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FUTURO

In Australia la prima struttura di ricerca enologica al mondo dedicata ai vini No e Low Alcol

Ospitata dall’Università di Adelaide, sarà al servizio dell’industria enoica del Paese per costruire nuove opportunità commerciali
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Il centro di ricerca sui vini Low e No Alcol dell’Università di Adelaide

In Italia è un mercato che fatica a fare breccia, ma il trend dei vini sia a bassa gradazione alcolica che no alcol è una realtà. Nel 2020, infatti, i vini “NOLO” (acronimo di No e Low Alcol, ndr), a livello globale, valevano già 1,58 miliardi di dollari. Un’enorme opportunità economica, che i big del beverage stanno già sfruttando, mentre l’industria del vino, in virtù di dimensioni aziendali che spesso e volentieri non permettono investimenti in tal senso, è ancora generalmente indietro. All’aspetto economico c’è poi da aggiungere un altro elemento: la sovrapproduzione, ormai strutturale, che spinge produttori storici di vino come Spagna e Francia a ricorrere alla distillazione di crisi.

Un problema particolarmente sentito in Australia, dove il vino deve fare i conti anche con i dazi al 213% imposti dalla Cina, destinati a rimanere in vigore fino a marzo 2025. In questo senso, il mercato dei vini No e Low Alcol diventa un canale commerciale decisamente suggestivo, su cui ha deciso di puntare forte il Governo dell’Australia del Sud, che sostenuto, con un investimento di quasi 2 milioni di dollari, la prima struttura di ricerca enologica al mondo dedicata ai vini No e Low Alcol, che sarà ospitata dal Waite Campus dell’Università di Adelaide, dove passa il 70% della ricerca australiana sul vino. L’obiettivo, lavorando insieme allAustralian Wine Research Institute, è quello di mettere i produttori al centro del mercato dei vini “NOLO”, sia in Australia che nel resto del mondo.

A livello tecnologico, la struttura dispone delle attrezzature più moderne destinate alla rimozione dell’etanolo dal vino, ma in dimensioni adeguate alla ricerca. Si potranno, così, fare prove su campioni di 150 litri di vino, mentre le stesse attrezzature, su scala commerciale, hanno una portata minima di 10.000 litri. Il vino, una volta pronto, può essere imbottigliato ed etichettato, per essere usato come campione commerciale, o destinato a ricerche di mercato. Industria e ricerca, in questo modo, sosterranno costi relativamente bassi, assumendosi rischi decisamente inferiori rispetto a quelli che comporta normalmente la sperimentazione rivolta alla diversificazione. Che sia la chiave per conquistare i Millennial? Probabile, di certo è un settore ancora marginale, che in Australia, nel 2021, hanno mosso 51,6 milioni di dollari, ma con opportunità di fronte tutte da scoprire, tra stili di vita sempre più sani, specie tra i giovani, e intere aree geografiche in cui il consumo di vino, come di ogni altro alcolico, non è permesso.

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