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MERCATO E DENOMINAZIONI

Il valore di Dop e Igp in vista della riforma del regolamento Ue (con il vino alla finestra)

Le riflessioni di Cesare Baldrighi (Origin Italia) e di Elvira Bortolomiol (Prosecco Docg), nel punto sul progetto Enjoy European Quality Food
BORTOLOMIOL, CONSORZI, DOP, IGP, ORIGIN, UE, Non Solo Vino
Il valore di Dop e Igp, verso la riforma del regolamento Ue (con il vino alla finestra)

Sono 319 i prodotti italiani Dop, Igp e Stg con un valore della produzione pari a 7,9 miliardi di euro, di cui 4,4 miliardi relativi all’export. Prodotti che nascono da lavoro di 86.601 produttori, e promossi e tutelati da 167 Consorzi di Tutela riconosciuti dal Ministero delle Politiche Agricole. Se a questi prodotti si aggiungono le 526 denominazioni e indicazioni di origine del vino, il valore alla produzione complessivo della “Dop Economy”, come l’ha definita Qualivita, nel 2021, ha toccato un valore alla produzione di 19,1 miliardi di euro. Numeri che spiegano come la promozione sinergica delle eccellenze territoriali del made in Italy sia sempre più importante, e che dicono anche perchè l’attenzione sia alta sulla riforma dei regolamenti su Dop e Igp che sta facendo il suo percorso in Europa (e della quale ancora non è stato deliberato se farà parte anche il mondo del vino o meno, con una decisione rimandata intorno al 25 aprile a livello Ue, da quanto apprende WineNews, ndr). Ne ha parlato, a WineNews, Cesare Baldrigi, alla guida di Origin Italia, che riunisce i consorzi del food, nell'incontro che ha fatto il punto su Eeqf, Enjoy European Quality Food, il progetto di valorizzazione di sei prodotti Dop, Igp ed Stg, che ha visto protagonisti i Consorzi di Asti, Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore, Vino Nobile di Montepulciano, Provolone Valpadana Dop, Olio Evo Dop Terre di Siena e Mozzarella Stg, assieme a Federdoc e ad Origin Italia, e che prevede iniziative per trade e consumatori finali in Italia, Spagna, Germania e Polonia fino a marzo 2024.
“Dal punto di vista cronologico siamo avanti, la riforma dovrebbe essere approvata a primavera - ha detto Baldrigi - o al massimo nell’estate, ma ci sono questioni particolari da affrontare. Non è una riforma che stravolge il mondo delle denominazioni, ma una riforma con degli aggiornamenti che tende ad amplificare e facilitare il ruolo dei consorzi, e di quelli che vengono chiamati “gruppi”, a livello comunitario. La volontà è quella di accrescere potere e funzioni dei Consorzi nell’aggregare e sviluppare le produzioni geografiche, e facilitare la loro nascita con criteri meno rigidi nella costituzione dei gruppi, creando due livelli di Consorzi. Quelli che nascono con criteri meno rigidi hanno anche meno poteri, invece i consorzi classici che noi conosciamo, che hanno bisogno di maggioranze qualificate per costituirsi e per deliberare, possono gestire anche l’erga omnes, cioè decidere anche per chi non è socio, che è un elemento fondamentale”.
Un altro passaggio significativo, sottolinea Baldrighi, è di carattere meramente amministrativo, ma fondamentale, “perchè la gestione delle modifiche dei disciplinari, che è diventato un elemento fondamentale nella gestione delle indicazioni geografiche, passerà dall’Unione Europea ai Paesi membri, ed in particolare al Ministero dell’Agricoltura, e questo dovrebbe accelerare tutte le operazioni, purchè gli uffici si strutturino per farlo. Le riforme dei disciplinari sono le misure con cui i Consorzi e i prodotti si adeguano alle necessità dei tempi, agli sviluppi tecnologici e alle innovazioni, e in mancanza di modifiche celeri, a volte, si rischia di restare un po’ lontani da quello che cittadini e mercati si aspettano dalle indicazioni geografiche. Questo è uno snodo cruciale”. E poi, sottolinea ancora Baldrighi, la riforma prevede che tutti i Consorzi si dotino di un regolamento sulla sostenibilità ambientale: “il tema della sostenibilità, oggi, è all’ordine del giorno, e diventa importante per le Indicazioni Geografiche poter dimostrare di essere al passo con i temi. Anzi un passo avanti rispetto a tutti gli altri prodotti. Sappiamo che la sostenibilità si fonda su tre pilastri: economico, sociale e ambientale. Sull'aspetto economico e sociale i nostri prodotti sono all’avanguardia, ma spesso questo viene dimenticato, perchè parlando di sostenibilità ci si riferisce principalmente agli aspetti ambientali, e su questo ci dobbiamo promuovere meglio”. “Il settore - ha detto ancora Baldrighi - ha necessità di ricevere risposte in tempi rapidi dalla riforma europea sulle Indicazioni Geografiche in un contesto di profondi cambiamenti quali le emergenze legate ai costi dell’energia, delle materie prime e delle condizioni climatiche. Questo anche per impostare uno sviluppo sostenibile di lungo periodo e per affermare la crescita del sistema agroalimentare italiano attraverso la cultura della qualità, della certificazione, dello sviluppo sostenibile dei territori”.
In ogni caso, come testimoniato, tra gli altri, dalle istituzioni rappresentate da Marco Cerreto, capogruppo di Fratelli d'Italia e membro della Commissione Agricoltura, e Alberto Gusmeroli, presidente della Commissione delle Attività Produttive, Commercio e Turismo, quello di Dop e Igp resta un settore fondamentale, come emerso nella tavola rotonda “Il made in Italy a tavola tra identità territoriale, sostenibilità e mercato: sfide e opportunità del settore”, moderata dalla sommelier Adua Villa. Elvira Bortolomiol, produttrice con la cantina di famiglia e presidente del Consorzio del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg, commentando in particolare i dati delle esportazioni di vino, in netta crescita nel 2022, come riportato da WineNews, ha sottolineato che “la crescita è stata raggiunta malgrado le difficoltà economiche in cui versano i produttori a causa dell’attuale situazione geopolitica. Merito del rapporto di fiducia, costruito nel tempo, con i consumatori di tutto il mondo a cui garantiamo, con il nostro sistema a Denominazione, l’origine, la tracciabilità e la qualità dei prodotti offerti sul mercato. Le Denominazioni di Origine - ha continuato Bortolomiol - hanno da sempre avuto un ruolo chiave per l’economia del settore vino e per le imprese italiane innalzando con la loro eccellenza la competitività del nostro Paese. Dobbiamo unire le forze per mettere in campo strategie comuni di comunicazione volte ad indicare e promuovere forme di consumo responsabile dei nostri prodotti mettendo a disposizione dei consumatori tutte le informazioni veritiere e necessarie alla creazione di una corretta abitudine alimentare. Seguendo questa via rafforzeremo il rapporto di fiducia e metteremo al bando tutte quelle condotte lesive, dettate dagli eccessi, che non ci appartengono e che ledono la salute di tutti noi”.
Tornando al progetto Eeqf, come ha spiegato il capo progetto Liberto Stradiotti, va sottolineato che questo “consente di aumentare in Italia e in Europa conoscenza sui prodotti certificati e consapevolezza sulle loro valenze. Cibi e vini a denominazione di origine significano un marchio europeo assegnato a quegli alimenti le cui peculiari caratteristiche qualitative dipendono dal territorio in cui sono prodotti ma anche da fattori umani che, combinati insieme, consentono di ottenere un prodotto inimitabile al di fuori di una determinata zona produttiva. Affinché un prodotto sia Dop - ha evidenziato Stradiotti - le fasi di produzione, trasformazione ed elaborazione devono avvenire in un’area geografica delimitata. Chi fa prodotti Dop deve attenersi alle rigide regole produttive stabilite nel disciplinare di produzione e il rispetto di tali regole è garantito da uno specifico organismo di controllo indipendente”. E su questo tema si inserice anche un altra riflessione sul un articolo perculiare del nuovo Regolamento sulle Indicazioni Geografiche che non fanno parte del comparto agroalimentare, proposto dalla Commissione Europea.
La nuova normativa, spiega Origin Italia, consentirebbe l’utilizzo del logo delle Igp dedicato ai prodotti agroalimentari anche alle Ig artigianali e industriali non alimentari, il cui sistema di controllo sarebbe basato solo da autodichiarazione degli stessi produttori. Pertanto, entrerebbe in contrasto con le procedure previste dal Regolamento dei prodotti agroalimentari e vitivinicoli che obbligano le Igp ad avere un rigido sistema di controllo basato sui disciplinari, attuato attraverso dettagliati piani di controllo, garantito da un ente di certificazione indipendente e vigilato dai relativi Consorzi di Tutela di concerto con l’Icqrf. “Pur essendo favorevoli alla nascita di un sistema delle Ig artigianali non alimentari, questa nuova disposizione creerebbe una grande distorsione non solo perché con lo stesso logo si indicano categorie merceologiche molto differenti, ma soprattutto perché i livelli di garanzia di un prodotto agroalimentare e vitivinicolo sono alti e già noti al consumatore - dichiara Cesare Baldrighi presidente di Origin Italia - ed è assurdo che la Commissione Europea possa proporre soluzioni di questo genere che invece di semplificare la vita alle imprese e ai cittadini rendono tutto sempre più complicato. Soprattutto rischiano di indebolire un sistema che funziona da oltre 30 anni”.
La Commissione Europea, ricorda ancora una nota di Origin Italia, ha avviato nel 2020 un’iniziativa legislativa per creare un sistema di protezione per le Indicazioni Geografiche dei prodotti artigianali e industriali (“non Agri”), anche per favorire le azioni di contrasto ai prodotti contraffatti. La proposta di regolamento, presentata ad aprile 2022, consentirebbe una registrazione delle Ig fondata su due fasi, la prima a livello nazionale e la seconda, finalizzata alla valutazione e all’approvazione della richiesta di registrazione, gestita dall’Euipo. Inoltre, stabilisce che i produttori dovranno presentare soltanto un’autodichiarazione di conformità dei prodotti ai relativi disciplinari di produzione, permettendo così l’utilizzo del logo Igp senza una vera e propria verifica. “Nei prossimi giorni Origin Italia si attiverà di concerto con Origin Ee, coinvolgendo tutti i parlamentari europei, ma soprattutto il Governo italiano attraverso il Ministro Francesco Lollobrigida, sensibile a questi temi, per correggere tale errore strategico dell’Unione Europea che rischia di far perdere valore ad un sistema collaudato come quello delle Dop e Igp agroalimentari e vitivinicole”.

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