Lo diciamo da tempo (e cerchiamo di farlo tutti i giorni con il nostro lavoro su WineNews): la comunicazione ed il racconto del vino devono trovare un linguaggio nuovo (o, magari, tornare ad un linguaggio degli albori “veronelliani”, ovvero di Gino Veronelli, ma anche “soldatiani”, ovvero di Mario Soldati, legato ad una cultura profonda e generale, e non solo specialistica), che punti più su quello che è fuori dal vino e che ruota attorno, i territori, la storia, la cultura, i valori, la gastronomia, la tavola e la convivialità. Con il vino che, dunque, deve tornare ad essere una grande voce non più solista, come accaduto spesso in questi anni, e accade ancora oggi, ma corale, magari con qualche acuto, per esprimere attraverso una nuova melodia la narrazione di questo affascinante mondo, puntando più sull’emozione e l’emotività che sui concetti tecnici e degustativi (pur importanti, in certi contesti). Una riflessione che, oggi - complice anche un calo dei consumi che non si vedeva da tempo, dopo anni di crescita, e con tanti studi che enfatizzano (forse anche oltre la realtà) il distacco dei giovani - è diventata un “refrain” quasi quotidiano per chi si occupa di vino. E che è stata al centro dell’incontro “Il linguaggio del vino, dalla formazione ai social” by Ais-Associazione Italiana Sommelier, guidata da Sandro Camilli, nei giorni scorsi a Napoli, con un segnale chiaro, visto che proprio il mondo della sommellerie, in generale, è stato protagonista di una “crescita tumultuosa” del linguaggio dei tecnicismi, che, lo ribadiamo, in certi contesti è ovviamente utile e appropriato, ma che, con i suoi eccessi, è stato spesso, nel recente passato, anche oggetto di parodie e sfottò (tre le più celebri quella, ormai antologica, del comico e attore Antonio Albanese).
“Bisogna evitare la deriva dell’autoreferenzialità e occorre investire nell’ascolto degli altri. L’umiltà di Giampaolo Gravina, il filosofo e divulgatore che per una vita ha parlato di vino con un linguaggio nuovo, recentemente scomparso, è una grande lezione da seguire”, ha detto Sandro Camilli, che, parlando anche dell’etichettatura, a livello europeo, ha aggiunto: “è necessario un approccio equilibrato, lontano da ideologie e da irrigidimenti. Bisogna puntare sulla qualità, difendendo il valore culturale del vino”.
“Il mio obiettivo è fare amare il vino alle persone: da tempo, il mio claim è “dall’esperienza del gusto al gusto dell’esperienza”, perché penso occorra sentire il vino come un “tutto” che va oltre il sapore e il profumo. Negli anni ho provato a costruire dei modi diversi da quello convenzionale con l’attenzione all’inclusività”, ha proseguito Nicola Perullo, filosofo ed esperto sensoriale.
“Il nostro linguaggio deve avere coerenza, deve investire nel collegamento con il territorio, comunicando correttamente il mondo del vino”, ha aggiunto Tommaso Luongo, presidente Ais Campania. Dal canto suo Camillo Privitera (Eventi Ais) ha osservato che “questo convegno è un’occasione importante per cogliere spunti e approfondire un tema quantomai attuale”, mentre Giulia Sattin, blogger e comunicatrice digitale, ha affermato che “c’è sempre una maggiore attenzione ai contenuti di qualità, che devono essere sempre più snelli, comprensibili, semplici. Bisogna cercare di far vivere alle persone un’esperienza, stimolandole a ritrovarsi tra loro”.
Secondo l’enologo Roberto Cipresso, “il vino è passato dalla crisi del metanolo all’Intelligenza artificiale e alle fake news. Esistono due categorie di vini: quelli che danno soddisfazione, con l’identità, la pulizia, l’ordine e l’abbinamento, che sono coerenti con il proprio carattere varietale; e poi ci sono i vini che emozionano, quei vini il cui assaggio è un viaggio, un film, un’esperienza. Credo sia prioritario portare l’emotività in questo mondo con un linguaggio universale”. Sul palco anche Cristiano Cini (Didattica Ais), che ha osservato come “la parte più importante del mondo del vino è quella legata all’esperienzialità. Certamente i canoni classici sono importanti, ma la didattica moderna deve aprirsi, bisogna comunicare un modello nuovo e contemporaneo. Oggi fare emozionare le persone è tutto”.
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