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INCHIESTA WINENEWS - PARTE BENE IL 2013 DEL VINO ITALIANO: PER IL 51% DELLE CANTINE VENDITE SU DEL 6% E IL 78% DICHIARA “SENTIMENT” ABBASTANZA POSITIVO. LO DICE LA “TRIMESTRALE DI CASSA” DI 25 AZIENDE TRA LE PIÙ IMPORTANTI D’ITALIA

Italia
Parte bene il 2013 delle cantine italiane

Un “primo trimestre” 2013 positivo per 25 tra le realtà enologiche più importanti d’Italia per storia, immagine e per volume d’affari (complessivamente 1,5 miliardi di euro, il 15% del fatturato complessivo del vino italiano), sondate da WineNews: per il 51% delle cantine vendite su del 6%, con il 78% che dichiara un “sentiment” abbastanza positivo anche per il resto dell’anno.
L’analisi di WineNews, che conferma le tendenze generali rilevate nel bilancio finale 2012 delle aziende vitivinicole italiane più importanti, e che sarà tra i temi di Vinitaly - la rassegna internazionale di riferimento del settore, di scena a Verona dal 7 al 10 aprile (www.vinitaly.com) - mette in luce ancora una volta che l’arma in più degli imprenditori del vino tricolore è e resta saldamente l’export che continua a segnare pesantemente anche i primi tre mesi del 2013: il 65% del campione mette a bilancio una crescita delle vendite oltre confine, mediamente del 10%. Il 22% delle aziende sondate dichiara una stabilità negli scambi commerciali con l’estero, mentre solo il 13% accusa una battuta d’arresto, che, in generale, è quantificabile in un -4% sul 2012.
Se la “trimestrale di cassa”, nel suo complesso, vede le vendite in crescita per il 51% delle cantine sondate con un incremento del 6% sui risultati dello stesso periodo del 2012, resta però evidente che il peso della crisi si faccia comunque sentire anche su un comparto in generale più in salute di altri. Infatti, si stabilizzano i risultati per il 21% del campione e il 26% segnala però un risultato negativo sul 2012, in media con una flessione del 5% sulle vendite. Un dato che, benché non sia pesante in assoluto, segnala, evidentemente, un certo affaticamento delle vendite, la cui causa principale risiede nel rallentamento del mercato interno. Qui, i numeri sono un po’ più critici: solo il 22% delle aziende dichiara un incremento degli affari, in media con una crescita del 9%, ben il 30% indica una equivalenza con in risultati dell’anno scorso e, purtroppo, il 48% del campione segnala un decremento delle vendite interne in media del 6% sul 2012. Tuttavia, il mercato italiano, con tutte le sue debolezze, in termini soprattutto di consumi in discesa (siamo ormai a 37 litri pro capite, erano 55 nel 1997), resta uno sbocco commerciale importante non solo in termini di numeri (sono 20 milioni gli ettolitri che restano comunque in Italia) ma anche per il suo ruolo di “specchio”, proprio quando l’obbiettivo strategico principale sono i mercati internazionali: è il mercato domestico a garantire la visibilità dell’immagine aziendale, che poi viene spesa sulle piazze internazionali.
Il 2012 si è chiuso con un più che confortante segno positivo sul fronte dell’export e l’Italia si posiziona al vertice dei paesi esportatori in volume con oltre 21 milioni di ettolitri, nonostante il 2012 sia stato un anno “povero” in termini quantitativi, visti i risultati della vendemmia e una esplicita e sovvenzionata riduzione del potenziale produttivo. Valore dell’export ancora scintillante, che raggiungendo i 4,7 miliardi di euro stabilisce un nuovo record per le etichette del Bel Paese oltre confine, capace di mettere l’Italia subito dietro la Francia. Risultati lusinghieri che però non devono far dimenticare che l’Italia non possiede una adeguata incisività in alcuni mercati emergenti come Cina e Hong Kong, dove i francesi spuntano risultati 10 volte superiori ai nostri. Di fatto, i mercati chiave per i vini tricolore sono ancora gli Usa (che assorbe 1 miliardo di euro di vino) e la Germania (che vale 950 milioni): il primo in realtà un mercato con prospettive di crescita molto buone, il secondo più maturo e più influenzato dalla crisi che sta investendo l’Europa e dove il rigore imposto dal risanamento dei bilanci degli stati Ue potrebbe avere un effetto depressivo sui consumi dell’eurozona. Ed ecco allora il campione indicare come luoghi dove si investe di più in promozione e rafforzamento della rete commerciale e dove si configurano strategie e tattiche per restare ai vertici delle vendite internazionali il Nord America (60%), l’Asia (39%), l’Europa (34%), l’Italia (21%) e il Sud America (8%), con qualche interessante suggestione offerta per la costruzione di un mercato del vino addirittura in Africa.

Gli imprenditori del vino italiano sondati da WineNews, che per il 78% hanno un “sentiment” abbastanza positivo per il 2013, seguito da un 14% che vede un anno negativo, un 4% che considera l’annata in prospettiva positiva e un altro 4% molto positiva, dimostrano di non perdere il contatto con la realtà: il presente, e soprattutto il futuro, rimangono incerti, e, nonostante i risultati del 2012 siano positivi come quelli di inizio 2013, diventa inevitabile non confrontarsi con alcune possibili problematiche. Le leggiamo in una sorta di “classifica” delle preoccupazioni più impellenti per gli imprenditori del vino tricolore, che vede: al primo posto le incognite economiche (34%), quelle politiche (34%), il peggioramento della crisi in atto (27%), la debolezza dei consumi (26%), l’incertezza sul futuro (21%), l’aumento dei costi di produzione (8%), la perdita di competitività (4%) e i problemi valutari (4%).

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