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IL VINO IN ITALIA? UN “AFFARE DI FAMIGLIA”. NEL BELPAESE IL 54% DELLE CANTINE È A CONDUZIONE FAMILIARE. UN MODELLO CHE FUNZIONA, VISTO CHE I FATTURATI, IN 10 ANNI, SONO CRESCI TURI DEL 73%. A DIRLO L’OSSERVATORIO AUB (AIDAF-UNICREDIT-BOCCONI)

Il vino in Italia, è “un affare di famiglia”. E non solo perché il primo contatto con il nettare di Bacco, nel Belpaese, avviene quasi sempre tra le mura domestiche con i grandi a fare da eno-ciceroni ai giovani. Ma perché più della metà (il 54%) delle cantine italiane con un fatturato che supera i 10 milioni di euro all’anno, è a “gestione familiare”, su un 42,5% in mano alle cooperative (costituite, spesso, da migliaia di piccoli appezzamenti di vigna anch’essi a conduzione familiare, ndr). Una formula di management, quella familiare, che peraltro sembra funzionare bene, visto che sotto il profilo economico-finanziario, le imprese così strutturate, nel decennio 2001-2010, hanno visto una crescita del fatturato del 73%, soprattutto all’estero. A dirlo un’indagine dell’Osservatorio Aub (Aidaf-Associazione nazionale Imprese Familiari, Unicredit e Bocconi), condotta su 174 realtà, di scena a Trento, nelle Cantine Ferrari, impresa che ben rappresenta la categoria: “un’azienda familiare è particolarmente capace di rimanere fedele a una filosofia aziendale ed è in grado di avere obbiettivi di lungo termine che nel settore vinicolo sono importanti - ha detto Matteo Lunelli, presidente Cantine Ferrari - quando una famiglia è garante della cultura e dei valori dell’azienda e, allo stesso tempo, sa attrarre talenti e favorire lo sviluppo di una logica manageriale, allora può diventare un vantaggio competitivo e un fattore critico di successo perché permette la sintesi di tradizione e innovazione”. Ma sono pochi i casi (quello dei Lunelli è uno) dove i giovani hanno ricevuto dai “vecchi” l’onore e l’onere del “comando”: solo una cantina su 3, tra il 2000 e il 2010, secondo l’Osservatorio, ha visto una successione al vertice, con il 75% delle aziende che vede ancora una leadership individuale, e con il 52% delle realtà guidato da ultrasessantenni. Nondimeno, vuoi perché l’investimento in una cantina richiede tempi lunghi per avere ritorni e successi, vuoi perché il vino è un prodotto la cui identità è fortemente radicata nel territorio, le imprese vinicole italiane a conduzione familiare sono quasi tutte “adulte”, con il 56% che supera i 25 anni di età, e il 6% che va oltre i 50. Insomma, il vino, ancora una volta, è lo specchio del Paese.

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