Con le prime 25 “vigne”, il Soave fa parte ufficialmente del Registro delle vigne della Regione Veneto. Con il Testo Unico della Vite e del Vino, erano state istituite le vigne, uno strumento di valorizzazione che prevede la dicitura “vigna” in etichetta per i vini che provengono da micro appezzamenti di grande valore storico per la denominazione e che vengono vinificati separatamente rispetto al resto della produzione aziendale. E così, adesso il Soave ha le sue, che sono Albare, Calvarino, Campo Le Calle, Casette, Cavecchia, Cengelle, Cervare, Colbaraca, Colle Sant’Antonio, Contrada Salvarenza vecchie vigne, I Tarai, La Rocca, Le Caselle, Monte Bisson, Monte Ceriani, Motto Piane, Pressi, Roccolo, San Pietro, Val Grande, Vigna della Corte, Vigne della Brà, Vigne delle Fate, Vigne di Sande, e appartengono alla storia enologica del territorio che, da più di 200 anni, fa della parcellizzazione e della grande differenziazione tra suoli, altitudini ed esposizioni il suo punto di forza.
Si completa, quindi, un iter durato 20 anni dalle prime zonazioni effettuate nel Soave e che proprio nel 2019 si è concluso prima con l’introduzione delle 33 Unità Geografiche Aggiuntive e dopo con le “vigne”. Una rivoluzione per il comprensorio che vede valorizzata in maniera definita la produzione di premium wines nella denominazione, e che il consumatore potrà apprezzare direttamente sull’etichetta dei prodotti.
“Si sta chiudendo un anno di grande lavoro per il Consorzio - dice Sandro Gini, presidente del Consorzio del Soave - che ha visto il team impegnato sia sul fronte della promozione, soprattutto in Giappone e Inghilterra, sia su quello della tutela, intesa anche in senso ambientale/paesaggistico. Il prossimo anno porteremo queste grandi novità in tutto il mondo con un progetto legato alla agricoltura eroica vulcanica assieme a partner internazionali. Siamo quindi pronti ad affrontare il 2020 con grande entusiasmo e una nuova bellissima storia da raccontare”.
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