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IN UN’INTERROGAZIONE A BRUXELLES EURODEPUTATI GUIDATI DA PAOLO DE CASTRO (PRESIDENTE COMMISSIONE UE AGRICOLTURA) CHIEDONO “LUMI” SULL’AUMENTO DEI DAZI PER IL VINO ITALIANO IN RUSSIA. “IMMEDIATA CHIAREZZA” ANCHE DA CONFAGRICOLTURA, FEDAGRI E CIA

In un’interrogazione alla Commissione Ue in difesa del vino italiano, gli eurodeputati del gruppo S&D, dei socialisti e democratici, Paolo De Castro, presidente della Commissione Agricoltura del Parlamento Ue, Mario Pirillo e Gianluca Susta, hanno chiesto ieri “se, come appreso da fonti giornalistiche, corrisponde al vero la notizia che il governo russo ha introdotto, con un preavviso minimo, un aumento dell’imposizione fiscale per i vini europei in entrata nel mercato russo” (Winenews è stato il primo a darne notizia, nei giorni scorsi, sollevando l’attenzione). Nell’interrogazione si chiede inoltre “se sia vero che la misura adottata dal governo russo sia palesemente discriminatoria nei confronti dei vini italiani, che sarebbero soggetti ad un importo del valore minimo di 2,12 euro al litro contro gli 1,22 euro applicati ai vini provenienti da Francia e Spagna”. Per tutelare la parità di trattamento, i firmatari chiedono infine alla Commissione “quali azioni intenda intraprendere per garantire il ripristino di pari condizioni alle esportazioni di vino italiano in Russia rispetto ai vini di altri Paesi”.

Intanto, “immediata chiarezza” sull’aumento della tassazione per i vini italiani imposta dal governo russo, la chiede al Ministro delle Politiche Agricole Saverio Romano Confagricoltura, ricordando come la nuova imposizione fiscale per le bottiglie italiane, entrata in vigore ieri, sia più del doppio di quella prevista per i prodotti francesi e spagnoli. Alla stessa richiesta, si unisce anche Fedagri-Confcooperative, Legacoop Agroalimentare, Agci Agrital, che individua la medesima criticità. “Le nuove regole - sostiene Confagricoltura - oltre ad essere un aggravio insostenibile per le nostre imprese, comportano un incremento del prezzo finale dei vini per il consumatore russo di circa il 30%, contro il 12% di quelli francesi e spagnoli, con conseguenze di mercato facilmente immaginabili”. Per il mondo cooperativo si tratta di “una decisione arbitraria e ingiustificata, che di certo farà perdere ai nostri vini importanti quote di mercato in un Paese in cui le nostre etichette sono leader assolute, con un import che ha raggiunto l’80% ed un trend ancora in decisa crescita”. . E le associazioni cooperative, ribadendo la loro “preoccupazione”, invitano i Ministri delle Politiche Agricole e degli Affari esteri ad intervenire “affinchè il problema venga risolto al più presto”.

In base alla nuova diposizione il livello di custom profile fissato per i vini italiani è pari a 3 dollari per litro: ciò si traduce in 1,60 euro per le bottiglie da 0,75 litri e 2,12 euro per quella da 1 litro. Cifre superiori a quelle predisposte per i vini francesi e spagnoli (1,22 euro al litro e 0,80 euro per la bottiglia da 0,75 litri). L’export del vino italiano in Russia, secondo dati di Confagricoltura, sarebbe cresciuto del 91% in valore e del 41% in volume dallo scorso anno (periodo riferimento gennaio-marzo). “E’ evidente che con questo provvedimento - sottolinea Maurizio Gardini, presidente Fedagri Confcooperative - i nostri vini subiranno un aumento dell’imposizione fiscale che determinerà un incremento pari al 30% dei prezzi al consumo. Facile immaginare le risultanze negative su distribuzione, importazione e vendita, oltre che sulla concorrenza con i maggiori importatori europei”.

Anche per la Cia-Confederazione italiana agricoltori si tratta di “una decisione discutibile e ingiustificata che farà perdere ai nostri vini importanti quote di mercato in Russia dove le nostre etichette sono leader assolute e porterà ad incrementi dei prezzi. E’ evidente che con un tale provvedimento i nostri vini subiranno un incremento del 30% dei prezzi al consumo, con ripercussioni negative su import, distribuzione e vendita delle bottiglie made in Italy, senza contare il meccanismo di concorrenza sleale con i nostri maggiori competitor europei, Francia e Spagna, che risultano favoriti dal momento che non sono sottoposti alle stesse imposizioni”. La Cia dice che questa misura rende vani gli impegni di promozione previsti dall’Ocm vini e sottolinea la preoccupazione dei produttori italiani. “Ecco perché chiediamo ai Ministri delle Politiche Agricole e a quello degli Affari esteri di attivarsi urgentemente presso tutte le autorità competenti, affinché il problema trovi la giusta soluzione”.

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