all’annata 2022”. Ma questo non è bastato a far decollare la campagna. Inoltre, ricorda eWibe, “occorre considerare che acquistare en primeur non significa “comprare vino”, quanto negoziare un prodotto finanziario altamente speculativo per scommettere che il prezzo pagato per il vino acquistato prima dell’imbottigliamento sia inferiore a quello dello stesso vino tra 10 o 20 anni. Negli ultimi anni, e ancor di più nella campagna in corso, questa scommessa si è rivelata estremamente perdente, e i consumatori sono sempre più stanchi di pagare in anticipo ciò che potrebbero acquistare a un prezzo inferiore tra diversi anni (questo anche senza considerare il costo del denaro vincolato per un periodo fisso di tempo, e le spese di stoccaggio ricorrenti). Infatti, le uscite en primeur hanno smesso di offrire quel vantaggio all’investitore rispetto ai prezzi che circolano sul mercato secondario”, sottolinea eWibe, secondo la cui analisi “i collezionisti non hanno quasi più nessun incentivo all’acquisto e il sistema rischia, dunque, di regredire non garantendo più convenienza e appeal tipici delle campagne en primeur del passato. Si assiste, perciò, ad una crisi di liquidità che anche quest’anno, nonostante un allineamento dei prezzi degli châteaux verso il basso, non ha suscitato l’effetto desiderato. Noi tutti, professionisti del settore, collezionisti, degustatori e appassionati, ci chiediamo se sia coerente pagare un prezzo alto per l’ultimo millesimo quando sul mercato sono presenti annate migliori a prezzi uguali o talvolta di molto inferiori”.
E poi c’è il tema dell’aumento dei “costi” dell’acquisto en primeur. “Per calcolare il costo totale che una cassa acquistata en primeur avrà in sede di rivendita - spiega eWibe - urge incorporare con precisione anche i costi della conservazione del vino. Il costo di conservazione annuo si aggira attorno al 2,5%. Facendo un esempio pratico, acquistando oggi una cassa en primeur con l’intenzione di rivenderla tra 10 anni, si dovrà considerare un interesse composto di 8 anni (con il costo di stoccaggio dal momento della consegna en primeur che parte 2 anni più tardi rispetto all’acquisto). “Il punto di pareggio sarebbe di poco inferiore al 20% in più del prezzo di acquisto. I migliori vini di questa regione di riferimento offrono oggi molto valore ai collezionisti, ma raramente per vini acquistati durante la campagna en primeur. Ci sono annate mature dei migliori châteaux molto ben quotate”. Insomma, nonostante vari tentativi di rilancio, il sistema della en primeur, almeno a Bordeaux, sembra sempre più vivere una crisi profondissima, per non dire irreversibile.
“È evidente come, dalla quantità di offerte rimaste presso i principali rivenditori, il 2023 en primeur non si sta vendendo affatto bene. La ragione più comunemente evidenziata - conclude eWibe - è che annate di qualità migliore vengono scambiate sul mercato secondario allo stesso prezzo o addirittura a livelli più bassi. Tutto ciò è un controsenso quando la logica canonica sarebbe quella di pagare di più un’annata matura piuttosto che una appena commercializzata. Sebbene sia raramente evidenziato nelle note di vendita, sembra che il grande pubblico internazionale di collezionisti e investitori si sia avveduto di questa analisi omessa. È incoraggiante che i consumatori rifiutino queste tattiche di vendita fumose e che facciano analisi che l’industria vinicola è spesso poco incentivata a rendere trasparenti”.

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