Tra i mille aspetti del vino, lavoro e passione sono senza dubbio due dei motori capaci di dare energia e forza creativa a tutto il settore. Da un lato, la viticoltura è stata capace, superando momenti drammatici (come lo scandalo dell’etanolo del 1986), di diventare opportunità di crescita, successo e, quindi, possibilità lavorative; dall’altro, dalla metà degli anni ’90, sono tantissimi gli imprenditori, i politici, i personaggi dello spettacolo che hanno fatto del vino una passione talmente grande, da soppiantare qualsiasi precedente amore. Sono i temi toccati al convegno “La politica del vino. Lavoro e passione”, di scena a Vinitaly, dal giornalista e conduttore Bruno Vespa, dal Ministro del Lavoro Giuliano Poletti, e dal Viceministro alle Politiche Agricole Andrea Olivero.
Il mondo del vino italiano, che oggi è capace di attirare l’attenzione di media e politica, non è però immune a criticità e problemi, specie sul fronte interno. “Come ministero - spiega Poletti - dobbiamo permettere alle imprese del mondo agricolo, e quindi del vino, di sfruttare al meglio il potenziale che hanno naturalmente: le aziende, infatti, non possono limitarsi a produrre, ma devono essere messe nella condizione di sfruttare al meglio le possibilità che si aprono negli altri settori, dal commercio al turismo, senza soffocarle con normative stringenti che, più che tutelare, impediscono la crescita e a volte persino la salvezza di molte realtà”. Un processo di semplificazione chiesto a gran voce dal mondo del vino, che riguarderà, più in generale, l’intero mondo del lavoro: “di sicuro, nella riforma del lavoro che stiamo portando avanti, c’è che dalla volontà di portare i limiti del lavoro temporale a 36 mesi non si prescinde, perché è un primo passo verso la stabilità: più a lungo un giovane resta in un’azienda, più possibilità ha di essere stabilizzato. Anche nel mondo del vino, che ha un potenziale clamoroso, anche in un momento di svolta come sarà questo 2014, tra i primi segni della ripresa e gli ultimi strascichi della crisi: dobbiamo essere bravi - conclude il ministro - a coltivare quei fili d’erba che stanno nascendo, partendo proprio dall’insegnamento della terra, il luogo dell’umiltà, da cui tirar fuori possibilità lavorative”.
Ma il vino, come detto, non è solo lavoro. Per tanti è una passione talmente forte da mettere tutto il resto in secondo piano. “Il vino, come la politica, può diventare una pericolosa malattia. È coinvolgente, parla di storia e cultura, appassiona la gente, fa superare le difficoltà e persino i drammi. L’emozione del vino - racconta Bruno Vespa - per me che ho appena iniziato, spesso supera quella della televisione: vedere la gente che assaggia i miei vini mi dà più soddisfazione dei dati Auditel. E questo, vi assicuro, vale per tante altre persone: non credo che D’Alema, oggi come oggi, si consideri ancora principalmente un politico, è totalmente assorbito dalla sua nuova passione, diventata, per l’appunto, malattia”. E dell’importanza del settore vinicolo, del resto, si sta finalmente rendendo conto anche il mondo della politica, tanti che a Vinitaly, dopo tre ministri, è atteso, per mercoledì, anche il Premier Matteo Renzi : “finalmente - spiega Vespa a WineNews - la politica si sta rendendo conto che il vino è un settore trainante per l’economia del Paese, con 5 miliardi di esportazioni ed un trend in crescita anche durante gli anni della crisi. E poi, si è capito che il vino fa parte delle nostre radici, in maniera talmente profonda da legarsi alla nostra terra ed alla nostra gente che ora, finalmente, gli rendiamo merito”.
“Il vino - spiega invece Olivero - è stato capace di rivoluzionare e dare respiro ad interi territori, risollevandoli da momenti di enorme difficoltà. Oggi, il vino è sinonimo d’eccellenza, è il miglior rappresentante dell’italianità, perché è un mondo: un Barolo, ad esempio, da solo riesce a parlare di stria, di cultura, di dinamiche sociali, storiche e lavorative”.
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