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TREND

Il vino tra gli investimenti più remunerativi nel portafoglio dei super ricchi

“The Wealth Report” by Knight Frank: redditività al +137% negli ultimi dieci anni. Inflazione e crisi climatica spingono la corsa ai fine wine
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Il vino negli investimenti dei super ricchi

Com’è stato il 2021 degli “Ultra-high-net-worth individual”, i super ricchi, coloro che possono contare su un patrimonio netto superiore ai 30 milioni di dollari? Un buon anno, tanto che il numero dei super ricchi è cresciuto del 10%, anche se la pandemia ha reso ancora più evidente l’aumento dei livelli di disuguaglianza, mentre la battaglia contro il cambiamento climatico è destinata a segnare un vero e proprio punto di svolta. A raccontare le strade percorse dagli investimenti, ed ancora di più a tratteggiare quelli che saranno i trend e le prospettive del 2022, è l’edizione n. 16 del “The Wealth Report” by Knight Frank, società leader sul mercato del real estate di lusso a livello mondiale. Tra le cui righe trova spazio anche il vino.

Prima di tutto, il vino è un bene - o un investimento - legato ad una passione, analizzato (come abbiamo raccontato qui) dal “Knight Frank Luxury Investment Index”, insieme ad altri beni da collezione come orologi, arte, monete, whisky rari, borse, automobili, gioielli e diamanti. La redditività media di questi beni, riassunta appunto dal “Knight Frank Luxury Investment Index”, che fa la media tra i diversi asset, è stata del +9% nel 2021 e del +123% negli ultimi 10 anni. Il vino, invece, ha fatto meglio: +16% nel 2021 e +137% , mentre il whisky fa ancora meglio, almeno sul lungo periodo: +428%.

A raccontare il 2021 degli investimenti enoici, Knight Frank ha sentito Miles Davis, manager “Wine Owners”, che ha sottolineato come “il mercato ha ottenuto buoni risultati nel 2021, con una crescita media dell’1% al mese. Particolarmente buone le performance di Champagne (+31%), specie grazie alla straordinaria annata 2008, e Borgogna (+25%), mentre Bordeaux (+10%) è leggermente indietro. Investimenti che arrivano soprattutto dall’Asia per i vini di Borgogna, e da Gran Bretagna e Stati Uniti per lo Champagne. C’è stata una nuova ondata di investimenti nel mercato del vino, alcuni dei quali guidati da fattori macroeconomici come le preoccupazioni per l’inflazione - con il vino visto come un investimento sicuro - ma anche da fattori più localizzati, come il calo dell’offerta causato dall’andamento meteorologico e dai problemi riscontrati lungo la catena di approvvigionamento. Fattori che si faranno sentire anche nel 2022, mentre un’altra dinamica interessante riguarda i tanti fine wine stappati tra le mura domestiche, una risposta alla pandemia destinata a restare abitudine per molti”, conclude Miles Davies.

Un altro aspetto, quando si parla di investimenti, riguarda quindi la compravendita di vigneti e aziende, appena sfiorata dall’edizione 2022 del “The Wealth Report” by Knight Frank, nel breve spazio curato da David Bourla, Chief Economist & Head of Research Knight Frank France, che ricorda come gli ottimi risultati dell’export di vino francese (7,3 milioni di ettolitri spediti nel primo semestre 2021, + 15% sullo stesso periodo del 2019) consolidano il valore dei vigneti, che rappresentano ancora un investimento capace di catalizzare le attenzioni di gruppi specializzati come Atream.

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