Nelle indagini riportate in queste ore dai media siciliani, le indagini della Dda di Palermo avrebbero svelato, tra le altre cose, azioni secondo cui il clan mafioso di Camporeale avrebbe continuato ad operare anche dall’interno del carcere. E, come riporta, tra gli altri, il quotidiano “Avvenire” (19 febbraio), tra le molte altre cose, avrebbe riscontrato come tra alcuni dipendenti stagionali della cantina Rapitalà, che fa parte del Gruppo Italiano Vini (Giv), ci fossero persone “vicine per legami di parentela alla famiglia mafiosa di Camporeale”, al punto di definire l’azienda “asservita al clan” retto da Antonio Scardino. Questione che l’azienda respinge con fermezza: “in relazione all’operazione giudiziaria che ha portato all’esecuzione di misure cautelari nel comprensorio di Camporeale, Tenuta Rapitalà afferma la propria estraneità a contesti mafiosi e dichiara di essere a disposizione di investigatori e inquirenti per ogni accertamento opportuno e necessario”, afferma Laurent Bernard De La Gatinais, presidente e Ad Tenute Rapitalà.
Copyright © 2000/2025
Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit
Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2025