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DAL 23 AL 25 FEBBRAIO

Il vino buono, pulito e giusto e il cibo bio: la “coppia perfetta” di “Slow Wine Fair” & “Sana Food”

Per la prima volta, saranno insieme a BolognaFiere per promuovere un nuovo modello di produzione e consumo, attento all’ambiente e alla salute

Da un lato, più di 1.050 cantine provenienti dall’Italia e da 30 Paesi del mondo per oltre 6.000 vini “buoni, puliti e giusti”, più della metà biologici e biodinamici, dall’altro tutti i cibi bio sinonimo di una sana alimentazione nei consumi fuoricasa nel Belpaese (mercato che, nel complesso, vale 100 miliardi di euro nel 2024, dati Circana) ed oltreconfine, dove sono sempre più richiesti: in comune, hanno rigorosi criteri di sostenibilità, custodia della biodiversità, rinuncia all’uso della chimica di sintesi, rispetto del paesaggio e la salvaguardia dei territori più fragili, e promuovono un nuovo modello di produzione e consumo, rispettoso dell’ambiente e attento alla salute, senza tralasciare il buono. Ma rappresentano anche un mercato, quello dei prodotti biologici, che è una significativa risorsa per il nostro Paese, con un valore di oltre 5 miliardi di euro, di cui oltre i due terzi vengono esportati, secondo un trend di crescita costante, e con un’incidenza del 6% sul totale dell’export agroalimentare, che nel caso del vino biologico raggiunge l’8,5% sul totale dell’export vitivinicolo (dati Ice), e le cui vendite in Italia sfiorano i 60 milioni di euro (dati Nomisma). Un trend legato al fenomeno del mercato globale del plant-based, il cui valore è passato da 29,4 miliardi di dollari nel 2020 a 52,5 nel 2023, con proiezioni di aumento fino a 161,9 miliardi (+550%) entro il 2030. Ecco la “coppia perfetta”, due anime “anime gemelle” della tavola, che per la prima volta, dal 23 al 25 febbraio a BolognaFiere, si raccontano in contemporanea alla Slow Wine Fair 2025, che, all’edizione n. 4 con la direzione artistica di Slow Food e con l’incontro mondiale della Slow Wine Coalition, promuove i vini frutto di un’agricoltura sostenibile, artigianale, che rispetta la biodiversità e il paesaggio agrario, tesa alla crescita socioculturale delle comunità agricole e a rendere i consumatori più consapevoli, e a Sana Food 2025, la nuova veste del Sana, lo storico Salone del biologico e del naturale, giunto all’edizione n. 36, per un grande evento di riferimento mondiale per il biologico per appassionati, horeca e retail specializzato.
“La Slow Wine Fair si conferma differente rispetto alle altre fiere dedicate al vino, perché alla sua base ha sempre un tema politico di grande rilevanza e attualità. In questa edizione dedichiamo i nostri sforzi a far sì che la filiera vitivinicola diventi uno dei settori produttivi a minor impatto ambientale - ha detto Giancarlo Gariglio, curatore della guida Slow Wine e coordinatore della Slow Wine Coalition, in conferenza stampa nei giorni scorsi a Bologna - per farlo, dobbiamo far sì che il vetro con cui sono fatte le bottiglie sia meno pesante, un fattore che condiziona sia i costi (effettivi e ambientali) di produzione che la logistica. Oggi i dati affermano che il vino non è più attrattivo per i giovani e che i consumi stanno diminuendo, ma se non offriamo alternative interessanti e soluzioni innovative a queste fasce di appassionati, non ci sarà alcuna partita. Al contrario, è importante sottolineare che il vino, consumato con moderazione, è l’unica bevanda alcolica che ha il potere di far bene al paesaggio, grazie a vignaiole e vignaioli che sono sentinelle del territorio; all’ambiente, attraverso un’agricoltura sostenibile basata sulla rigenerazione del suolo, ma anche alla società, garantendo un rapporto virtuoso con i dipendenti e con gli abitanti dei villaggi di collina, che spesso sarebbero abbandonati se non esistesse la viticoltura”.
L’affiancamento di Slow Wine Fair e Sana Food (con lo stesso biglietto di ingresso, ndr, e con il patrocinio del Ministero dell’Agricoltura e del Comune di Bologna, e il supporto del Ministero degli Affari Esteri e Agenzia Ice, Regione Emilia-Romagna, Enoteca Regionale dell’Emilia Romagna, FederBio e Fipe, tra gli altri), ha sottolineato Domenico Lunghi, direttore Manifestazioni Dirette Food & Beverage di BolognaFiere, “da un lato, ci consente di conservare le specificità e l’identità dei due eventi, senza mescolarne le imprese: Sana, salone storico di riferimento per il food bio, manterrà il focus su questo tema, mentre Slow Wine Fair celebrerà la sostenibilità del vino, grazie alla selezione di ben 1.050 cantine fatta da Slow Food (il doppio della prima edizione, nel 2022). Dall’altro lato, questa concomitanza produrrà un grande vantaggio per il visitatore. Ad esempio, chi verrà in fiera per cercare gli alimenti biologici di Sana Food, potrà assaggiare anche i vini biologici e biodinamici presentati dal 69% delle cantine che espongono a Slow Wine Fair (nel 2024 era il 47%)”, e viceversa. Ma le sinergie non si fermano qui. Accanto alla rete di ristoratori amici di Slow Food e delle Osterie d’Italia, grazie al supporto di Ice, il respiro dell’intero progetto sarà ancora più internazionale: è confermata la presenza di almeno 300 buyer esteri, il 50% in più del 2024 (con il supporto anche del digitale, grazie al servizio di matching dell piattaforma B2Match), con una partecipazione molto ampia dal Nord Europa e dal Nord America. E la collaborazione tra i due eventi permetterà di organizzare in fiera degustazioni e momenti di interesse come l’“Aperitivo Bio e Sostenibile”, coniugando vini e spirits della Slow Wine Fair con i cibi di Sana Food. La contemporaneità dei due eventi, ha ribadito Lorenzo Galanti, dg Agenzia Ice (citando i numeri sottolineati in testa), “costituisce un’occasione unica per creare sinergie tra i settori del biologico e del vino naturale, fortemente legati da una comune attenzione alla qualità, alla sostenibilità e al rispetto dell’ambiente. Ice, sulla scorta della fattiva e consolidata collaborazione con FederBio, Slow Food e BolognaFiere, è lieta di prendere parte a entrambi gli eventi con un sostegno che si concretizza nell’organizzazione di incoming di operatori internazionali selezionati dagli Uffici della rete all’estero. In questa specifica occasione, saranno 130 i delegati presenti”. Ma l’edizione 2025 pone l’accento anche su importatori e distributori nazionali, con 200 aziende che operano nel mondo del vino naturale (da Arké a Classica, da CerettoTerroirs a Diwine, da Elemento Indigeno ad Ellenikà, da Etica Distribuzione a Gemma, da Kippis a Pr Comunicare il Vino, da Tannico a Teatro del Vino, da Velier-Triple “A” ai Vignaioli Rock, da Vino.3 a WineSoul, da Wine Wins a Vi.Te - Vignaioli e Territor e alla Natural Wine Association, e non solo).
In particolare, Slow Wine Fair 2025 vedrà protagoniste oltre 1.050 piccole e grandi cantine da tutte le regioni italiane, dall’Alto Adige alla Sicilia, e da 30 Paesi, con 157 cantine estere (dalla Francia alla Slovenia, dalla Germania all’Austria, dalla Lettonia al Giappone, dall'Argentina al Cile, dal Messico agli Usa, dall’Ucraina alla Turchia, dall’Azerbaijan alla Repubblica Ceca, dalla Svezia al Regno Unito, dalla Nuova Zelanda alla Grecia, dal Sudafrica alla Polonia, dalla Spagna alla Bulgaria, dalla Croazia alla Svizzera, dal Portogallo alla Georgia, dalla Slovacchia alla Bolivia), più del 50% delle quali certificate biologiche o biodinamiche, per oltre 6.000 etichette in degustazione per appassionati, buyer e professionisti - da Abbazia di Novacella ad Arunda, da Cantina Girlan a Cantina Kaltern, da Elena Walch a Kettmeir (Herita Marzotto Wine Estates), da Cantina Bozen a Letrari, da Giacomo Fenoccchio a Ada Nada, da Bava a Braida di Giacomo Bologna, da Anna Maria Abbona a Coppo, da Conterno Fantino a Domenico Clerico, da G.D.Vajra a Ceretto, da Casa E. di Mirafiore a Oddero Poderi e Cantine, da Palladino a Ratti, da Vicara a Vietti, da Arpepe a Frecciarossa, da La Genisa al Consorzio Vini Oltrepò Pavese, da Prime Alture a Tenuta Mazzolino, da Gigante - Wine & Welcome in Friuli a Le Vigne di Zamò, da Vistorta a Cà Du Ferrà Wine & Tasting, da Camerani - Adalia & Corte Sant’Alda a Valentina Cubi, da Vigneti di Ettore a Conte Emo Capodilista - La Montecchia, da Gini a Italo Cescon, da Maculan a Santi, da Speri a Fattoria Zerbina, da Lusvardi a Paltrinieri, da Tre Monti a San Patrignano, da Fattoria Le Pupille a Boscarelli, da Michele Satta a Pietroso, da Cupano a Fattoria del Pino, da Antonio Camillo ad Emiliano Falsini, da Il Colombaio di Santa Chiara a Le Chiuse e al Paradiso di Manfredi, da Castello Sonnino a Contucci, da Dei a Fattoria Varramista, da Franco Pacenti a I Balzini, da Il Borro a Lamole di Lamole (Herita Marzotto Wine Estates), da Le Ragnaie a Montenidoli, da Panizzi a Patrizia Cencioni, da Petrolo a Piancornello, da Ridolfi alla Tenuta di Ghizzano, da Decugnano dei Barbi a Palazzone, da Scacciadiavoli a Sartarelli, da Fattoria Le Terrazze a Pievalta, da Umani Ronchi a Valori, da Barone Cornacchia a Castorani, da Cataldi Madonna a Fattoria Nicodemi, da Nododivino a Tenuta I Fauri, da Fontanavecchia a Pietracupa, da Salvatore Molettieri, da Tenuta San Francesco a Villa Raiano, da D’Araprì a Felline, da L’Astore Masseria a Leone De Castris, da Baglio del Cristo di Campobello a Donnafugata, da I Custodi delle Vigne dell’Etna a Palmento Costanzo, da Serra Ferdinandea a Planeta, da Tenute Dettori a Cantina Santadi, da Giuseppe Sedilesu a I Garagisti di Sorgono, da La Contralta a Cantina Carta, per citarne solo alcune - produttori e produttrici della Slow Wine Coalition e vini che sono espressione dei valori del “Manifesto del vino buono, pulito e giusto”. Il focus sarà la sostenibilità del packaging e della logistica della filiera vitivinicola, approfondito nelle conferenze in Sala Reale Mutua e nell’Arena Demeter, portando ad esempio innovazioni che produttori, consorzi, aziende biodinamiche e operatori del settore stanno sviluppando per ridurre l’impatto della produzione vinicola sull’ambiente. Anche il settore della supply chain svolgerà un ruolo chiave, supportando lo sforzo dei produttori di ridurre il proprio impatto ambientale, e spazio sarà riservato alle imprese della filiera vitivinicola che, attraverso macchinari, attrezzature, tecnologie e materiali innovativi, contribuiscono a rinnovare il sistema agricolo e permettono ai vignaioli di adottare metodi di produzione sostenibili e rispettosi dell’ambiente. In Casa Slow Food, invece, ci si concentrerà sulla biodiversità, grazie al racconto dei Presìdi Slow Food del vino. Agli incontri si aggiungono 17 masterclass: il 23 febbraio, con i Catarratto Boys (Elios, Fabio Ferracane, Porta del Vento, Nino Barraco, Possente Alessandro Viola, Viteadovest e Bosco Falconeria), una comunità di giovanissimi produttori che oltre 10 anni fa decise di rinverdire un’antica tradizione di coltivazione legata al Catarratto, vitigno a bacca bianca identitario della Sicilia, raccontati da Giancarlo Gariglio; Vigna vecchia fa buon vino, tra Veneto, Piemonte, Toscana, Marche, Campania, Puglia e Sicilia, con la Master of Wine Sarah Abbott, leader nella promozione del patrimonio vitivinicolo attraverso la Old Vine Conference, Giancarlo Gariglio e Alessandro Marra; e l’Albana, vitigno autoctono storicamente diffuso nelle province romagnole; il 24 febbraio con i vitigni autoctoni del Lazio, dalla Malvasia puntinata a Bellone e Cesanese, con Arsial, l’Agenzia Regionale per lo Sviluppo e l’Innovazione dell’Agricoltura del Lazio; ed il Cerasuolo d’Abruzzo, con Jonathan Gebser, vice curatore Slow Wine e Davide Acerra, direttore Consorzio Vini D’Abruzzo; il 25 febbraio con il Trebbiano dell’Emilia Romagna, da varietà negletta a risposta possibile al cambiamento climatico; e l’Alta Langa Docg, denominazione che solo fino a dieci anni fa era piccola e scarsamente conosciuta, ma che grazie a grandi marchi ha saputo recuperare un’antica tradizione spumantistica che il Piemonte aveva perso. Il 23 febbraio protagonisti anche Marta Mendonca e Cristina Crava di Porto Protocol, movimento globale che si occupa di promuovere la cultura del packaging sostenibile, nell’incontro, UnPackaging Wine; il 24 febbraio si parlerà anche di “Tappo a vite o tappo classico?” con Emanuele Sansone, dg Business Unit Italia Guala Closures e Giancarlo Gariglio; e il 25 febbraio si esplorerà “La qualità del vino in ogni passaggio della filiera”, secondo Elemento Indigeno e vini e sidri che distribuisce. Quindi focus sul vino naturale, sulle oltre 200 cantine italiane e straniere appartenenti al movimento della Chiocciola, con le masterclass “Il vino naturale come mezzo non come fine” con i vini distribuiti da Arkè e provenienti sia dall’Italia che dall’estero (24 febbraio) e “Vini facili da bere, difficili da fare”, sempre con le etichette commercializzate dai principali distributori presenti all’evento. E tra le quali, a quelle estere, il 23 febbraio saranno dedicate le masterclass di Tannico, un viaggio nella Manchuela, nel Sud-Est della Spagna, con i vini della famiglia, e di Demeter, un viaggio, invece, nella biodinamica, tra Italia, Austria, Francia e Georgia, con le masterclass “Viti dimenticate: la passione dei vignaioli biodinamici Demeter recupera le varietà autoctone” e “Cura, partecipazione, imprevedibilità: relazioni tra la biodinamica e il vino”, con il giornalista Matteo Gallello (Tropfltalhof a Spirito Agricolo Ballarin, da Camerani ad Altum, da Podere Le Ripi a Les Jardins de Theseiis e Gotsa Wines, le cantine); il 24 febbraio ci si addentra nella vita segreta dei mercanti di vini artigianali insieme a Kippis, con l’assaggio di alcuni grandi vini con Giancarlo Gariglio, Gino Della Porta di sette.wine, e Roberto Lo Pinto e Fabio Mazza di Kippis, e si prosegue con Etica, non etichetta, per comprendere come nasce il catalogo di Etica Distribuzione, una degustazione, guidata da Luca Martini con vini da Francia, Germania e Spagna; infine, il 25 febbraio la giovane e dinamica azienda di distribuzione Gemma, propone un giro del globo tra Argentina, Sudafrica, Marocco, Australia, Canada e Stati Uniti. Il tutto accanto alle iniziative promosse da collettive e istituzioni territoriali (tra le quali Regione Lombardia, Enoteca Regionale Emilia Romagna, Laore - Regione Sardegna, Regione Calabria e sviluppo rurale e Città Metropolitana di Reggio Calabria, Regione Lazio - Arsial, Roma Capitale - Assessorato Agricoltura, Ambiente e Ciclo dei rifiuti e Regione Campania). Tra gli appuntamenti più attesi, il Premio Carta Vini Terroir e Spirito Slow, assegnato dagli appassionati e da una giuria di professionisti del settore a 13 categorie, 8 territoriali e 5 tematiche (la premiazione il 24 febbraio in Sala Reale Mutua). Tra le novità la Slow Food Coffee Coalition, dove i torrefattori mostreranno come riconoscere e imparare a scegliere un caffè di qualità, ed i produttori di sidro, da Trentino, Veneto, Polonia e Svezia. Tra le conferme, la Fiera dell’Amaro d’Italia, con Amaroteca e Anadi - Associazione Nazionale Amaro d’Italia, e con protagonisti anche gli spirits, così come nella Mixology Lab e con i bartender di Drink Factory, ma anche tanti food truck con proposte vegetariane e vegane. Last but not least, un’altra iniziativa sostenibile riguarderà i tappi: in collaborazione con la Cooperativa Sociale Artimestieri, quelli in sughero delle bottiglie verranno riutilizzati nella bioedilizia e nel bioarredamento.
A Sana Food, il primo evento del Sud Europa dedicato a tutte le declinazioni della sana alimentazione fuori casa a filiera controllata e sostenibile, il biologico e il biodinamico hanno ampio spazio, ma il quadro della sana alimentazione è arricchito anche dalle bevande e dagli alimenti vegan, plant based e vegetariani, gli alimenti funzionali, inclusi i “free from” e i “rich in” (cui saranno dedicati cooking show e masterclass) e i prodotti pensati per sportivi, anziani, bambini, persone con allergie o intolleranze e per chi segue regimi nutrizionali specifici, fino alle eccellenze Dop, Igp e Sgt ed ai Presìdi Slow Food. Come ha sottolineato Claudia Castello, Exhibition Manager Sana, “la maggiore consapevolezza dei consumatori riguardo alla propria salute e al benessere, confermata dai dati dell’Osservatorio 100 Giorni Sani (novità di Sana Food, realizzato con Channel Marketing Company, LightUp Italia! e Toluna Group, ed i cui risultati saranno presentati il 25 febbraio a Lab Academy) rappresenta un’opportunità unica per lo sviluppo economico e sociale. Nella compagine dei 250 espositori, dall’Italia e dal mondo, il 15% dei quali provenienti dall’estero, il 60% copre il comparto biologico e biodinamico, il 20% quello delle intolleranze alimentari e del prodotto “arricchito da” e un altro 20% le necessità del comparto vegano e vegetariano”. Tra gli appuntamenti, gli Stati Generali del biologico e del biodinamico di Rivoluzione Bio (24 febbraio), con l’analisi degli ultimi dati di mercato dell’Osservatorio Sana 2025 con Nomisma e sul ruolo del biologico e della sana alimentazione nei
consumi fuori casa e nella ristorazione collettiva.
E, a proposito del biologico, il Protocollo sottoscritto nel 2020 tra FederBio, Slow Food e BolognaFiere, ha spiegato Maria Grazia Mammuccini, presidente FederBio, “parte proprio dal presupposto che il biologico è il metodo di riferimento per il vino buono, pulito e giusto, poiché rappresenta la punta più avanzata della sostenibilità nel settore vitivinicolo. La superficie vitata biologica ha raggiunto un peso fondamentale nella viticoltura italiana: rappresenta ormai il 23% del vigneto nazionale, con punte che raggiungono il 40% in Toscana e il 36% in Sicilia, e con quasi 30.000 operatori dedicati. L’Italia si conferma, così, tra i leader mondiali nella produzione di vino bio. Le etichette biologiche e biodinamiche italiane sono particolarmente apprezzate per la loro capacità di coniugare l’identità territoriale, data dalle denominazioni d’origine, con la sostenibilità garantita dalla certificazione biologica che, non utilizzando chimica di sintesi, contribuisce a tutelare la fertilità del suolo, a preservare gli ecosistemi e a contrastare la crisi climatica. I valori connessi alla viticoltura biologica e biodinamica trovano riscontro anche nelle scelte dei consumatori: secondo i dati Nomisma, nel 2023, le vendite di vino biologico in Italia hanno raggiunto un valore di 57,5 milioni di euro, con un incremento del 6,5% e, in una fase complessa per il mercato del vino, anche i trend a livello internazionale indicano una crescita dei consumi di vini bio. Questo dato conferma un’attenzione sempre maggiore verso prodotti capaci di caratterizzarsi per un’alta qualità e per una filiera che rispetta la salute e l’ambiente, e premia l’impegno di tanti viticoltori che contribuiscono a valorizzare il territorio”.
Gli ultimi dati Circana sul sentiment dei consumatori confermano, invece, l’attrazione degli italiani per i consumi out of home: nonostante una congiuntura economica non semplice, il 52% non intende rinunciare a pranzare e cenare fuori casa anche nel 2025. Una consuetudine ormai tornata ai livelli pre-pandemia - si tratta di un mercato da 100 miliardi di euro nel 2024 - ma che inizia a risentire degli effetti dell’inflazione. Di fatto, rispetto al 2023, in Italia le dimensioni del mercato nel 2024 restano costanti: il momento della colazione registra un +1,5% a valore nei primi 9 mesi, mentre la cena si ferma a un +1% a valore, a fronte di un -0,8% a volume, e il momento dell’aperitivo perde l’1,9% (fonte: TradeLab). Prosegue, al contempo, il percorso di integrazione tra servizi di ristorazione e canali retail, che nell’ultimo periodo hanno messo a segno un significativo incremento nel comparto ready to eat, segmento che da solo vale 2,5 miliardi di euro annui. Nell’anno terminante a giugno 2024, il consumo di piatti pronti cresce in Italia del 15,3% sul 2017 e presenta ulteriori margini di espansione; la media europea è, invece, del +5,5%, con la Francia in testa al +6,8% (fonte: Circana).
Infine, secondo gli ultimi dati dell’Osservatorio GS1 Italy, tra i trend di settore, si registra la crescita nei consumi di ingredienti benefici (+9,4% in valore), di prodotti “free from” (+9,7% in valore) e di “prodotti rich-in” (+10% in valore). Interessante anche il fenomeno legato alla produzione plant-based: il valore del mercato globale del settore è passato da 29,4 miliardi di dollari nel 2020 a 52,5 nel 2023, con proiezioni di aumento fino a 161,9 miliardi (+550%) entro il 2030. Si muove nella stessa direzione il mercato europeo dei pasti a base vegetale: 181 milioni di euro nel 2022, con un incremento del 20% sull’anno precedente. In generale, è la quantità di persone vegane o vegetariane che inizia a essere significativa. In Italia, per esempio, il 7,2% della popolazione si dichiara vegetariana e il 2,3% vegana (contro il 6,5% e lo 0,6% di 10 anni fa): numeri che vanno di pari passo con l’importanza attribuita alla salubrità a tavola.

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