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IL LUTTO

Il vino italiano e Montalcino salutano la “Signora del Brunello”, Francesca Colombini Cinelli

Si è spenta a 91 anni una delle imprenditrici più moderne e visionarie del territorio, che ha contribuito a costruire con la sua Fattoria dei Barbi
BRUNELLO DI MONTALCINO, FATTORIA DEI BARBI, FRANCESCA COLOMBINI CINELLI, vino, Italia
La “Signora del Brunello”, Francesca Colombini Cinelli (ph: Fattoria dei Barbi)

Il mondo del vino italiano ed il territorio del Brunello di Montalcino salutano una grande donna, la vera “Signora del Brunello”, persona dal grandissimo spessore culturale, ed imprenditrice visionaria e moderna, che, alla guida della storica Fattoria dei Barbi, ha sempre lavorato in maniera generosa, aperta e pionieristica per la costruzione e la comunicazione del territorio: si è spenta questa notte, a 91 anni, Francesca Colombini Cinelli, che ha fattivamente e concretamente contribuito al successo di Montalcino.
“Se ne va una donna di grande valore sia per la famiglia, che per l’azienda, la storica Fattoria dei Barbi, ricevuta in eredità dal padre Giovanni ed oggi guidata dal figlio Stefano Cinelli Colombini, ma Francesca Colombini Cinelli è stata una delle vere artefici della costruzione del territorio del Brunello, una delle vere “luci” di Montalcino - è il ricordo del direttore WineNews, Alessandro Regoli - che è stata un’imprenditrice moderna già negli anni Sessanta-Settanta del Nocevento. Con lei la Fattoria dei Barbi era una fattoria toscana completa, che affiancava la produzione di grandi formaggi e salumi a quella di grandi vini, allora come oggi apprezzati in tutto il mondo, come testimoniano anche la partecipazioni della Fattoria alla prime New York Wine Experience di “Wine Spectator”, quando le aziende italiane ad essere selezionate erano pochissime, a differenza di oggi”.
Una pioniera vera, Francesca Colombini Cinelli, non solo per essere stata una delle primissime donne alla guida di un’azienda agricola - in una Montalcino ed in un’Italia ben diversa da ora, che viveva il “travaso” dalla campagna alla città, convinta nell’industria fosse il nuovo benessere, mentre nella campagna restava “la malora”, tesi poi smentita in buona parte dalla storia - ma anche per le sue idee di comunicazione, capace di accendere un faro sul territorio di Montalcino, ben lungi, all’epoca, dall’essere mediaticamente esposto come oggi. Per esempio, con il premio letterario e giornalistico internazionale Barbi Colombini, nato nel 1981, e andato in scena per 18 edizioni, che ha premiato e portato sul territorio i più grandi personaggi della cultura, della letteratura e del giornalismo italiano e mondiale: da Saul Bellow (vincitore del Premio Nobel per la Letteratura e del Premio Pulitzer) a Gianni Brera, da Susanna Tamaro a Cesare Brandi, da Mario Luzi a Romano Bilenchi, da Mario Tobino a Manlio Cancogni, da Mario Rigoni Stern a Rosetta Loy, da Raffaele La Capria a Jean d’Ormesson, da Gina Lagorio a Sebastiano Vassalli, da Alessandro Parronchi a Giorgio Bocca, da Sergio Zavoli a Giulietta Masina, da Piero Angela a Federico Fellini, da Enzo Biagi a Bruno Vespa, solo per citarne alcuni. “Una donna che ha sempre saputo guardare avanti, al futuro, e mai al passato, non pensando solo a consolidare la sua azienda, ma a costruire un territorio a cui ha voluto bene, dove è cresciuta e vissuta, e che, non sempre, le ha sempre riconosciuto il giusto e grandissimo merito”, aggiunge ancora il direttore WineNews, Alessandro Regoli.
Nel 2017, chiamata sul palco delle celebrazioni per i 50 anni del Consorzio del Brunello, insieme ad una altro nome importantissimo per il territorio, quello di Ezio Rivella, raccontando la storia da lei vissuta in prima persona, aveva detto: “la nostra idea era quella di portare avanti Montalcino com’era. Ed era la stessa alla base di quella cultura intellettuale e scientifica che alla fine dell’Ottocento accomunava le nostre famiglie borghesi in una “fucina” di ricerche e di sperimentazioni di nuove tecniche enologiche. Il Brunello - aveva detto Francesca Colombini Cinelli - è come il tweed: non siamo mai stati di moda, ma sempre un grande classico. Negli anni Sessanta, a Montalcino come in altre parti d’Italia, la fine della mezzadria aveva già cambiato tutto, ponendo le basi del fare impresa. Ancora oggi amiamo chiamarci fattorie: bellissimo. Ma siamo imprese vere e proprie. Di uguale, qui, è rimasto solo il vino con la sua storia molto lunga. La mia famiglia si è sempre occupata di agricoltura e di vino, e in quegli anni mio padre, illuminato, decise che dovevamo cambiare pelle. Fu un momento triste, ma ci rimboccammo le maniche, mentre molti contadini lasciavano le campagne perché non potevano comprare la terra. Fu l’intervento del Governo con i mutui per le proprietà agricole che permise ad alcuni di rimanere, facendo esplodere le piccole proprietà contadine. Ma molte furono vendute ed iniziarono ad arrivare imprenditori e idee da fuori, fenomeno che, incessante, continua ancora oggi. Ma un punto fermo in comune lo abbiamo sempre avuto: il Brunello, per cui c’erano da fare scelte coraggiose e dovevamo capire quali”. E di coraggio, Francesca Colombini Cinelli, ne ha avuto da vendere. Per lei parlano le sue opere, ed i suoi pensieri, come quelli regalati a WineNews, in questa intervista ancora del 2017 (ancora insieme ad Ezio Rivella, ndr), in cui ci disse, tra l’altro: “nessuno fa per sé, tutti facciamo per noi e per gli altri. Ogni tassello che un montalcinese bravo sa mettere non lo mette solo per sé, lo mette per tutti. Il Brunello è stato costruito come una casa, mattone dopo mattone. Io ci ho messo i miei pochi, come tutti, ma la nostra è una costruzione corale”.
Dalla redazione WineNews le più sentite condoglianze ai familiari e ai figli, Stefano e Donatella Cinelli Colombini. Le esequie si celebreranno a Montalcino il 31 dicembre alle ore 15:30 nel Santuario della Madonna del Soccorso. La tumulazione avverrà nella cappella di famiglia del Cimitero della Misericordia di Siena alle ore 11 del 2 gennaio 2023.

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