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Il Sole 24 Ore

Frodi di carta per far circolare cibi pericolosi ... L’assedio è globale. Quindi, bisogna attrezzarsi per garantire la sicurezza degli alimenti, prevenire i possibili danni alla salute e sostenere le aziende che fanno della qualità, soprattutto alimentare, una loro bandiera. Appena un anno fa, merce di copertura dichiarata come frutta e ortaggi nascondeva, nel container, pollame (e derivati) di illecita provenienza. L’operazione Wasabi ha permesso alle Dogane, in collaborazione con l’Agenzia antifrode europea (Olaf), di scoprire un traffico via mare tra Thailandia e Asia che metteva a rischio la salute dei consumatori nonché gli interessi finanziari dell’unione Europea. Wasabi, spiegano gli investigatori, è stata l’operazione grazie alla quale è stato possibile cogliere la portata di questo assedio globale e l’altissimo grado di sofisticazione del traffico fraudolento di alimenti, basato proprio sulla contraffazione dei documenti e il conseguente utilizzo di merce di copertura. La regina delle sofisticazioni, insomma, va combattuta sulla documentazione allegata alla merce in transito, negli scali aeroportuali, nei porti, su gomma. Perché nel piatto degli europei arriva di tutto e sempre da più lontano, anche se le frodi, le sofisticazioni, le adulterazioni, le contraffazioni alimentari sembrano non avere nè fine nè paternità nè un luogo specifico di derivazione. Da Wasabi in poi, è scattata anche l’allerta sanitaria nell’unione Europea per pericoli ancora tutti da individuare: dalla contaminazione da residui di medicinali veterinari, additivi e coloranti, metalli pesanti, microtossine, pesticidi, migrazione di metalli nei materiali a contatto, agenti patogeni, sostanze estranee-chimiche come la melamina. E chi più ne ha più ne metta. Proprio quest’ultimo allarme sanitario legato alla presenza di melamina nel latte in polvere prodotto in Cina, è scattato un cordone sanitario di controlli tra Agenzia Dogane, ministero del Lavoro e della Salute, ministero dell’Agricoltua, Guardia Forestale, Nuclei antisofisticazione dei Carabinieri, Asl, Guardia di Finanza una strategia di raccordo che sta dando buoni frutti, nell’interesse della salute, specie perchè inizia a a far leva sull’analisi dei rischi e sui controlli telematici all’ingresso, in frontiera. Oggi, in funzione di determinati input, è possibile fermare per controlli i carichi sospetti in ogni punto di ingresso doganale italiano, grazie anche a specifici apporti informativi e di intelligence. Sul piano operativo, all’ingresso nel territorio nazionale porti, aeroporti e dogane interne tutte le merci di interesse sanitario, compresi gli alimenti di origine non animale destinati al consumo umano, provenienti da Paesi extra-europei, vanno sottoposte a controlli igienico-sanitari. Per l’analisi di prodotti alimentari possiamo disporre di tecnologie molto avanzate per migliorarne le caratteristiche, e ciò è positivo. Purtroppo, spesso si ricorre a metodi raffinati per commettere delle frodi, e basterebbe dare un occhio alla casistica riassunta in questa pagina: si va dall’olio lampante sottoposto a lifting chimico alle uova contaminate alla carne in scatola per animali in grado di provocare intossicazioni fulminanti. Soprattutto tra indagini dei Nas da un lato e aggiornamento continuo di leggi dall’altra, faccendieri senza scrupoli la battaglia di chi deve vigilare sulla nostra salute è diventata estremamente aspra. Va combattuta senza tregua, con l’utilizzo di complessi metodi analitici. Anche i prodotti confezionato con tecniche tradizionali o antiquate non è detto che siano genuini. E il pericolo è che una volta in Europa possano circolare in maniera assolutamente indiscriminata. Per questo le barriere sono state rafforzate: la documentazione d’origine che deve necessariamente accompagnare ogni importazione viene passata al setaccio. Le autorità all’ingresso, specie doganali, effettuano controlli sanitari (documentali, ispettivi e/o analitici) per evitare che prodotti contaminati, adulterati, tossici o comunque non rispondenti alle normative sanitarie vigenti, possano essere commercializzati in Italia e negli altri Paesi dell’unione. Una volta verificata la non pericolosità della merce, scatta il nullaosta all’importazione, il documento che ne permetterà l’introduzione nel territorio comunitario. Se invece dovesse risultare dagli accertamenti effettuati una pericolosità conclamata per la salute pubblica, le merci vengono bloccate e la notizia diramata in tutti i competenti uffici centrali del Ministero, degli uffici doganali e in tutta l’unione. Quando viene presentata la dichiarazione doganale di importazione di merci soggette a controllo sanitario, il sistema controlla automaticamente se sia correttamente corredata dalle certificazioni sanitarie previste dalla normativa comunitaria e nazionale e, per i casi di sospetta frode rilevati in base ai criteri di analisi dei rischi, si procede comunque al controllo documentale oppure addirittura fisico della partita, interessando, per gli aspetti di competenza e per un controllo congiunto, l’Autorità sanitaria o le forze di polizia interessate. Le sofisticazioni hanno dimostrato di superare tutti i controlli determinati possibili. Quindi la battaglia resta ancora aperta. Spesso la Cina viene tirata in ballo. La melamina, trovata anche nelle uova, è solo l’ultimo atto. Perchè nel distretto di Baiyun a Guangzhou (Canton) fioccano le accuse di aver smaltito latte contaminato nei fiumi, quel latte alla melamina messo fuori circolazione. Distruggere una tonnellata costerebbe troppo: 2.500 yuan, meglio gettarlo nei fiumi. Molti produttori sono stati accusati di aver scelto per comodità la via breve, con il risultato che le acque dei fiumi sono risultate inquinate. Ma l’assedio, come si diceva, è globale. Proprio mentre la Cina è sotto accusa per la melamina, a sua volta punta il dito contro il vicino Giappone accusato (non è la prima volta) di aver venduto salsa di soia all’arsenico. Per il momento la merce è finita in quarantena in dogana a Tianjin: aveva un tasso di arsenico cinque volte più alto dei limiti consentiti. La Cina dopo lo scandalo del latte è passata al contrattacco, pubblicando una lista di società straniere che non hanno raggiunto gli standard qualitativi per i prodotti importati. Nel mirino anche il latte Pauls, prodotto dalla Parmalat Australia, controllata di Parmalat Italia. Ben 14 tonnellate sequestrate per non aver raggiunto il livello qualitativo richiesto per i batteri.

Formaggio riciclato...

La sofisticazione dei formaggi non è un fatto nuovo, purtroppo,
tra questi rientra la vendita di falso parmigiano modifica nel
nostro Paese, però la scoperta qualche settimana fa di una
filiera attiva nel riciclaggio di prodotti scaduti ha sollevato
polemiche e perplessità. Tutto è nato dai controlli
effettuati dalla Guardia di Finanza a Novara su un furgone che
trasportava nauseabonde forme di formaggio.

Uova contaminate...

Le uova alla melamina provenienti dall’Hebei
seguono a ruota lo scandalo del latte alla
melamina. perché questa sostanza tossica è
stata trovata anche nelle uova, specie quelle
provenienti da Dingxing ( provincia dell’Hebei),
un’area a Nord della Cina che però copre il 10%
del totale della produzione del Paese. Un vero e
proprio ciclone, legato al fatto che gli animali
sono stati nutriti con prodotti contenenti
melamina. Le autorità però assicurano che al
98% i controlli sono negativi.


Olio chimico...

Olio chimico, ecco la frode più comune
nel settore oleario. Di solito si miscelano
olio di semi con olio di oliva e lo si fa
passare per olio extravergine d’oliva. In
alcuni casi è stato accertato che olio di
semi colorato artificialmente con
clorofilla e betacarotene era venduto per
olio extravergine. Più specialistica e
raffinata, di difficile individuazione, è
quella basata su oli lampanti o
maleodoranti poi trattati chimicamente.


Scatolette inquinate...

Anche il cibo per cani, ancor prima dello scandalo del
dentifricio tossico, ha seminato il panico in America, è
infatti risultato alterato. Lo scandalo delle scatolette
destinate agli animali domestici ha rappresentato una
sorta di overture ai problemi derivanti da cibi
importati dalla Cina. Probabilmente sono stati loro i
primi a risentire della tossicità della melamina ma
anche a mettere in allarme la Fda, la Food and drug
alimentation che si occupa dei controlli alimentari.

Vino al metanolo...

L’elenco delle adulterazioni alimentari è purtroppo
molto lungo e le conseguenze gravissime. Per fare un
solo esempio, rimasto indelebile nella mente di molti
per lo shock che provocò nell’opinione pubblica, fu nel
1986 in Italia, in Piemonte, il caso del vino al metanolo.
Si tratta di un alcool altamente tossico per l’uomo che fu
utilizzato per adulterare il vino prodotto. Infatti i morti
furono 25, in molti rimasero segnati per effetto del
veleno da danni irreparabili alla vista.

Latte alla melamina...

Latte contaminato made in China, è lo scandalo che emerge dopo le Olimpiadi. Viene scoperto latte “rinforzato” con melanina per rendere più vitamine, inutilmente. Perfino l’Agenzia Nuova Cina è costretta ad ammettere che il 25% dei bambini di Pechino ne ha fatto uso. Ormai è diventato un problema anche smaltire quello già prodotto di cui il Governo ha vietato la vendita.

Brunello taroccato...

Finiscono nella bufera anche i maggiori produttori di Brunello, sospettati di “frode in commercio” per aver aggirato il disciplinare del Brunello impiegando vitigni di Cabernet, Merlot, Sauvignon (la denominazione Docg prevede, invece che si utilizzi al 100% Sangiovese), allo scopo di rendere il brunello più vicino ai gusti del pubblico, soprattutto di quello americano. Allo studio, per evitare tutto ciò, c’è una sorta di etichetta ad hoc.

Mortadella al borotalco...

Come il vino al metanolo, uno strascico ha creato anche la vicenda del borotalco utilizzato per camuffare la mortadella. Un esempio lampante di sofisticazione grossolana per trasformare (un po’ come il riciclaggio di formaggi scaduti) prodotti non conformi alle regole e ai disciplinari che regolano determinati prodotti.

Prosciutti e salami...
Salami e prosciutti scaduti e ormai immangiabili sono stati scoperti la scorsa settimana in un deposito di un’azienda emiliana. Ma anche il bottino della Guardia di Finanza della compagnia di Magenta, fuori Milano, è stato consistente. Soprattutto, nel capannone gestito da importatori egiziani c’era cibo scaduto di ogni provenienza e genere, ma anche etichette assolutamente autentiche pronte a contrassegnare prodotti immangiabili.

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