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“IN RUSSIA C’E’ IL RISCHIO NUOVO PROTEZIONISMO”: FEDERVINI, ISTITUTO DEL VINO ITALIANO “GRANDI MARCHI” E ISTITUTO PER IL COMMERCIO CON L’ESTERO (ICE) CHIEDONO MAGGIORE ATTENZIONE AL GOVERNO RUSSO

“Mosca vuole cambiare in corsa le regole del trade enologico: si rischia un nuovo protezionismo proprio nel mercato di sbocco più dinamico al mondo”. Così, oggi, da Mosca, Lamberto Vallarino Gancia, presidente di Federvini e Ceev (Comité européen des entreprises vins) e Giancarlo Voglino, coordinatore dell’Istituto del vino italiano ‘Grandi Marchi’, organizzazione che riunisce le 17 aziende-icona del vino italiano nel mondo.

“Chiediamo attenzione al Governo Russo - hanno detto i due players del vino italiano nella manifestazione “Solo italiano”, organizzata dalla Iem-International Exhibition Management - e soprattutto criteri uniformi a quelli internazionali all'insegna di una maggiore liberalizzazione. Il drastico cambio delle regole, attualmente in discussione alla Duma, potrebbe ridurre un mercato che solo nel 2010 in Italia è cresciuto del 60%, per un valore che ha ormai superato i 100 milioni di euro annui”.

Sul tavolo gli elementi critici che rischiano di far saltare l’import di vino in Russia a tutto vantaggio di birra e vodka: scadenze delle licenze degli importatori, revisione della regolamentazione delle etichette e scarsa tutela delle denominazioni di origine, sono - secondo l’analisi emersa oggi - elementi che, se approvati, incideranno negativamente e in modo determinante sulle correnti commerciali, facendo da barriera alle importazioni.

Il cambio delle regole commerciali è definito “integrale”, per questo all’appuntamento che ha visto presenti anche il direttore dell’Istituto per il Commercio con l’Estero (Ice), Roberto Pelo, esponenti ministeriali russi e dell’Agenzia federale regolamentazione alcolici, si è chiesto attenzione al Governo russo, oltre alla possibilità di concertare strategie e proposte all’insegna di una maggiore liberalizzazione delle importazioni di vino dall’Europa e dall’Italia.

Il vino in Russia rappresenta solo il 7% dei consumi di bevande alcoliche (75% la vodka e 18% la birra), contro i 54 dell'Italia, e la produzione interna riesce a coprire appena il 40-45% della domanda (9 milioni di ettolitri): gli spazi di crescita sono quindi enormi, rendendo necessario un massiccio e crescente ricorso alle importazioni. Specie nel settore dei “premium wines”, dove l’Italia è il secondo esportatore dopo la Francia, con 30 milioni di potenziali clienti. Anche i primi mesi del 2011, confermano la crescita record dell'export di vini italiani, con 15 milioni di euro per gennaio e febbraio. L’Italia è fortissima negli spumanti dove rappresenta la metà dei volumi spediti in Russia (primo Paese per volumi e quarto per valore per il nostro export, con +104% nel 2010), mentre è molto indietro sul vino fermo, con alcuni Paesi come la Germania, che esportano più dell’Italia. La Russia è il nostro primo mercato per il vermouth, con 301.000 ettolitri nel 2010 (+4,8%); bene anche acquaviti e liquori, con 2 milioni di euro nel 2010, un dato più che raddoppiato sull’anno precedente.

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