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IN CALIFORNIA, SIMBOLO DELLA VITICOLTURA USA, C’È CHI PENSA DI APPLICARE LE LEGGI DEL SETTORE, CHE CONSENTONO LA PRODUZIONE PER USO DOMESTICO E LA VENDITA (TASSATA), ALLA MARIJUANA. COSÌ I PROMOTORI DEL “REGULATE MARIJUANA LIKE WINE ACT”

La notizia, c’è da scommetterci, farà discutere. Mentre in Europa e in Italia si lanciano nuovi allarmi sui danni dovuti, secondo alcuni, non solo all’abuso, ma anche al consumo “normale” di bevande alcoliche, vino incluso, al punto che alcune organizzazioni di consumatori, come Assoutenti, e istituzioni come l’Istituto Superiore di Sanità, vorrebbero vedere avvisi in etichetta come quelli sui pacchetti di sigarette, Oltreoceano si pensa ad un paragone alcol-fumo, ma in maniera diametralmente opposta. In California, stato-simbolo dell’enologia americana, c’è chi promuove il “Regulate Marijuana Like Wine Act”, ovvero, la volontà di regolare la produzione e il consumo personale di marijuana, già legalizzata da qualche tempo per scopi terapeutici (e per rinvigorire le finanze dello Stato). Con tanto di sito (www.regulatemarijuanalikewine.com), i promotori vorrebbero, in sostanza, che a livello fiscale e legislativo, si disciplinasse la coltivazione, produzione e vendita di cannabis, con gli standard dell’industria delle uve e del vino. Ovvero, in sintesi, tassare le persone fisiche per la produzione e la vendita di cannabis in base alle norme statali che sono applicate al vino, che consentono l’auto-produzione per il consumo personale e domestico e la vendita.

“Stiamo prendendo qualcosa che non è regolamentato e lo stiamo inserendo in un programma noto e messo in atto con successo dal “California alcohol beverage control board”, ha detto a californiawatch.org il co-autore del provvedimento Steve Kubby, che ha anche contribuito alla stesura e alla promozione della “Proposition 215”, la prima legge della California sull’uso medico della cannabis. “Sappiamo - ha aggiunto - che con il vino funziona benissimo”.

Ma, al di là del provvedimento in sé, il punto centrale è il paragone che si fa, per la prima volta in modo molto concreto, mettendo sullo stesso piano le bevande alcoliche e una droga tout court, che la si consideri leggera o meno, e nel caso specifico, in maniera non negativa. A differenza di quanto avvenuto fino ad oggi quando, soprattutto parlando di sballo giovanile, alcuni hanno considerato l’alcol, indistintamente che si parli di liquori o vino, alla stregua degli stupefacenti in senso negativo. Non sappiamo come finirà la vicenda californiana. Ma, di fatto, se una parte di popolazione accetta, nel bene o nel male, il paragone vino-droga, in uno Stato in cui il vino è anche un prodotto culturale, seppur recente, la cosa deve far riflettere.

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