Se c’è un Paese in cui il dibattito sull’utilizzo dei pesticidi in vigna, e tra colture convenzionali e colture biologiche, fin troppo spesso, diventa vero e proprio scontro, è la Francia, che solo qualche mese fa ha dovuto risolvere le grane legate al caso Giboulot, ed oggi si trova di fronte ad un altro bivio. O meglio, ad una scelta già presa, ed approvata dal Senato, su iniziativa del Ministro dell’Ambiente Segolène Royal, che darà alle singole amministrazioni comunali il potere di limitare l’irrorazione dei pesticidi in vigna, con restrizioni di orario e divieti legati alla vicinanza di tanti vigneti a case e scuole.
Il dibattito, in realtà, era nato qualche tempo fa, quando diversi bambini di una scuola di Villeneuve-de-Blaye, vicino Bordeaux, si ammalarono a causa di un sospetto avvelenamento da pesticidi, ecco perché, se la Camera confermerà l’impianto della nuova legge, i governi locali potranno indicare una distanza minima da centri abitati ed edifici pubblici, per poter utilizzare i pesticidi, che dovrebbe essere di 200 metri in linea d’aria. Un limite indicativo, che certamente rappresenterebbe una risposta forte a chi chiede maggiori tutele per la salute pubblica, ma, allo stesso tempo, è destinato a creare nuove polemiche, inevitabilmente.
“Siamo pienamente d’accordo - spiega a “Decanter” (www.decanter.com) Jeremy Ducourt, vice presidente dell’Unione dei produttori di Bordeaux e Bordeaux Superieur - che qualcosa debba essere fatto per garantire che l’irrorazione di pesticidi diventi più sicura per tutti, ma un limite di 200 metri coinvolgerebbe tra 15 il 20% del vigneto di Bordeaux, una percentuale che non si discosta nel resto della Francia”.
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